SMB Strategic Markets Bulletin
Il briefing settimanale sui mercati, con un focus strategico.
Il quadro macroeconomico USA della settimana del 2 giugno 2025 in sintesi
I dati economici diffusi nella settimana appena conclusa offrono un quadro coerente di rallentamento graduale dell’economia statunitense, in un contesto segnato da incertezze geopolitiche, politiche commerciali aggressive e pressioni ancora presenti sul fronte dei prezzi.
Il settore manifatturiero resta in contrazione per il terzo mese consecutivo, con l’indice ISM a 48.5, segnalando una fase di debolezza ormai consolidata.
Il calo dei nuovi ordini e l’aumento dei costi legati ai dazi suggeriscono un clima di crescente cautela tra le imprese, soprattutto quelle più esposte agli scambi internazionali.
A sorprendere è stato anche l’andamento del settore dei servizi, che scivola per la prima volta sotto la soglia della crescita (49.9) dopo quasi un anno di espansione.
Il forte rallentamento della domanda, unito a un’accelerazione dei prezzi pagati, segnala un possibile passaggio da una normalizzazione ciclica a una fase più delicata per la congiuntura.
Il mercato del lavoro, per contro, continua a mostrare segnali di resistenza, pur in presenza di una dinamica meno vivace rispetto ai trimestri precedenti.
Le offerte di lavoro restano elevate, ma aumentano anche i licenziamenti, mentre la diminuzione del tasso di dimissioni volontarie indica una maggiore prudenza da parte dei lavoratori.
I non‑farm payrolls crescono di 139000 unità, con tasso di disoccupazione stabile al 4.2% e salari in salita dello 0.4% mensile, confermando una dinamica retributiva ancora compatibile con un’inflazione strutturalmente elevata.
Dal punto di vista della politica monetaria, le parole di Jerome Powell ribadiscono la posizione della Federal Reserve: l’orientamento rimane attendista, con tassi invariati tra 4.25% e 4.50%, in attesa di segnali più chiari di raffreddamento dell’inflazione e dell’attività economica.
La banca centrale appare determinata a mantenere la propria indipendenza decisionale, resistendo a pressioni politiche per un allentamento prematuro.
Nel complesso, l’economia statunitense sembra avviarsi verso una fase di riequilibrio, in cui la crescita rallenta ma non si arresta, mentre il mercato del lavoro si adatta gradualmente a condizioni meno espansive.
Un eventuale taglio dei tassi resta possibile nei mesi autunnali, ma non ancora giustificato dai dati correnti.
Una analisi puntuale dei principali indicatori macro-economici della settimana scorsa
Lunedì 2 giugno – ISM manifatturiero PMI e discorso di Powell
Il dato dell’ISM Manufacturing PMI pubblicato lunedì 2 giugno ha confermato la persistente debolezza del settore manifatturiero statunitense.
L’indice si è attestato a 48.5 per il mese di maggio, in calo rispetto al 48.7 di aprile e al di sotto delle aspettative di mercato fissate a 49.3.
Questo rappresenta il terzo mese consecutivo in territorio di contrazione (sotto la soglia dei 50 punti) e il livello più basso degli ultimi sei mesi.
Il dato riflette un contesto di crescente incertezza, alimentato dalle politiche commerciali statunitensi.
Le recenti decisioni dell’amministrazione Trump, come l’aumento dei dazi sull’acciaio al 50%, hanno generato preoccupazioni tra i produttori, che segnalano difficoltà nell’approvvigionamento e aumento dei costi.
In sintesi, il dato dell’ISM Manufacturing PMI di maggio evidenzia una contrazione del settore manifatturiero statunitense, influenzata da fattori esterni come le politiche commerciali e le tensioni geopolitiche.
La situazione richiede attenzione, poiché potrebbe avere ripercussioni sull’intera economia nel medio termine.
Alle 19 ore italiana, poi, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha tenuto un discorso in occasione del 75º anniversario della Divisione di Finanza Internazionale della banca centrale statunitense.
L’intervento, di tono istituzionale, è stato l’occasione per sottolineare l’importanza dell’analisi economica e della modellistica nel supportare le decisioni di politica monetaria, soprattutto in un contesto globale sempre più complesso.
Powell ha evidenziato il ruolo cruciale degli strumenti sviluppati per misurare vari tipi di incertezza, inclusi nuovi indicatori legati al rischio geopolitico, all’inflazione e alla politica commerciale.
