SMB Strategic Markets Bulletin
Il briefing settimanale sui mercati, con un focus strategico.
Il quadro macroeconomico USA della settimana del 23 giugno 2025 in sintesi
Economia in equilibrio instabile: resilienza selettiva e inflazione ostinata frenano la Fed
La settimana appena conclusa ha offerto un quadro macroeconomico americano contraddittorio, riflettendo un’economia che fatica a trovare direzione chiara tra segnali di rallentamento e tenuta selettiva.
Lunedì, le vendite di case esistenti hanno sorpreso al rialzo, attestandosi a 4.03 milioni di unità su base annualizzata (consensus: 3.96 milioni).
Sebbene il dato confermi una lieve ripresa della domanda, il mercato residenziale secondario rimane strutturalmente debole, ancora frenato da tassi ipotecari elevati e offerta insufficiente.
Martedì e mercoledì, il presidente Jerome Powell, nella doppia testimonianza al Congresso, ha ribadito il tono cauto della Federal Reserve: nessuna fretta nel tagliare i tassi, inflazione ancora “troppo elevata” e attenzione all’impatto dei dazi sulle dinamiche di prezzo.
La Fed resta in modalità di attesa, sottolineando l’incertezza e la necessità di nuovi dati.
Giovedì, due dati chiave hanno fornito un’istantanea disomogenea:
- gli ordinativi di beni durevoli sono volati al +16.4%, spinti dagli ordini aeronautici (+230% sugli aerei commerciali). Anche il dato core (esclusi difesa e trasporti) ha mostrato +0.5%, segnalando buona tenuta della domanda industriale.
- Al contrario, il PIL Q1 è stato rivisto in negativo a -0.5% annualizzato, con consumi in frenata e importazioni in crescita. Si tratta del primo trimestre negativo da oltre un anno.
Venerdì, infine, il report su redditi, spese e inflazione PCE ha aggiunto nuovi elementi al puzzle:
- Redditi personali: -0.4%, primo calo dal 2021.
- Spese personali: -0.1%, con beni durevoli sotto pressione.
- Inflazione core PCE YoY: +2.7%, leggermente in accelerazione.
Il messaggio che emerge è duplice: la domanda interna rallenta, ma l’inflazione core fatica a scendere.
Un mix che lascia la Fed bloccata tra prudenza e pressione politica, con i mercati che ora scontano un possibile primo taglio dei tassi solo tra settembre e novembre, salvo sorprese.
In merito alle fonti consultate per la redazione del quadro macro settimanale
Il calendario dei dati macro-economici della settimana è tratto dal sito Trading Economics, nel quale è possibile filtrare i dati per importanza e per periodo temporale.
Qui si riportano soltanto i dati a maggiore impatto sui mercati, ma ogni giorno ci sono variabili macro economiche che entrano in gioco sui mercati.
Se desiderate avere un quadro più completo dei dati rilasciati ogni giorno, visitate il sito citato poco sopra.
Per approfondimenti in merito ai commenti ai vari dati qui pubblicati, invece, si rimanda alle fonti indicate sotto ad ogni sezione dell’articolo.
Una analisi puntuale dei principali indicatori macro-economici della settimana scorsa
Lunedì 23 giugno
Vendite di case esistenti USA: sorpresa positiva, ma quadro ancora fragile
Le vendite di case esistenti negli Stati Uniti, comunicate lunedì per il mese di maggio, hanno sorpreso positivamente, attestandosi a 4.03 milioni di unità annualizzate, sopra il consensus di 3.96 milioni e ben oltre la previsione più prudente di 3.9 milioni.
Il dato è anche in lieve crescita rispetto ai 4.00 milioni rilevati ad aprile.
Questo piccolo rimbalzo offre una boccata d’ossigeno a un mercato immobiliare residenziale secondario che resta comunque in fase di rallentamento.
