SMB Strategic Markets Bulletin di QuantOptions Academy

SMB Strategic Markets Bulletin

Il briefing settimanale sui mercati, con un focus strategico.

Il quadro macroeconomico USA della settimana del 26 maggio 2025 in sintesi

La settimana è stata densa di dati, con un quadro complessivo che conferma i segnali di rallentamento ciclico, pur in un contesto ancora resiliente su alcuni fronti.

Il primo indicatore di rilievo, martedì, è stato il discorso di Neel Kashkari, che ha ribadito l’orientamento attendista della Fed in un contesto di dazi crescenti e inflazione ancora elevata.

Gli ordini di beni durevoli hanno deluso, con un crollo netto nel comparto aerospaziale e un calo preoccupante nei beni capitali core, segnale di investimenti aziendali in frenata.

Al contrario, l’indice Case-Shiller ha mostrato un mercato immobiliare in rallentamento ma ancora in equilibrio, mentre la fiducia dei consumatori (Conference Board) è migliorata, segnalando ottimismo sul presente ma cautela sulle prospettive.

In miglioramento anche l’indice manifatturiero della Fed di Dallas, pur restando in territorio negativo.

Mercoledì, i mutui MBA sono saliti al 6.98%, frenando i rifinanziamenti, ma con una lieve ripresa delle richieste di nuovi mutui.

I verbali del FOMC hanno confermato un approccio prudente, con preoccupazioni per il rischio stagflattivo legato alla politica commerciale.

A sorpresa, le scorte API hanno registrato un forte calo, sostenendo i prezzi del greggio nel breve.

Giovedì, la seconda stima del PIL ha mostrato una contrazione dello 0.2% annuo nel Q1, zavorrata dalle importazioni e dal rallentamento della spesa dei consumatori.

In crescita invece gli investimenti fissi.

Il dato sulle richieste di sussidi di disoccupazione ha toccato i 240000, rafforzando l’idea di un mercato del lavoro in possibile raffreddamento.

Debole anche il mercato immobiliare: le vendite di case in sospeso sono scese del 6.3%, mentre Goolsbee (Fed Chicago) ha ribadito la necessità di rimuovere l’incertezza legata ai dazi per poter valutare pienamente la tenuta economica.

Le scorte EIA hanno confermato il calo del greggio e dei distillati, alimentando un parziale recupero dei prezzi energetici.

Venerdì, il dato chiave sull’inflazione core PCE ha mostrato un +0.2% mensile, sotto le attese, e un calo al 2.7% annuo, raffreddando parzialmente le pressioni inflazionistiche.

Reddito e spese personali hanno mostrato una tenuta sul fronte del reddito (+0.3%) ma una decisa frenata dei consumi (+0.2%).

La bilancia commerciale dei beni ha registrato un disavanzo in peggioramento a 100.6 miliardi, mentre gli inventari sono cresciuti solo marginalmente.

Male l’indice PMI Chicago, crollato a 35.2, ai minimi dal 2020, e debole anche il sentiment dei consumatori (Univ. of Michigan), che resta ancorato su livelli molto bassi, con attese d’inflazione ancora elevate.

Nel complesso, la settimana ha confermato una dinamica macroeconomica sempre più complessa, con inflazione in moderato calo, ma crescita e consumi sotto pressione, e un mercato del lavoro che mostra segnali di affaticamento.

Il quadro resta coerente con un orientamento attendista da parte della Fed, ma la soglia per un taglio dei tassi appare meno lontana.

quadro sintetico macro settimana del 26 maggio 2025

Una analisi puntuale dei principali indicatori macro-economici della settimana scorsa

Lunedì 26 maggio – Mercati chiusi per festività

Nessun dato macro comunicato al mercato.

Martedì 27 maggio – Segnali misti tra ordini resilienti, fiducia fragile e manifattura in ripresa

Neel Kashkari (Fed di Minneapolis) ha ribadito un messaggio di prudenza monetaria, confermando che al momento non ci sono le condizioni per iniziare a tagliare i tassi.

Secondo Kashkari, i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti rappresentano uno shock potenzialmente stagflazionistico, perché potrebbero alzare l’inflazione rallentando allo stesso tempo l’attività economica.

In un simile contesto, ha spiegato, la Federal Reserve deve evitare mosse premature, in attesa di dati più chiari sull’impatto delle misure fiscali e commerciali.

Ha inoltre sottolineato l’importanza di non affidarsi meccanicamente a regole standard, ma di mantenere una certa flessibilità nella gestione della politica monetaria.

Gli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti hanno registrato ad aprile una contrazione netta del 6.3%, ben oltre le attese, segnando il calo più marcato da oltre un anno.