Il messaggio è chiaro: la Fed si affida a evidenze e analisi rigorose, soprattutto in momenti in cui le pressioni esterne — politiche in primis — si fanno più intense.
Il riferimento, neanche troppo velato, è alle recenti richieste del presidente Trump, che ha sollecitato un taglio dei tassi d’interesse dopo un incontro con lo stesso Powell.
Il presidente della Fed ha tuttavia ribadito l’indipendenza dell’istituzione: ogni decisione sarà presa in base a dati oggettivi e con l’obiettivo di garantire stabilità e crescita sostenibile.
Al momento, il costo del denaro resta nel corridoio compreso tra 4.25% e 4.50%, e non si intravedono segnali di un imminente cambio di rotta.
Powell ha confermato che la politica resterà prudente, guidata dall’evoluzione dell’inflazione e dell’attività economica, ma senza cedere a pressioni politiche o previsioni speculative.
Martedì 3 giugno – Offerte di lavoro JOLTs
Alle 16 ora italiana, è stato pubblicato il report JOLTs del Dipartimento del Lavoro statunitense, relativo al mese di aprile.
Le offerte di lavoro sono salite a 7391 milioni, superando sia le attese (7110 milioni) sia il dato di marzo, rivisto a 7200 milioni.
Si tratta di un segnale positivo per il mercato del lavoro, che conferma una domanda ancora robusta da parte delle imprese.
Non mancano però i segnali di freno.
I licenziamenti sono aumentati di 196000 unità, toccando quota 1786 milioni, il valore più alto da nove mesi.
Parallelamente, anche le assunzioni sono cresciute, raggiungendo 5573 milioni, ma il ritmo resta moderato rispetto all’espansione delle offerte.
Il tasso di dimissioni volontarie, spesso considerato un indicatore della fiducia dei lavoratori nella possibilità di trovare un altro impiego, è sceso dal 2.1% al 2.0%, segnalando una maggiore prudenza da parte dei dipendenti.
A livello settoriale, la crescita delle offerte è stata trainata dai servizi professionali e sanitari, mentre si è assistito a un calo nel comparto della ristorazione e dell’ospitalità, un settore particolarmente sensibile al rallentamento dei consumi e al clima di incertezza geopolitica.
Nel complesso, il report JOLTs fotografa un mercato del lavoro che continua a reggere, ma con chiari segnali di riequilibrio.
La combinazione di maggiori licenziamenti e minore fiducia da parte dei lavoratori potrebbe rappresentare un campanello d’allarme per i mesi a venire, soprattutto se le tensioni commerciali e le politiche protezionistiche dovessero intensificarsi ulteriormente.
Mercoledì 4 giugno – ISM servizi PMI
Mercoledì 4 giugno 2025 è stato diffuso l’ISM Services PMI relativo al mese di maggio, e il dato ha sorpreso negativamente: l’indice si è attestato a 49.9, scendendo sotto la soglia dei 50 punti che separa l’espansione dalla contrazione.
È la prima volta in quasi un anno che il settore dei servizi statunitense registra una contrazione, segnalando un rallentamento in un comparto che rappresenta oltre due terzi dell’economia americana.
Il calo è stato guidato da una forte flessione dei nuovi ordini, scesi a 46.4, il livello più basso da dicembre 2022.
Questo indica una domanda in indebolimento, probabilmente influenzata dalle incertezze legate alle politiche commerciali e all’aumento dei dazi.
Allo stesso tempo, l’indice dei prezzi pagati è salito a 68.7, il valore più alto dal novembre 2022, suggerendo che le pressioni inflazionistiche stanno aumentando, in parte a causa dei costi aggiuntivi legati ai dazi.
Nonostante questi segnali negativi, l’indice dell’occupazione è migliorato leggermente, passando da 49.0 a 50.7, indicando una lieve espansione dell’occupazione nel settore dei servizi.
Tuttavia, la combinazione di domanda in calo e costi in aumento potrebbe mettere sotto pressione le imprese nei prossimi mesi.
In sintesi, il dato dell’ISM Services PMI di maggio evidenzia una contrazione nel settore dei servizi statunitense, con segnali di indebolimento della domanda e aumento delle pressioni inflazionistiche.
Questo scenario potrebbe influenzare le decisioni future della Federal Reserve e rappresenta un elemento di attenzione per gli operatori economici.
Giovedì 5 giugno – Nessun dato rilevante
Oggi non ci sono stati rilasci di informazioni ad alto impatto sui mercati.