Il livello assoluto delle vendite rimane infatti tra i più bassi degli ultimi dieci anni, frenato da tassi ipotecari ancora sopra il 6.7% e da un’offerta limitata sul mercato.
Il miglioramento di maggio sembra riflettere una timida ripresa della fiducia, favorita da:
- una stabilizzazione dei tassi sui mutui, che hanno smesso temporaneamente di salire;
- una leggera flessione dei prezzi in alcune aree metropolitane, che ha riportato parte della domanda in gioco;
- e un clima più favorevole che ha supportato l’attività sul campo.
Tuttavia, il mercato resta condizionato da forti vincoli strutturali.
L’offerta di abitazioni resta bassa, anche perché molti proprietari preferiscono non vendere per non perdere il tasso fisso basso ottenuto negli anni passati.
Inoltre, la pressione sul reddito reale continua a rendere difficile l’accesso alla prima casa, soprattutto per i giovani acquirenti.
In sintesi, il dato di maggio è meglio delle attese, ma non segna un vero punto di svolta.
Il mercato delle case esistenti resta debole, anche se il minimo potrebbe essere alle spalle.
Per la Federal Reserve, si tratta di un altro segnale misto: da solo non cambia l’orientamento di politica monetaria, ma contribuisce al quadro di moderata resilienza che i mercati stanno cercando di decifrare.
Martedì 24 e mercoledì 25 giugno
Jerome Powell al Congresso: toni cauti, nessuna fretta sul taglio dei tassi
Nel corso della doppia testimonianza al Congresso — martedì 24 alla Camera e mercoledì 25 giugno al Senato — il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha ribadito la posizione prudente dell’istituto centrale in merito alla politica monetaria.
Il messaggio chiave è stato chiaro: “non siamo ancora pronti a tagliare i tassi”, ma la Fed rimane vigile e pronta ad agire se il quadro macro lo giustificherà.
Powell ha sottolineato come l’inflazione rimanga al di sopra dell’obiettivo, pur mostrando segnali di moderazione, e che è necessario accumulare ulteriori evidenze prima di procedere a eventuali riduzioni del costo del denaro.
Il range dei tassi resta quindi confermato tra 4.25% e 4.50%.
Un punto centrale delle due audizioni ha riguardato l’impatto dei nuovi dazi commerciali, recentemente introdotti su una vasta gamma di beni provenienti dalla Cina e da altri partner.
Secondo Powell, se queste tariffe dovessero rivelarsi temporanee e limitate, l’effetto inflattivo sarebbe contenuto.
Tuttavia, un aumento più esteso o prolungato potrebbe influenzare in modo persistente il livello dei prezzi, complicando ulteriormente il percorso di disinflazione.
Non sono mancati momenti di tensione con alcuni esponenti del Congresso, in particolare con membri del Partito Repubblicano, che hanno accusato Powell di opposizione ideologica ai dazi.
Il presidente della Fed ha risposto con fermezza, riaffermando il principio di indipendenza dell’istituzione da pressioni politiche o influenze esterne.
Infine, Powell ha difeso la scelta di non fornire una tempistica precisa per eventuali tagli futuri, dichiarando che “agire troppo presto potrebbe essere più dannoso che rimanere fermi per qualche mese in più”.
In sintesi, le testimonianze di Powell hanno confermato un orientamento di attesa e di monitoraggio attento dei dati macroeconomici, con un occhio particolare all’impatto delle politiche commerciali sull’inflazione e sulla crescita.
Giovedì 26 giugno
Ordinativi beni durevoli e PIL Q1: segnali contrastanti per la Fed
Gli ordinativi di beni durevoli per maggio hanno registrato un rialzo straordinario del 16.4% su base mensile, sorpassando ampiamente le attese (+8.5 %), grazie soprattutto a un’impennata del 48.3 % nei settori trasporto e aeronautico (gli ordini di aerei commerciali sono aumentati del 230.8 %).