A pesare in modo determinante è stata la flessione del 17.1% nel comparto trasporti, trainata da un crollo degli ordini di aerei civili pari al 51-5%.

Escludendo il settore dei trasporti, il dato appare più contenuto, con una crescita dello 0.2%, ma è nei beni capitali core — al netto di difesa e aerospazio — che emerge la vera fragilità: -1.3%, a fronte di attese di stabilità.

Questo indicatore, considerato un termometro degli investimenti aziendali, conferma una crescente prudenza da parte delle imprese, probabilmente legata all’incertezza sul quadro commerciale e al mantenimento di condizioni finanziarie restrittive da parte della Federal Reserve.

Il dato rafforza l’idea che, al di là della tenuta dei consumi, il ciclo degli investimenti stia vivendo una fase interlocutoria, con rischi di raffreddamento nei prossimi mesi.

Il dato S&P/Case-Shiller sui prezzi delle case a marzo ha confermato un rallentamento nel ritmo di crescita.

Su base annua, l’indice composito nazionale è salito del 3.4%, in calo rispetto al 4.0% registrato a febbraio.

Su base mensile, corretto per la stagionalità, l’indice ha mostrato una variazione negativa dello 0.3%, il primo segno meno da oltre due anni.

Questo raffreddamento riflette l’impatto persistente dei tassi ipotecari elevati, che continuano a limitare l’accessibilità al credito per nuovi acquirenti, pur in un contesto di offerta ancora compressa.

A livello regionale, le città con la crescita più sostenuta restano New York (+8.0%), Chicago (+6.5%) e Cleveland (+5.9%), mentre Tampa è l’unica tra le venti principali aree urbane a registrare un calo annuo (–2.2%).

Il dato suggerisce che il mercato, pur mostrando resilienza, sta entrando in una fase più matura, dove l’ulteriore rialzo dei prezzi sarà più difficile da sostenere.

L’indice di fiducia dei consumatori del Conference Board è salito a 102.0 a maggio, in netto miglioramento rispetto al dato di aprile (rivisto a 97.5) e ben oltre le attese degli analisti, che stimavano un valore attorno a 96.0.

L’incremento è stato trainato principalmente da una maggiore fiducia nella situazione presente, mentre le aspettative per i prossimi sei mesi restano contenute.

I consumatori si mostrano più ottimisti sull’attuale mercato del lavoro e sulle condizioni economiche generali, ma continuano a esprimere cautela su inflazione e tassi di interesse.

Il dato, pur non sufficiente a cambiare il quadro complessivo di incertezza dei consumi, segnala una potenziale tenuta della spesa nel breve termine, sostenuta da un mercato occupazionale ancora solido.

L’indice manifatturiero della Fed di Dallas per maggio ha registrato un netto miglioramento, salendo a -15.3 da -35.8 di aprile, segnando la maggiore variazione mensile dal 2020.

Nonostante il valore resti in territorio negativo, l’ampia risalita indica un rallentamento della contrazione nel settore manifatturiero texano.

L’indice di produzione si è attestato a 0.9, suggerendo una produzione sostanzialmente stabile dopo due mesi di crescita modesta.

Gli ordini di nuovi beni, pur rimanendo in calo, sono migliorati a -8.7 da -20.0, mentre l’occupazione è tornata in territorio positivo a 3.5, segnalando un lieve aumento dei livelli occupazionali.

Anche l’incertezza sulle prospettive future è diminuita, con l’indice relativo sceso a 12.7 da 47.1.

Nel complesso, pur persistendo segnali di debolezza, il quadro suggerisce un’attenuazione delle pressioni negative e un cauto ottimismo per i mesi a venire.

Mercoledì 28 maggio – La Fed prende tempo, ma le scorte sorprendono

Tassi MBA in rialzo, frenano i rifinanziamenti

Mercoledì 28 maggio 2025, il tasso medio sui mutui trentennali fissi negli Stati Uniti è salito al 6.98%, dal 6.94% della settimana precedente.

Si tratta del livello più alto da inizio anno, in linea con l’aumento dei rendimenti dei Treasury e la persistente incertezza su inflazione e tassi futuri.

L’impatto si è fatto sentire sul fronte della domanda di credito: le richieste totali di mutui sono scese dell’1.2%, trascinate dal calo dei rifinanziamenti (-7.0%), particolarmente sensibili alla dinamica dei tassi.

In controtendenza, le richieste di mutui per l’acquisto sono aumentate del +3.0%, segnalando una domanda ancora attiva, sostenuta anche dall’aumento dell’offerta abitativa.