Venerdì 6 giugno – Non-farm payrolls e tasso di disoccupazione
Venerdì 6 giugno, il Dipartimento del Lavoro statunitense ha pubblicato il rapporto sull’occupazione di maggio.
I non‑farm payrolls sono aumentati di 139000 unità, un dato superiore alle attese degli analisti, ma comunque in lieve rallentamento rispetto ai 147000 posti creati ad aprile.
Si tratta di un risultato che conferma la tenuta del mercato del lavoro, pur evidenziando un progressivo raffreddamento rispetto alla fase di espansione intensa vissuta tra il 2021 e il 2023.
Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 4.2%, per il terzo mese consecutivo.
Un elemento da monitorare è però il calo della partecipazione alla forza lavoro, scesa al 62.4% a fronte di un’uscita di circa 625000 persone dal mercato del lavoro.
Questo dato alimenta interrogativi sulla capacità dell’economia di sostenere una crescita dell’occupazione nel medio termine.
Dal punto di vista settoriale, i maggiori incrementi si sono registrati nei servizi alla persona, nella sanità e nel settore dell’ospitalità.
In calo invece l’occupazione federale, che ha perso 22000 posti per il quarto mese consecutivo, in linea con il processo di riduzione dell’organico pubblico promosso dall’amministrazione in carica.
I salari orari medi sono cresciuti dello 0.4% su base mensile e del 3.9% su base annua, confermando che le pressioni inflazionistiche nel mondo del lavoro restano presenti, sebbene meno accentuate rispetto allo scorso anno.
Nel complesso, il report conferma un quadro di rallentamento ordinato.
L’economia continua a creare occupazione, ma a ritmi più contenuti, mentre i salari mostrano una dinamica ancora sostenuta.
Per la Federal Reserve, questi dati rafforzano l’idea che non ci siano al momento le condizioni per un taglio dei tassi.
Un’eventuale svolta in tal senso potrebbe concretizzarsi solo nei mesi autunnali, se dovessero emergere segnali più chiari di raffreddamento dell’inflazione e dell’attività economica.
Il punto sui mercati e sulla volatilità implicita
La scorsa settimana si è svolta in modo lineare e in linea con le aspettative tracciate.
I principali indici hanno mantenuto la rotta prevista, confermando la bontà della lettura tecnica.
Anche la volatilità, misurata attraverso il VIX, ha seguito lo scenario ipotizzato: un lieve incremento nella parte finale della settimana – precisamente giovedì – perfettamente coerente con la previsione di un momentaneo aumento della tensione.
VIX
Guardando alla settimana entrante, i primi segnali suggeriscono un leggero potenziale cambio di scenario.
Il VIX mostra i primi segnali di attivazione: un “risveglio” tecnico che, pur non indicando ancora una vera e propria fase di espansione della volatilità, richiama l’esigenza di una maggiore vigilanza da parte degli operatori.
Si raccomanda quindi una soglia minima di attenzione, in vista di possibili reazioni più marcate del mercato.
S&P
L’impostazione tecnica del benchmark statunitense resta saldamente orientata al rialzo nel breve termine.
La struttura di supporti continua a sostenere il movimento ascendente, mentre gli indicatori proprietari di breve periodo e inversione confermano la coerenza del trend.
Non si esclude a breve la possibile attivazione anche dell’indicatore di tendenza di lungo periodo, che fornirebbe ulteriore robustezza al quadro rialzista attuale.
Le attese per la settimana in arrivo delineano uno scenario caratterizzato da una volatilità contenuta, coerente con una fase di consolidamento.
La stagionalità suggerisce un andamento laterale-lievemente rialzista, con un picco di nervosismo atteso a metà settimana – in linea con il comportamento del VIX – destinato però a riassorbirsi verso il weekend.
La struttura tecnica resta costruttiva, ma l’accensione potenziale del VIX suggerisce di mantenere un atteggiamento bilanciato tra ottimismo e prudenza.
Una settimana interlocutoria ma potenzialmente significativa per cogliere segnali chiave in vista delle prossime settimane.
Calendario macroeconomico USA di questa settimana
Lunedì 9 giugno
Non ci sono dati ad alto impatto sui mercati oggi.
Martedì 10 giugno
Non ci sono dati ad alto impatto sui mercati oggi.
Mercoledì 11 giugno
Mercoledì 11 giugno 2025, alle 14:30 ora italiana, saranno pubblicati i dati dell’inflazione statunitense relativi al mese di maggio.