Escludendo difesa e trasporti, la crescita è risultata comunque solida (+0,5 %), segnalando una domanda ancora robusta da parte delle imprese.
Al contrario, la terza stima del PIL del primo trimestre ha rivisto la performance in negativo: il PIL reale è sceso a -0.5 % (in annualizzazione), rispetto al precedente -0.2 %.
Si tratta del primo trimestre negativo da tempo, con la contrazione attribuita a un calo dei consumi e all’espansione delle importazioni legata agli acquisti anticipati di beni prima dell’entrata in vigore dei dazi.
Cosa significano per i mercati e la Fed:
- da un lato, il forte rimbalzo negli ordinativi di beni durevoli riflette una dinamica industriale sorprendentemente vigorosa e suggerisce una continuità nella spesa aziendale nonostante l’incertezza commerciale.
- dall’altro, il calo del PIL indica una congiuntura economica debole, spinta verso il basso dalle scorte accumulate e dal rallentamento dei consumi.
- per la Federal Reserve, emerge un quadro duale: un’economia che mostra segni di sofferenza aggregata, ma con un motore industriale ancora acceso. Questi dati potrebbero consolidare la scelta di un approccio attendista, mantenendo i tassi tra 4,25 % e 4,50 % in attesa di ulteriori conferme.
In sintesi, il mix di dati forti su investimenti industriali e PIL in contrazione rinforza la narrativa di una Fed che rimane cauta e pronto ad agire, ma solo in presenza di segnali più chiari e duraturi.
Venerdì 27 giugno
Redditi, spese personali e core PCE: il quadro mensile
• Redditi personali (maggio): il dato ha evidenziato un calo inaspettato dello 0.4 %, il primo segno negativo dal settembre 2021. La flessione è principalmente dovuta a minori pagamenti per Social Security e a un calo nel reddito delle aziende agricole, nonostante una crescita moderata delle retribuzioni.
• Spese personali (PCE mensile): i consumi sono diminuiti dello 0.1 %, una sorpresa al ribasso dopo il +0.2 % di aprile. La riduzione è stata più accentuata nei beni durevoli (‑0.8 %), mentre i servizi hanno continuato a crescere soltanto dello 0.1 %, su livelli deboli.
• Inflazione core PCE (annuo): il dato annuale si è attestato al 2.7 %, superiore al 2.6 % di aprile, mentre la dinamica mensile è stata del +0.2 %. L’inflazione headline è salita allo 2.3 %, in linea con il mese precedente.
Il quadro mensile appare contrastato e richiede lettura accurata:
- il calo dei redditi e delle spese personali segnala un rallentamento dei consumi, in parte dovuto alla normalizzazione della spesa pre‑dazi;
- tuttavia, l’inflazione core continua a mostrare una leggera accelerazione, restando sopra il target Fed del 2 %, segnalando che la pressione sui prezzi resta viva.
Per la Federal Reserve, questo mix implica una valutazione complessa: da un lato, la componente di domanda sembra raffreddarsi, dall’altro l’inflazione sottostante resiste. Il risultato? Una Fed ancora cauta, che probabilmente ritarderà i tagli, in attesa che i dati evidenzino un rallentamento più netto dell’inflazione.
Fonti consultate:
Reuters
Bureau of Economic Analysis
Reuters
Investors.com
Investopedia
Wall Street Journal
Il punto sui mercati e sulla volatilità implicita
La scorsa settimana ha confermato appieno le attese stagionali: i listini hanno registrato un progresso generalizzato accompagnato da una contrazione della volatilità, coerente con la tradizionale finestra statisticamente favorevole di inizio estate.
Storicamente, questa fase positiva tende a protrarsi fino a metà luglio, lasciando poi spazio a un contesto meno dinamico, caratterizzato da movimenti laterali o lievemente ribassisti fino alla prima settimana di ottobre.
In assenza di eventi esogeni significativi, permane dunque uno scenario costruttivo per eventuali operazioni long nelle prossime settimane.