Il quadro rimane però fragile: con tassi così elevati, molti potenziali acquirenti restano ai margini del mercato, mentre i proprietari esistenti non hanno incentivi a vendere.

La tenuta dell’attività immobiliare dipenderà sempre più dalla dinamica dei prezzi e dalla resilienza della domanda.

Verbali FOMC: la Fed resta cauta, cresce il peso dell’incertezza commerciale

I verbali della riunione del FOMC del 6-7 maggio 2025 hanno confermato un’impostazione prudente da parte della Federal Reserve.

L’istituto ha ribadito la decisione di mantenere i tassi invariati tra il 4.25% e il 4.50%, sottolineando però un aumento delle incertezze legate alle politiche commerciali dell’amministrazione Trump.

I partecipanti hanno discusso l’impatto dei nuovi dazi, esprimendo timori per le ripercussioni sul sentiment economico e sul posizionamento globale degli asset statunitensi.

Alcuni membri hanno anche avvertito che l’economia potrebbe entrare in una fase di “stagflazione moderata”, ovvero inflazione elevata accompagnata da rallentamento della crescita e indebolimento del mercato del lavoro.

Nessun orientamento esplicito sui tempi di un eventuale taglio dei tassi, ma è emersa con chiarezza la necessità di valutare con cautela i dati in arrivo.

I rischi sono ritenuti bilanciati, ma la soglia per un intervento resta alta.

Scorte settimanali di greggio (API)

Il report settimanale dell’American Petroleum Institute ha evidenziato un calo di 4236 milioni di barili nelle scorte di greggio statunitensi per la settimana conclusa il 23 maggio, contro attese di un aumento di circa 1000 milioni.

Il dato ha sorpreso gli operatori, suggerendo una possibile ripresa della domanda o una momentanea contrazione dell’offerta.

La reazione dei mercati è stata inizialmente positiva, con un rafforzamento dei prezzi del greggio che ha interrotto, almeno temporaneamente, la recente tendenza ribassista.

Tuttavia, il contesto generale resta incerto: la pressione macroeconomica, le tensioni commerciali e i dubbi sulla crescita globale continuano a influenzare negativamente il sentiment nel settore energetico.

In assenza di segnali strutturali di inversione della domanda, il calo delle scorte è stato interpretato più come un’oscillazione settimanale che come un segnale di svolta duratura.

Giovedì 29 maggio – PIL e scorte sorprendono, ma il lavoro rallenta

PIL USA (seconda stima, Q1 2025)

La seconda stima del PIL statunitense per il primo trimestre 2025 ha mostrato una contrazione annualizzata dello 0.2%, leggermente meno marcata rispetto al -0.3% della stima preliminare, ma comunque segno evidente di un rallentamento.

Si tratta della prima flessione da tre anni, a conferma di una fase congiunturale complessa.

A pesare in modo determinante è stato il forte aumento delle importazioni (+42.6%), legato a una corsa agli acquisti prima dell’entrata in vigore dei nuovi dazi commerciali.

Questo ha ampliato il disavanzo commerciale, sottraendo quasi 5 punti percentuali alla crescita.

In parallelo, la spesa dei consumatori è rallentata a +1.2%, il minimo da metà 2023, mentre la spesa pubblica federale è scesa del 4.6%.

Si salvano gli investimenti fissi, in rialzo del 7.8%, e le esportazioni, cresciute del 2.4%.

Male invece i profitti aziendali, in calo del 3.6%, il peggiore risultato dal 2020.

Sul fronte prezzi, l’indice PCE è salito del 3.6%, mentre il core PCE ha segnato un +3.4%, confermando le pressioni inflazionistiche e giustificando l’approccio prudente della Federal Reserve.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono salite a 240000 nella settimana conclusa il 24 maggio 2025, segnando un nuovo massimo da agosto 2023.

Il dato è superiore alle attese del mercato, che si fermavano attorno a 222000, e in aumento rispetto alle 229000 della settimana precedente (dato rivisto da 231000).

Pur non indicando ancora un indebolimento strutturale del mercato del lavoro, la tendenza al rialzo delle ultime settimane suggerisce che la piena occupazione potrebbe iniziare a vacillare.

Si tratta di un segnale che la Fed osserverà con attenzione, anche se non sufficiente da solo a giustificare un cambio di rotta immediato sulla politica monetaria.

Le vendite di case in sospeso negli Stati Uniti hanno registrato una flessione significativa ad aprile, con un calo del 6.3% rispetto al mese precedente, secondo i dati della National Association of Realtors (NAR).

L’indice Pending Home Sales si è attestato a 71.3, il livello più basso dal gennaio 2023, e ben al di sotto delle aspettative degli analisti, che prevedevano una contrazione più contenuta di circa l’1.0%.