Dopo mesi di progressiva disinflazione, questo aggiornamento è particolarmente atteso per valutare l’impatto delle recenti politiche commerciali sull’andamento dei prezzi.
Secondo le stime del Federal Reserve Bank of Cleveland, l’inflazione mensile dovrebbe attestarsi intorno allo 0.24%, mentre su base annua si prevede un aumento al 2.67%.
Per l’inflazione core, che esclude i beni alimentari ed energetici, le previsioni indicano un incremento mensile dello 0.24% e un tasso annuo del 3.01%.
Questi dati rappresenterebbero un’accelerazione rispetto all’inflazione di aprile, che si era attestata al 2.3% su base annua.
L’aumento dei dazi imposti dall’amministrazione Trump, in particolare quelli del 30% sulle importazioni dalla Cina e del 10% su altri partner commerciali, sta iniziando a influenzare i prezzi al consumo.
Analisti di Morgan Stanley e BlackRock prevedono che gli effetti di questi dazi si manifesteranno pienamente nei dati di giugno e luglio, con aumenti significativi nei settori dell’elettronica, dell’abbigliamento e dell’automotive.
Goldman Sachs stima che l’inflazione core potrebbe raggiungere il 3.6% entro la fine dell’anno.
Questi sviluppi complicano il compito della Federal Reserve, che si trova a dover bilanciare l’obiettivo di contenere l’inflazione con la necessità di sostenere la crescita economica.
Sebbene i tassi di interesse siano attualmente stabili tra il 4.25% e il 4.50%, le pressioni inflazionistiche derivanti dai dazi potrebbero limitare la possibilità di ulteriori tagli nel breve termine.
Giovedì 12 giugno
Giovedì 12 giugno, alle 14.30 italiane, verrà pubblicato l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) relativo al mese di maggio, un indicatore chiave per monitorare le pressioni inflazionistiche a monte della filiera.
Il dato precedente, riferito ad aprile, aveva sorpreso con una contrazione dello 0.5% su base mensile, il calo più marcato dal 2020.
La flessione era stata trainata in gran parte da un forte calo dei margini nel settore dei servizi, in particolare nel comparto sanitario e della distribuzione al dettaglio.
Al netto dei componenti più volatili, anche il PPI core aveva mostrato debolezza, con un incremento contenuto dello 0.2%.
Per maggio, le aspettative sono orientate verso un modesto rimbalzo.
Gli analisti si attendono una variazione mensile positiva compresa tra 0.1% e 0.3%, riflettendo un parziale recupero della domanda e un primo impatto dell’aumento dei costi legati ai dazi recentemente imposti su beni importati dalla Cina e da altri partner commerciali.
L’attenzione sarà rivolta anche al PPI core: un’accelerazione in questa componente potrebbe anticipare pressioni sull’inflazione al consumo nei mesi estivi, complicando ulteriormente il compito della Federal Reserve.
Al contrario, un nuovo dato debole potrebbe alimentare aspettative di un orientamento più accomodante, anche se il margine d’azione resta limitato in presenza di un’inflazione headline ancora elevata.
Venerdì 13 giugno
Venerdì 13 giugno 2025, alle 16:00 ora italiana, sarà pubblicata la lettura preliminare dell’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan per il mese di giugno.
Questo dato sarà attentamente monitorato per valutare se il sentiment dei consumatori statunitensi, recentemente in calo, mostra segnali di ripresa o ulteriori segnali di debolezza.
Nel mese di maggio, l’indice si è attestato a 52.2, invariato rispetto ad aprile, ma significativamente inferiore al livello di 69.1 registrato nello stesso periodo dell’anno precedente.
Questo valore rappresenta uno dei più bassi mai registrati dal 1952, indicando un persistente pessimismo tra i consumatori.
Le aspettative di inflazione a un anno sono salite al 6.6%, il livello più alto dal 1981, mentre le aspettative a lungo termine sono leggermente diminuite al 4.2%.
Questi dati suggeriscono che le preoccupazioni riguardo all’inflazione e alle politiche commerciali continuano a influenzare negativamente la fiducia dei consumatori.
L’andamento dell’indice di fiducia dei consumatori sarà cruciale per comprendere le prospettive di spesa delle famiglie statunitensi, che rappresentano una componente significativa dell’economia.
Un ulteriore calo della fiducia potrebbe indicare una maggiore cautela nei consumi, mentre un miglioramento potrebbe suggerire una ripresa della spesa.