VIX
Nel breve periodo non si esclude qualche rimbalzo tecnico della volatilità, ma fino a quando non emergeranno pattern strutturali di inversione, il quadro rimane favorevole a strategie di sfruttamento del clima di bassa volatilità.
S&P
I segnali tecnici di breve periodo sul principale benchmark statunitense hanno evidenziato un rinnovato rafforzamento, sostenuto dalla stagionalità positiva che continuerà a offrire supporto al sentiment fino a metà luglio.
La finestra stagionale aperta in queste settimane rappresenta un’opportunità storicamente rilevante per posizionamenti rialzisti.
Si raccomanda tuttavia un approccio graduale e la consueta gestione del rischio, in vista di un fisiologico rallentamento estivo a partire dalla seconda metà di luglio.
Calendario macroeconomico USA di questa settimana
Lunedì 30 giugno
Non ci sono dati rilevanti in programma per oggi.
Martedì 1 luglio
Indice PMI manifatturiero di ISM – Mese di giugno
Martedì 1 luglio sarà pubblicato l’ISM Manufacturing PMI relativo al mese di giugno, uno degli indicatori più osservati per valutare la salute del settore manifatturiero negli Stati Uniti.
Si tratta di un’indagine condotta mensilmente tra i responsabili degli acquisti delle principali aziende manifatturiere, e riflette l’andamento di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte.
Il valore di riferimento è la soglia dei 50 punti: sopra indica espansione, sotto contrazione.
Il dato precedente, relativo a maggio, si era attestato a 48.5, segnalando quindi una fase di debolezza che prosegue ormai da diversi mesi.
Per giugno, gli analisti si aspettano un leggero miglioramento.
Il consensus raccolto da Bloomberg si posiziona intorno a 48.8, mentre alcune previsioni più ottimistiche indicano un possibile rimbalzo fino a 49.2.
In ogni caso, si tratterebbe di un’ulteriore lettura sotto soglia 50, quindi ancora in territorio recessivo, seppure con segnali di stabilizzazione.
Il focus del mercato sarà soprattutto sulle componenti dell’indice.
In particolare, i nuovi ordini saranno analizzati con attenzione per valutare se la domanda industriale stia realmente riprendendo quota, mentre la voce “prezzi pagati” potrà offrire spunti utili sull’evoluzione delle pressioni inflattive a monte della filiera.
Nel complesso, il dato ISM arriva in un momento delicato, in cui la Federal Reserve si mostra cauta ma ancora incerta sulla tempistica di eventuali tagli dei tassi.
Una lettura sotto le attese rafforzerebbe la narrativa di un’economia in rallentamento e potrebbe sostenere le aspettative di un primo taglio già entro l’autunno.
Al contrario, un dato migliore del previsto – pur senza superare i 50 punti – potrebbe essere letto come un segnale di resilienza del comparto produttivo, spingendo la Fed a mantenere un approccio più attendista.
Offerte di lavoro di JOLTs – Mese di maggio
Sempre martedì 1 luglio, alle 16:00 ora italiana, sarà pubblicato il dato JOLTs – Job Openings and Labor Turnover Survey, relativo al mese di maggio.
Si tratta di un indicatore chiave per monitorare l’equilibrio tra domanda e offerta di lavoro negli Stati Uniti, con particolare attenzione al numero totale di posizioni lavorative aperte, escluse quelle del settore agricolo.
Nel mese di aprile, il dato si era attestato a 7.391 milioni di offerte, evidenziando una graduale normalizzazione del mercato del lavoro rispetto ai picchi post-pandemici, ma ancora su livelli storicamente elevati.
Per maggio, il consensus degli analisti si posiziona a 7.3 milioni, con previsioni che spaziano fino a 7.1 milioni, segnalando una possibile prosecuzione del raffreddamento nella domanda di manodopera.