Il calo ha interessato tutte le regioni degli Stati Uniti, con la zona occidentale che ha subito la contrazione più marcata (-8.9%), seguita dal Sud (-7.7%), dal Midwest (-5.0%) e dal Nordest (-0.6%).

Su base annua, le vendite in sospeso sono diminuite del 2.5%, con l’eccezione del Midwest, che ha mostrato un incremento del 2.2% rispetto ad aprile 2024.

Secondo Lawrence Yun, capo economista della NAR, “in questa fase critica del mercato immobiliare, tutto ruota attorno ai tassi ipotecari”.

Nonostante un aumento dell’inventario di case disponibili, le vendite non stanno aumentando.

Yun sottolinea che “tassi ipotecari più bassi sono essenziali per riportare gli acquirenti nel mercato immobiliare”.

Il presidente della Federal Reserve di Chicago, Austan Goolsbee, ha ribadito un approccio improntato alla cautela, sottolineando che la politica dei dazi rischia di ostacolare una piena valutazione della forza dell’economia statunitense.

A suo avviso, se tali barriere venissero rimosse, la Fed potrebbe considerare un taglio dei tassi, dato l’attuale andamento favorevole dell’inflazione.

Goolsbee ha utilizzato una metafora plastica, paragonando l’economia a degli “addominali ben allenati coperti di grasso”: per vedere la solidità sottostante, serve rimuovere ciò che la nasconde.

Ha inoltre espresso preoccupazione per l’incertezza legale attorno ai dazi, paventando che l’attuale amministrazione possa trovare nuove vie per reintrodurli anche dopo una sentenza sfavorevole.

Un messaggio chiaro a favore della stabilità commerciale come prerequisito per un orientamento monetario meno restrittivo.

Il report settimanale dell’Energy Information Administration ha mostrato un calo inatteso delle scorte di greggio, pari a 2.8 milioni di barili, contro attese di un aumento di circa 1 milione.

Anche le scorte di benzina si sono ridotte di 2.4 milioni di barili, mentre quelle di distillati sono scese di 724000 barili, segnando il livello più basso dal 2005.

La contrazione delle scorte è stata accompagnata da un deciso incremento della domanda di carburante, spinta in parte dai viaggi per il Memorial Day, con i consumi di benzina saliti a 9.5 milioni di barili al giorno.

Le esportazioni di greggio sono aumentate a 4.3 milioni di barili al giorno, mentre la produzione è rimasta stabile a 13.4 milioni.

Nel complesso, il dato ha avuto un impatto di sostegno sui prezzi petroliferi, in controtendenza rispetto ai segnali di debolezza osservati nei giorni precedenti.

Tuttavia, il sentiment generale sul comparto rimane incerto, condizionato da dinamiche macroeconomiche più ampie.

Venerdì 30 maggio – Inflazione in lieve calo, ma consumi e fiducia rallentano

Il core PCE di aprile è cresciuto dello 0.2% su base mensile, leggermente sotto le attese dello 0.3%, mentre su base annua si è attestato al 2.7%, in calo dal 2.8% di marzo.

Il dato rappresenta un segnale incoraggiante per chi spera in un allentamento monetario nei prossimi mesi.

Anche se il ritmo dell’inflazione core resta superiore al target del 2%, il rallentamento mensile potrebbe essere interpretato come un primo passo verso una traiettoria più compatibile con gli obiettivi della Federal Reserve.

Tuttavia, il calo è ancora troppo contenuto per modificare in modo netto la narrativa dominante.

La Fed ha bisogno di più prove di disinflazione sostenuta prima di considerare un taglio dei tassi, ma la lettura odierna rafforza l’idea che il picco dell’inflazione core sia ormai alle spalle.

Ad aprile, i redditi personali negli Stati Uniti sono aumentati dello 0.3%, in linea con le attese, mentre le spese personali sono cresciute solo dello 0.2%, rallentando rispetto allo 0.7% del mese precedente.

Il dato conferma una tenuta del reddito nominale, sostenuto da un mercato del lavoro ancora resiliente, ma segnala una frenata nei consumi, compatibile con l’indebolimento della fiducia e con un’inflazione che continua a comprimere il potere d’acquisto reale.

L’attenuazione delle spese personali, se confermata nei prossimi mesi, potrebbe indicare un cambiamento di atteggiamento da parte dei consumatori, più inclini al risparmio o alla prudenza, soprattutto in un contesto di tassi elevati e condizioni creditizie restrittive.

Per la Fed, si tratta di un segnale da monitorare attentamente: una spesa privata più debole potrebbe raffreddare l’economia, aprendo margini per un possibile allentamento monetario più avanti nell’anno, se accompagnato da un continuo raffreddamento dell’inflazione.