Trading operativo: il portafoglio delle strategie di Erere
Ancora un buon recupero per il portafoglio del conto societario di Erere, che ha chiuso la settimana del 6 giugno con un incremento di circa 4.3 punti percentuali rispetto alla performance al venerdì precedente.
Siamo nelle mani di Trump, per così dire, anche se ormai i mercati dovrebbero metabolizzare molto più “seraficamente” eventuali sue sparate.
La rottura dei rapporti con Musk potrebbe avere ripercussioni sui portafogli azionari, ovviamente, quindi non formuliamo aspettative di alcun tipo, seguiamo la corrente e lasciamo che il tempo continui a lavorare per noi, portando a zero i premi delle opzioni call e put utilizzate per la gestione delle posizioni aperte.
Performance interessante anche per il conto test della strategia CFM, che ha riconquistato qualche punto percentuale di profitto e ha anche recuperato in modo più che proporzionale rispetto al benchmark.
Rimane, tuttavia, sotto-performante rispetto al benchmark stesso, almeno in questa fase di mercato.
È già successo, in passato, quindi lo consideriamo normale routine.
Restiamo fiduciosi per un futuro sorpasso della strategia, così come è successo nel periodo dal marzo 2023 al novembre 2024.
Settimana positiva anche per la strategia STD SP500, che ha messo a segno una operazione in profitto del 10.5% sul controvalore dello strike comprato.
Nessuna nuova sul fronte della strategia TCMR, invece: siamo ancora in attesa di segnali operativi, mentre è in corso una operazione In Sample su SPY, aperta pochi giorni prima dell’attivazione del servizio, purtroppo.
Ancora nessuna nuova neppure sul fronte High Probability Naked put selling.
Sul fronte Trade AI (parliamo quindi dell’Academy Pro), la scorsa settimana abbiamo segnalato una sola opportunità, sul titolo Samsara (IOT), che rilasciava gli earning giovedì dopo la chiusura dei mercati.
Tutte le operazioni ad alta probabilità individuate dalla piattaforma di Vladimir Furman sarebbero andate a buon fine.
A proposito delle operazioni basate sulla Trade AI, ti segnalo che, nel momento in cui gli eventi alla base di tali operazioni divengono di pubblico dominio, i relativi articoli presenti in area riservata del sito diventano aperti e liberamente consultabili.
Quindi, se vuoi curiosare, vedere come operiamo, con quali logiche, e con quali strumenti tecnici e analitici, hai l’occasione per farlo.
Il focus settoriale della settimana
Sanità, assistenza e ospitalità: la resilienza che viene dal basso
Tra le pieghe di un mercato del lavoro in rallentamento, i dati pubblicati la settimana scorsa raccontano una realtà che continua a espandersi, in controtendenza rispetto al quadro macro generale: i settori della sanità, dell’assistenza sociale e dell’ospitalità hanno rappresentato la quota più consistente della nuova occupazione creata a maggio.
Una dinamica che conferma come, in una fase di transizione ciclica, siano proprio i comparti più legati ai servizi alla persona a mantenere un passo solido, sostenuti da una domanda meno sensibile all’andamento del ciclo economico.
Il settore sanitario, in particolare, continua a beneficiare di fattori strutturali: l’invecchiamento demografico, il fabbisogno crescente di cure post-pandemiche e l’espansione delle infrastrutture di assistenza spingono verso una domanda stabile, se non in aumento.
Anche l’assistenza sociale segue logiche simili, con un mercato del lavoro che assorbe forza lavoro qualificata in ambiti come servizi domiciliari, supporto psicologico e cura degli anziani.
In entrambi i casi, si tratta di segmenti caratterizzati da bassa automazione, alta intensità di manodopera e forti barriere all’uscita.
Diverso ma altrettanto interessante il caso dell’ospitalità e del tempo libero.
Nonostante l’indebolimento del potere d’acquisto reale e l’inflazione ancora elevata, la domanda di esperienze e consumo fuori casa rimane sorprendentemente resistente.
Il comparto beneficia di un effetto di “normalizzazione post-COVID” che non si è ancora esaurito, oltre che di una maggiore mobilità interna negli Stati Uniti, parzialmente compensativa rispetto al calo del turismo internazionale.
Questi settori condividono anche una caratteristica economica rilevante: offrono lavoro ad alta intensità e bassa marginalità, ma restano strategici per la tenuta del tessuto occupazionale, soprattutto nelle aree non metropolitane.