Questo dato è particolarmente osservato dalla Federal Reserve, poiché rappresenta una misura indiretta delle pressioni sui salari: meno posizioni aperte possono significare meno tensioni salariali, e quindi un minore rischio di inflazione da domanda.
Tuttavia, il mercato del lavoro statunitense continua a mostrare segnali misti.
Da un lato, la domanda di lavoro si sta gradualmente riequilibrando; dall’altro, il tasso di partecipazione rimane contenuto e molti settori (come sanità, hospitality e tecnologia) segnalano ancora difficoltà nel reperire personale qualificato.
Un dato in linea con il consensus confermerebbe il trend di raffreddamento graduale, coerente con lo scenario di una crescita più moderata.
Al contrario, una sorpresa al ribasso potrebbe rafforzare le attese di un prossimo intervento della Fed sui tassi.
Un dato superiore alle attese, invece, riaccenderebbe i timori su una domanda di lavoro ancora troppo forte rispetto all’attuale contesto macro.
Mercoledì 2 luglio
Non ci sono dati rilevanti in programma per oggi.
Giovedì 3 luglio
Stipendi escluso settore agricolo – Mese di giugno
Giovedì 3 luglio 2025, alle 14:30 ora italiana, sarà pubblicato il dato relativo agli stipendi nel settore privato non agricolo (Nonfarm Private Payrolls), parte integrante del più ampio rapporto sull’occupazione mensile.
Anche se spesso meno seguito del dato ufficiale del Bureau of Labor Statistics atteso per il giorno successivo, questo dato fornisce un’anteprima preziosa sulla dinamica del mercato del lavoro USA.
Nel mese precedente (giugno), gli stipendi privati erano cresciuti di 139000 unità, un dato che aveva deluso le attese e contribuito ad alimentare l’idea di un graduale rallentamento nella creazione di posti di lavoro.
Per il mese di luglio, il consensus degli analisti è fissato a 110000, con previsioni più conservative intorno alle 100000 unità.
Un’eventuale conferma di questo rallentamento rafforzerebbe la tesi di una fase matura del ciclo occupazionale, in cui le imprese rallentano le assunzioni a fronte di margini sotto pressione, incertezza economica e costi salariali elevati.
D’altra parte, un dato superiore alle attese potrebbe invece segnalare una resilienza più marcata del previsto, alimentando dubbi sulla sostenibilità della disinflazione, soprattutto in presenza di pressioni salariali persistenti.
Il dato sarà letto con attenzione anche alla luce delle recenti dichiarazioni della Federal Reserve, che ha ribadito l’importanza di monitorare l’evoluzione del mercato del lavoro per valutare la traiettoria futura dei tassi d’interesse.
Tasso di disoccupazione – Mese di giugno
Sempre giovedì 3 luglio 2025, alle 14:30 italiane, sarà pubblicato il dato sul tasso di disoccupazione USA per il mese di giugno.
Si tratta di uno degli indicatori macroeconomici più attesi dai mercati, in quanto fornisce una misura sintetica, ma estremamente influente, dello stato di salute del mercato del lavoro statunitense.
Il tasso di disoccupazione rilevato a maggio si era attestato al 4.2%, segnando un lieve aumento rispetto ai mesi precedenti.
Per il mese di giugno, gli analisti si attendono un ulteriore incremento marginale al 4.3%, anche se alcune stime previsionali rimangono ferme al 4.2%, suggerendo un quadro ancora incerto.
Un valore in linea con il consensus confermerebbe l’ipotesi di un raffreddamento graduale, ma ordinato, dell’occupazione, coerente con una fase di rallentamento ciclico dell’economia.
Al contrario, una sorpresa al rialzo (ad esempio un tasso al 4.4% o superiore) potrebbe rafforzare la narrativa di un deterioramento più rapido del mercato del lavoro, aumentando la pressione sulla Federal Reserve affinché consideri una politica monetaria più accomodante già nei prossimi mesi.