Ad aprile, il disavanzo commerciale statunitense di beni è salito a 100.6 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 92.2 miliardi di marzo.

Si tratta di un peggioramento netto, dovuto soprattutto al calo delle esportazioni, scese dell’1.8%, mentre le importazioni sono aumentate dell’1.7%. Il dato evidenzia un indebolimento della domanda estera, probabilmente legato alla forza del dollaro e alla debolezza ciclica in Europa e Asia.

Questa dinamica pesa sulla bilancia commerciale e, a parità di altre condizioni, rappresenta un freno alla crescita del PIL nel secondo trimestre.

Il deterioramento del saldo commerciale è particolarmente rilevante in una fase in cui l’economia interna sta già mostrando segnali di decelerazione, e conferma l’importanza della domanda estera come variabile critica per il momentum dell’attività produttiva USA nei prossimi mesi.

Ad aprile, gli inventari all’ingrosso preliminari sono aumentati dello 0.2%, mentre quelli al dettaglio (escluse auto) sono cresciuti dello 0.1%.

Si tratta di variazioni contenute, ma indicative di una dinamica ancora incerta nella gestione delle scorte.

L’incremento nel canale all’ingrosso potrebbe riflettere una domanda finale più debole del previsto, con potenziali implicazioni negative per il PIL del secondo trimestre.

Allo stesso tempo, l’aumento moderato degli stock retail suggerisce una maggiore cautela da parte dei distributori, che potrebbero stare cercando di evitare accumuli eccessivi in un contesto di consumi meno vivaci.

Nel complesso, i dati non indicano una rottura significativa, ma si inseriscono nel quadro di un’economia che sta gradualmente rallentando, spingendo le imprese a rivedere con maggiore attenzione le proprie strategie di approvvigionamento.

A maggio, l’indice PMI Chicago è sceso a 35.2, in netto calo rispetto al 37.9 di aprile e ben al di sotto delle attese di mercato.

Il dato rafforza il segnale di profonda debolezza ciclica nel manifatturiero del Midwest, confermando un trend già emerso in altri distretti come quello di Dallas.

La lettura è la più bassa dal maggio 2020, durante le prime fasi della pandemia, e indica una contrazione marcata dell’attività.

In particolare, il sottoindice dei nuovi ordini è crollato a 28.6, segnalando un raffreddamento della domanda.

Anche l’indice sull’occupazione è tornato sotto quota 40, suggerendo che anche il mercato del lavoro locale inizia a risentire della frenata produttiva.

In un contesto in cui la Fed osserva con attenzione la tenuta dell’economia reale, un dato così debole potrebbe rafforzare le pressioni a favore di un cambio di rotta più rapido nella politica monetaria, soprattutto se confermato da altri indicatori regionali.

A maggio, l’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan si è attestato a 52.2, una lettura leggermente superiore alla stima preliminare di 50.8 ma ancora molto debole rispetto agli standard storici.

Il dato conferma un clima di forte incertezza tra i consumatori americani, già evidente nei mesi precedenti.

Le aspettative di inflazione a un anno sono salite al 6.6%, in lieve aumento rispetto al mese precedente, ma al di sotto della stima iniziale, mentre quelle a cinque anni sono scese al 4.2%, primo calo da dicembre 2024.

La stabilizzazione del sentiment, sebbene fragile, è attribuita anche all’annuncio del 12 maggio sulla sospensione temporanea di alcuni dazi verso la Cina, che ha contribuito a smorzare i timori immediati sui prezzi.

Resta però elevato il pessimismo sulle prospettive economiche: il 64% dei consumatori prevede un peggioramento delle condizioni nei prossimi 12 mesi e circa due terzi si aspettano un aumento della disoccupazione.

Questi dati mantengono acceso l’allarme sul fronte della fiducia, uno degli indicatori più sensibili per il ciclo dei consumi.

Il punto sui mercati e sulla volatilità implicita

Le indicazioni fornite nel precedente outlook si sono rivelate accurate.

Il contesto di bassa volatilità atteso si è effettivamente concretizzato, con un VIX rimasto in stallo, segno di un mercato in attesa di nuovi catalizzatori.

Sul fronte S&P 500, il rimbalzo tecnico (+2,1% in quattro sedute) ha confermato la view secondo cui il recente storno fosse principalmente da attribuire a prese di beneficio e non a un deterioramento strutturale del quadro rialzista.

VIX

L’indice della paura continua a oscillare in una fase di consolidamento, senza offrire al momento segnali direzionali marcati.