È in questa fascia dell’economia reale che si manifesta oggi una forma di resilienza “dal basso”, meno visibile nei grandi aggregati macro, ma cruciale per comprendere la direzione del ciclo.
Per chi guarda a queste dinamiche in ottica di investimento, esistono diversi strumenti tematici.
Tra gli ETF quotati più rappresentativi segnaliamo:
-
iShares U.S. Healthcare Providers ETF (IHF): espone agli operatori della sanità e dell’assicurazione sanitaria, con una forte componente legata ai servizi;
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Invesco Dynamic Leisure and Entertainment ETF (PEJ): focalizzato su società attive nell’intrattenimento, nel tempo libero e nel turismo domestico.
Entrambi offrono una finestra su segmenti della nuova economia dei servizi che, almeno per ora, sembrano capaci di resistere meglio alla frenata in corso.
Gli earnings principali di questa settimana
Lunedì 9 giugno
Dopo la chiusura
Lakeland Industries (LAKE)
Attesa per un rimbalzo dopo un Q4 debole. Focus su ricavi in crescita (+34.5% attesi a/a) e margini, con particolare attenzione alla performance delle recenti acquisizioni nel settore antincendio. Guidance annuale ambiziosa da confermare.
Martedì 10 giugno
Prima dell’apertura
Academy Sports & Outdoors (ASO)
Attesa per il Q1 fiscale 2025. Focus su vendite comparabili e margini, con attenzione all’espansione della rete di negozi e al recente dividendo trimestrale di $0.13.
Core & Main (CNM)
Pubblicazione dei risultati del Q1 2025. Le stime prevedono un EPS di $0.52 e ricavi di $1.83 miliardi (+5.25% a/a).
United Natural Foods (UNFI)
Rilascio dei risultati del Q3 fiscale 2025. Gli analisti prevedono un EPS di $0.23 e ricavi di $7.78 miliardi.
Dopo la chiusura
GameStop (GME)
Annuncio dei risultati del Q1 2025. Attenzione sull’investimento in Bitcoin da $515 milioni e sull’impatto delle vendite della nuova Nintendo Switch 2.
Dave & Buster’s (PLAY)
Pubblicazione dei risultati del Q1 2025. Le previsioni indicano un EPS di $1.05 e ricavi di $569 milioni, in calo rispetto all’anno precedente.
Mercoledì 11 giugno
Prima dell’apertura
Chewy (CHWY)
Attesi risultati del Q1 2025 con EPS stimato a $0.17 e ricavi a $3.08 miliardi. Focus su crescita clienti attivi, margini e stabilità del modello Autoship. Il titolo ha guadagnato oltre il 40% da inizio anno, ma la partenza del CFO introduce incertezza.
Dopo la chiusura
Oracle (ORCL)
Pubblicazione dei risultati del Q4 e FY2025. Attese EPS tra $1.61–1.65 e ricavi tra $15.4–15.7 miliardi. Focus su crescita del cloud e margini, dopo un Q3 con EPS leggermente sotto le attese.
Giovedì 12 giugno
Prima dell’apertura
Lovesac (LOVE)
Prima dell’apertura dei mercati, Lovesac, azienda specializzata in arredi modulari e soluzioni tecnologiche per la casa, presenterà i risultati del primo trimestre dell’anno fiscale 2026. La conferenza telefonica con gli investitori è prevista per le ore 8:30 ET (14:30 ora italiana). Gli analisti prevedono una perdita per azione di 0.84 dollari e ricavi intorno a 137 milioni di dollari, in calo rispetto ai 241.5 milioni del trimestre precedente. Questo riflette le sfide stagionali e le pressioni sui margini, in un contesto di rallentamento dei consumi e aumento dei costi logistici.
Dopo la chiusura
Adobe (ADBE)
Dopo la chiusura dei mercati, Adobe pubblicherà i risultati del secondo trimestre dell’anno fiscale 2025. La conference call con gli investitori è fissata per le ore 14:00 PT (23:00 ora italiana). Le previsioni indicano un utile per azione compreso tra 4.95 e 5.00 dollari e ricavi tra 5.77 e 5.82 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 5.31 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. L’attenzione sarà rivolta all’integrazione dell’intelligenza artificiale nei prodotti Creative Cloud, Document Cloud ed Experience Cloud, elemento chiave della strategia di crescita di Adobe.
Venerdì 13 giugno
Non ci sono earning significativi oggi.