D’altro canto, un tasso stabile o in calo rispetto al mese precedente, se accompagnato da una crescita dei salari e da un mercato del lavoro ancora teso, potrebbe allontanare ulteriormente le prospettive di un taglio dei tassi, alimentando nuove tensioni soprattutto sul comparto obbligazionario.
Il dato sarà particolarmente rilevante anche in relazione agli stipendi non agricoli (nonfarm payrolls) e al tasso di partecipazione alla forza lavoro, per una valutazione più completa delle dinamiche occupazionali.
ISM servizi PMI – Mese di giugno
Sempre giovedì 3 luglio 2025, alle 16:00 italiane, sarà pubblicato l’indice ISM PMI servizi relativo al mese di giugno, un termometro chiave per valutare la salute del settore terziario, che rappresenta oltre il 70% dell’economia statunitense.
Nel mese precedente, l’indice si era attestato a 49.9, scivolando al di sotto della soglia di espansione (50), per la prima volta da dicembre 2022.
Per giugno, il consensus degli analisti è posizionato a 50.5, con previsioni che oscillano tra 49.7 e 51, indicando una certa incertezza sull’evoluzione dell’attività nel comparto servizi.
Il superamento della soglia dei 50 punti suggerirebbe una ripresa dell’espansione nel settore, alimentando l’idea che la recente debolezza possa essere stata transitoria, legata a fattori stagionali o a un momentaneo raffreddamento della domanda.
Viceversa, una conferma sotto quota 50, soprattutto se accompagnata da segnali di deterioramento nei sottoindici occupazione, ordini e prezzi pagati, potrebbe accentuare le preoccupazioni circa un rallentamento più strutturale della crescita, in linea con i segnali arrivati dal real estate e dai consumi.
Il dato sarà letto in combinazione con l’ISM manifatturiero e con i report sul mercato del lavoro, per valutare l’eventuale coerenza tra settori e tracciare una linea più chiara sull’evoluzione del ciclo economico.
Venerdì 4 luglio – Mercati chiusi per festività
Non ci sono dati rilevanti in programma per oggi.
Trading operativo: il portafoglio delle strategie di Erere
Quella appena conclusa è stata una settimana di oscillazioni marcate per il Net Liquidation Value del conto societario.
Il colpevole? Un solo titolo: APYX.
Una scommessa direzionale aperta diverse settimane fa, con una posizione un po’ “aggressiva”, che pur avendo scadenza ad agosto comincia ad essere molto sensibile alle oscillazioni del prezzo del sottostante.
Per il resto, con la scadenza di giugno abbiamo chiuso la posizione PMCC sul titolo FootLocker, oggetto di una acquisizione (salvo interventi dei regolatori), e questo ci ha liberato un po’ di liquidità, che siamo pronti a riutilizzare alla prima occasione su qualche altro buon cavallo.
Non ci sono stati nuovi segnali operativi sulla strategia Short-Term Directional S&P500, mentre nell’ambito della Triple-Class Mean Reverting abbiamo tuttora una posizione aperta su TLT, che per ora sta producendo un buon gain teorico.
Lieve risalita per il conto test della strategia CFM, che continua a muoversi praticamente in parallelo con il benchmark e si riavvicina lentamente ai massimi storici.
Non ci sono novità in merito alla strategia High Probability Naked Put Selling, invece, poiché non c’erano posizioni in scadenza a giugno (che poi sarebbero comunque state le ultime posizioni In Sample).
Abbiamo aperto una nuova posizione lunedì scorso e attendiamo la scadenza di luglio per il prossimo aggiornamento dell’equity line.
Il focus settoriale della settimana
Difesa sotto i riflettori: nuove tensioni, vecchie certezze
Il comparto aerospaziale e della difesa sta tornando al centro dell’attenzione degli investitori.