L’assenza di breakout o breakdown suggerisce una prosecuzione della fase di compressione della volatilità, tipica delle fasi interlocutorie di mercato.

S&P

Il trend di medio termine mantiene una configurazione costruttiva, nonostante qualche fisiologica incertezza di breve periodo.

Il supporto dinamico si è ora attestato in area 5383 punti, segnalando un progressivo rialzo dei livelli di equilibrio, sebbene con una solidità inferiore rispetto ai precedenti supporti.

Permane comunque un bias rialzista per la settimana entrante, con eventuali ritracciamenti che potrebbero offrire opportunità di ingresso in ottica di continuazione del trend.

L’analisi storica suggerisce una settimana tendenzialmente neutra, con range contenuti sia sull’indice S&P 500 sia sul VIX.

Solo nella parte finale della settimana si intravedono potenziali tensioni sul fronte della volatilità, da monitorare attentamente in chiave difensiva.

In sintesi

Il quadro tecnico si mantiene favorevole, ma con segnali che invitano a una gestione attiva del rischio, soprattutto in ottica di fine settimana.

Il VIX stabile e l’S&P 500 impostato positivamente offrono uno scenario propizio, pur in un contesto macro ancora da decifrare pienamente.

Calendario macroeconomico USA di questa settimana

Con un accento soltanto sui dati a maggiore impatto sull’economia americana

Lunedì 2 giugno

Ore 16:00 – ISM Manufacturing PMI (maggio)

L’indice ISM manifatturiero statunitense per maggio è atteso in lieve miglioramento a 49.3 rispetto al 48.7 di aprile, ma resterebbe comunque sotto la soglia dei 50 punti, indicando una contrazione dell’attività industriale.

I sottoindici relativi a nuovi ordini e occupazione, precedentemente a 47.2 e 46.5 rispettivamente, saranno particolarmente osservati per valutare la tenuta della domanda e del mercato del lavoro nel settore manifatturiero.

Un dato inferiore alle attese potrebbe rafforzare le aspettative di un rallentamento economico, mentre una sorpresa positiva potrebbe attenuare i timori di recessione.

Martedì 3 giugno

Ore 16:00 – Offerte di lavoro JOLTs (aprile)

Le offerte di lavoro rilevate dal report JOLTs per il mese di aprile sono attese in calo a circa 8.35 milioni, in flessione rispetto agli 8.49 milioni di marzo.

Il dato, pur rimanendo storicamente elevato, confermerebbe una progressiva normalizzazione del mercato del lavoro, in linea con altri segnali di raffreddamento osservati recentemente.

Un calo più marcato potrebbe essere interpretato come un segnale di rallentamento della domanda di lavoro da parte delle imprese, contribuendo ad alimentare le attese di un possibile allentamento monetario nei prossimi mesi da parte della Fed.

Viceversa, una tenuta sopra le attese rafforzerebbe la narrativa di resilienza dell’occupazione e, quindi, la cautela da parte della banca centrale.

Mercoledì 4 giugno

Ore 16:00 – ISM Servizi PMI (maggio)

L’indice ISM dei servizi per il mese di maggio sarà osservato attentamente per valutare la tenuta del settore terziario, che rappresenta oltre due terzi dell’economia statunitense.

Dopo il calo a 49.4 di aprile, sotto la soglia dei 50 punti che separa espansione da contrazione, i mercati attendono un eventuale rimbalzo sopra quota 50.

Una nuova lettura in territorio negativo acuirebbe i timori di rallentamento economico, rafforzando l’ipotesi di un taglio dei tassi entro l’estate.

Al contrario, un dato superiore alle attese potrebbe spingere la Fed a prolungare l’attuale fase di attesa.

Attenzione anche ai sottoindici relativi all’occupazione e ai prezzi pagati, entrambi chiave per la lettura delle pressioni inflazionistiche nei servizi.

Giovedì 5 giugno

Nessun dato ad alto impatto oggi.

Venerdì 6 giugno

Ore 14:30 – Stipendi non agricoli (ADP Employment Report, maggio)

Il report ADP sugli stipendi nel settore privato, escluso il comparto agricolo, offrirà un’importante anticipazione del più atteso rapporto ufficiale sull’occupazione (non-farm payrolls) previsto per venerdì.

Dopo la crescita di 192000 posti di lavoro registrata ad aprile, gli analisti prevedono un rallentamento del ritmo, coerente con i segnali di ammorbidimento del mercato del lavoro emersi nelle ultime settimane.

Un dato significativamente inferiore alle attese rafforzerebbe le aspettative di un possibile taglio dei tassi da parte della Federal Reserve entro l’estate, mentre una sorpresa al rialzo potrebbe raffreddare l’ottimismo dei mercati.

Particolare attenzione sarà rivolta al settore dei servizi e alla dinamica dei salari, che restano un indicatore chiave per l’orientamento della politica monetaria.

Ore 14:30 – Tasso di disoccupazione (maggio)

Il dato sul tasso di disoccupazione sarà cruciale per valutare la tenuta del mercato del lavoro statunitense.

Ad aprile, il tasso era salito al 4.0%, il livello più alto da gennaio 2022.

Per maggio, gli analisti si attendono una stabilizzazione o un lieve aumento, che confermerebbe l’ipotesi di un graduale rallentamento dell’economia.

Un tasso superiore alle attese rafforzerebbe le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, soprattutto se accompagnato da segnali di moderazione anche sul fronte salariale.

Al contrario, una disoccupazione stabile o in calo potrebbe suggerire che il mercato del lavoro resta più resiliente del previsto, complicando il percorso di allentamento monetario.

Trading operativo: il portafoglio delle strategie di Erere

Migliora l’andamento del conto societario, sul quale si sono verificati sensibili recuperi di alcune posizioni azionarie frutto di assegnazioni di put.

In netta ripresa anche le operazioni di Poor man’s covered call, che avevano zavorrato pesantemente il conto durante lo storno causato dai dazi di Trump.

Settimana di assestamento invece sul conto test CFM, sul quale non c’è nulla di nuovo da segnalare.

La scorsa settimana abbiamo aperto e chiuso le prime due posizioni out-of-sample per la strategia Short Term Directional S&P500, chiuse entrambe con un buon profitto.

Come segnalato agli abbonati, soltanto la prima delle due confluirà nell’equity line, per coerenza con l’impianto di strategia, che “accetta” operazioni multiple simultanee soltanto quando tra l’una e l’altra il mercato scende, cosa che nel caso specifico della scorsa settimana non si è verificata.

Il secondo segnale è stato dato comunque per chi, eventualmente, non avesse potuto seguire il primo.

Per la settimana entrante abbiamo già un nuovo segnale operativo.

Nulla di fatto, invece, per ora, sulla strategia Triple Class Mean Reverting; stiamo monitorando il mercato in attesa di opportunità operative.

equity % conto societario
equity % conto test CFM

Equity line IS+OOS strategia Short Term Directional SP500 (in grigio la parte IS, in verde, anche se poco visibile, per ora, la OOS).

Raggiunto un nuovo massimo storico dell’equity!

equity IS + OOS strategia STD SP500

Il focus settoriale della settimana

Settore industriale USA: tra rallentamento ciclico e potenziali catalizzatori

Il settore industriale statunitense si trova in una fase delicata, sospeso tra i segnali di rallentamento che hanno caratterizzato la prima parte del 2025 e le attese per una possibile stabilizzazione nei prossimi mesi.

Gli ultimi dati hanno mostrato un quadro misto: gli indici PMI manifatturieri regionali (Chicago, Dallas) si sono mantenuti in territorio contrattivo, con nuovi ordini in calo e un sentiment ancora fragile tra le imprese.

Tuttavia, alcuni sottoindicatori – come occupazione e produzione – stanno mostrando una certa tenuta, suggerendo che il punto di minimo ciclico potrebbe non essere lontano.

In questo contesto, la settimana che si apre il 2 giugno potrebbe rivelarsi cruciale per comprendere la traiettoria del comparto.

Lunedì sarà pubblicato l’indice ISM manifatturiero, che offrirà una fotografia aggiornata sulla domanda interna e internazionale, sulla dinamica dei prezzi alla produzione e sulla disponibilità di manodopera.

Mercoledì toccherà all’ISM servizi, che include una componente industriale allargata come logistica, trasporti e supply chain.

Infine, i dati sul mercato del lavoro di giovedì permetteranno di verificare quanto la fase ciclica stia impattando l’occupazione nel comparto.

Il rallentamento degli ordinativi core evidenziato negli ultimi mesi suggerisce che molte imprese stanno posticipando investimenti in attrezzature e impianti, in attesa di maggiore visibilità sulle politiche commerciali e sull’orientamento futuro della Federal Reserve.

Allo stesso tempo, però, alcuni segmenti industriali continuano a beneficiare di trend strutturali: la spesa pubblica in infrastrutture, il reshoring manifatturiero, gli investimenti nella difesa e la digitalizzazione dei processi produttivi stanno creando nicchie di crescita che potrebbero resistere anche a un ciclo economico meno brillante.

Dal punto di vista degli investitori, il comparto industriale resta esposto alla ciclicità, ma potrebbe offrire opportunità interessanti in un’ottica di medio termine.