L’innesco è duplice: da una parte l’inasprimento delle tensioni geopolitiche — con il Medio Oriente ancora instabile, la guerra in Ucraina che prosegue e un Indo-Pacifico sempre più strategico — dall’altra l’accelerazione dei budget pubblici dedicati alla sicurezza nazionale.
Negli Stati Uniti, il Pentagono ha chiesto oltre 850 miliardi di dollari per il budget della difesa 2025, in linea con la traiettoria di crescita post-COVID, che ha visto il ritorno delle grandi spese strategiche.
In Europa, anche i Paesi più storicamente restii stanno aumentando la spesa militare, spesso portandola sopra la soglia simbolica del 2% del PIL, come richiesto dalla NATO.
In questo contesto, i grandi contractor difensivi — Lockheed Martin, Raytheon, Northrop Grumman, General Dynamics — continuano a firmare nuovi contratti governativi.
Si tratta non solo di armamenti tradizionali (aviazione, navale, artiglieria), ma sempre più di tecnologie avanzate a uso duale, come droni autonomi, cyber-difesa, intelligenza artificiale e spazio.
Il settore beneficia anche del suo carattere difensivo in senso finanziario: la domanda per i prodotti e servizi offerti è scarsamente ciclica, rendendo queste aziende più resilienti in fasi di rallentamento economico o incertezza monetaria.
Inoltre, molti titoli offrono rendimenti da dividendo interessanti, rafforzando il profilo di stabilità.
Un altro aspetto chiave è la componente tecnologica e innovativa: molte società della difesa sono profondamente coinvolte nello sviluppo di soluzioni per la space economy, nella sensoristica avanzata, nella comunicazione satellitare e nei big data.
La convergenza tra tecnologia e difesa sta creando nuove opportunità di crescita strutturale.
Anche dal punto di vista tattico, il comparto ha mostrato una volatilità inferiore rispetto ad altri settori ciclici, pur offrendo upside in presenza di shock geopolitici o escalation internazionali.
Per chi cerca esposizione al settore in modo diversificato e liquido, gli ETF tematici rappresentano una soluzione efficace.
Due ETF da tenere d’occhio
iShares U.S. Aerospace & Defense ETF (ITA)
Tra gli strumenti più popolari e opzionabili per investire nel settore. Include i principali contractor americani come Lockheed Martin, Raytheon Technologies, General Dynamics e Boeing. È molto liquido, con un track record consolidato. Ideale per chi punta sulla leadership statunitense nella difesa convenzionale e spaziale.
SPDR S&P Aerospace & Defense ETF (XAR)
Più bilanciato rispetto a ITA, con peso maggiore su aziende mid-cap e subfornitori chiave. Include società coinvolte in componentistica, tecnologia embedded, comunicazioni e servizi militari specializzati. Offre una diversificazione superiore e maggiore esposizione all’innovazione del comparto.
Gli earnings principali di questa settimana
Lunedì 30 giugno
Non ci sono earning rilevanti da segnalare.
Martedì 1 luglio
Dopo la chiusura
Constellation Brands (STZ)
Il gruppo, leader nel segmento delle birre importate e premium negli Stati Uniti, arriva all’appuntamento con gli utili in un contesto contrastato.
Da un lato, le vendite della divisione beer — in particolare i brand Modelo e Corona — continuano a trainare la crescita, sostenute da un posizionamento solido tra i consumatori under-40.
Dall’altro, il comparto vino e spirits resta sotto pressione, con margini in calo e un contributo in frenata.
Gli analisti si aspettano un EPS attorno a 3.46 dollari, con ricavi in crescita su base annua ma in possibile rallentamento sequenziale.
Particolare attenzione verrà data alla guidance per il FY26, soprattutto alla luce di un contesto macro più debole e di margini erosi da costi logistici ancora sopra media.
Mercoledì 2 luglio
Non ci sono earning rilevanti da segnalare.
Giovedì 3 luglio
Non ci sono earning rilevanti da segnalare.
Venerdì 4 luglio
Mercati chiusi per festività.