Soprattutto se i prossimi dati macro dovessero indicare una decelerazione meno marcata del previsto o un inizio di stabilizzazione del quadro congiunturale.

ETF tematici da monitorare:

  • XLI – Industrial Select Sector SPDR Fund
    L’ETF più rappresentativo del settore industriale USA, include colossi come Caterpillar, Union Pacific, Raytheon e Honeywell. Adatto per chi cerca un’esposizione diversificata al comparto in chiave ciclica.

  • ITA – iShares U.S. Aerospace & Defense ETF
    Focalizzato sulla manifattura avanzata e la difesa, questo ETF beneficia della spesa pubblica e delle tensioni geopolitiche. Include titoli come Lockheed Martin, Boeing e Northrop Grumman, con esposizione a margini elevati e ordini a lungo termine.

Gli earnings principali di questa settimana

Lunedì 2 giugno

Prima dell’apertura

Campbell Soup (CPB) pubblica i conti del trimestre prima dell’apertura. Gli analisti si aspettano un EPS rettificato intorno a 0.65 dollari, in lieve calo rispetto all’anno scorso, con vendite stabili. Riflettori puntati sul segmento snack, che ha deluso nei trimestri precedenti, e sull’impatto dei costi logistici e dei dazi. L’outlook annuale sarà cruciale per il sentiment sul titolo.

Martedì 3 giugno

Prima dell’apertura

Signet Jewelers (SIG)
Il focus sarà su vendite comparabili e margini, in un contesto di consumi discrezionali indeboliti. Attesa pressione su gioielli di fascia media. Outlook annuale molto rilevante.

Dopo la chiusura

Guidewire Software (GWRE)
Occhi puntati su ricavi ricorrenti e nuovi contratti cloud nel settore assicurativo. La crescita dei servizi SaaS sarà scrutinata con attenzione dagli investitori.

Hewlett Packard Enterprise (HPE)
Attese concentrate su infrastrutture AI e servizi cloud ibridi. I margini e la guidance per la seconda metà dell’anno saranno decisivi per il tono del mercato.

Mercoledì 4 giugno

Prima dell’apertura

Dollar Tree (DLTR)
Attese concentrate sull’andamento delle vendite comparabili e sulla redditività, in un contesto di consumatori sempre più sensibili al prezzo. Focus anche sul piano di ristrutturazione dei punti vendita Family Dollar.

Thor Industries (THO)
Il mercato valuterà la domanda per camper e veicoli ricreazionali in un contesto di alti tassi e spesa discrezionale in calo. Attesi margini sotto pressione.

Dopo la chiusura

Five Below (FIVE)
Performance comparabili e guidance estiva sotto la lente. Cruciale capire se il retailer discount riesce a mantenere traffico e ticket medi in una fase di cautela nei consumi.

Verint Systems (VRNT)
Focus su cloud e intelligenza artificiale applicata al customer engagement. Il mercato guarda a segnali di ripresa nella crescita organica e nell’espansione dei margini.

Giovedì 5 giugno

Prima dell’apertura

Ciena (CIEN)
Focus sul portafoglio ordini e sulla domanda per soluzioni di rete ottica, in particolare da parte di hyperscaler e operatori telco. Attesi margini stabili ma crescita moderata.

Dopo la chiusura

Broadcom (AVGO)
Grande attesa per gli aggiornamenti su chip AI e integrazione di VMware. Il mercato si aspetta una conferma della guidance rialzista. Titolo strategico per l’esposizione all’AI.

Docusign (DOCU)
Gli investitori cercheranno segnali di stabilizzazione nella crescita, dopo trimestri altalenanti. Occhi puntati anche sulla redditività e sull’adozione di nuove soluzioni AI-driven.

Guess (GES)
Il focus sarà su margini e vendite in Nord America e Europa. Atteso un quadro fragile, penalizzato da minore domanda discrezionale e pressioni promozionali.

Lululemon Athletica (LULU)
Il mercato guarda alla dinamica comparabile in Nord America e Cina. L’attenzione sarà anche sulla tenuta dei margini lordi in un contesto di spese elevate per l’espansione globale.

Venerdì 6 giugno

Prima dell’apertura

G-III Apparel Group (GIII)
Il mercato si concentrerà sulla performance dei brand chiave come DKNY e Karl Lagerfeld, oltre che sulla gestione degli inventari. Attesi margini sotto pressione a causa delle promozioni.

Dopo la chiusura

Children’s Place (PLCE)
Focus su ricavi e guidance, in un contesto ancora difficile per il retail di abbigliamento infantile. Gli investitori valuteranno anche eventuali aggiornamenti sul piano di ristrutturazione.