SMB Strategic Markets Bulletin di QuantOptions Academy

SMB Strategic Markets Bulletin

Il briefing settimanale sui mercati, con un focus strategico.

Una sintesi della settimana macro appena conclusa

La settimana dal 7 all’11 aprile 2025 ha restituito un quadro macroeconomico complesso e a tratti contraddittorio per l’economia statunitense. Il dato sul credito al consumo di febbraio ha mostrato una contrazione inaspettata, segnalando una maggiore prudenza delle famiglie nonostante la resilienza dei redditi. Il sentiment tra le piccole imprese è peggiorato sensibilmente, con l’indice NFIB sceso a 97.4 e segnali di debolezza diffusi, in particolare nelle aspettative di vendita e nei piani occupazionali. Sul fronte del lavoro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono aumentate lievemente ma restano su livelli storicamente bassi, mentre quelle continuative sono diminuite, suggerendo una certa fluidità nei flussi occupazionali. I mercati obbligazionari hanno mostrato segnali misti: l’asta dei Treasury a 3 anni ha evidenziato una domanda solida ma in lieve raffreddamento, mentre quella a 10 anni ha sorpreso positivamente con una partecipazione record da parte degli investitori esteri; buono anche il collocamento del trentennale. I dati sull’inflazione hanno fornito spunti di riflessione: il CPI di marzo ha segnato un calo mensile dello 0.1%, spinto dal crollo dei prezzi della benzina, ma i nuovi dazi su importazioni cinesi alimentano il rischio di un ritorno di pressioni inflazionistiche. Il PPI, in calo dello 0.4%, ha rafforzato questa dinamica, sebbene alcuni segmenti (come l’acciaio) abbiano mostrato rialzi. Sul fronte energetico, le scorte di greggio sono aumentate oltre le attese, mentre le giacenze presso Cushing sono salite per effetto di minori esportazioni, in un contesto aggravato dalle tensioni commerciali tra USA e Cina. Il report WASDE ha mostrato dinamiche divergenti nei mercati agricoli, con un incremento delle esportazioni di mais e un accumulo di scorte nel grano e nel cotone. Infine, il bilancio federale ha evidenziato un deficit in contrazione a marzo, ma in forte crescita nel primo semestre dell’anno fiscale, complice l’aumento degli interessi sul debito. Il colpo di scena è arrivato dall’Università del Michigan: l’indice di fiducia dei consumatori è crollato a 50.8 punti, il secondo peggior dato dal 1972, con aspettative di inflazione a 1 anno salite al 6.7%, riflettendo un mix di sfiducia, pressioni sui prezzi e timori per l’occupazione. Per maggiori dettagli sui singoli dati qui riassunti, ti invitiamo a leggere i paragrafi successivi.

Una analisi puntuale dei principali indicatori macro-economici della settimana scorsa

Credito al consumo per febbraio 2025

Il dato sul credito al consumo negli Stati Uniti per febbraio 2025 ha deluso le aspettative, registrando una flessione di 0,81 miliardi di dollari rispetto al mese precedente, a fronte di una previsione di consenso pari a +15,2 miliardi.

Si tratta del primo calo mensile da novembre 2024 e riflette una dinamica divergente tra le principali componenti: il credito revolving, legato a strumenti come le carte di credito, è cresciuto marginalmente (+128 milioni), mentre il credito non revolving, che comprende i prestiti auto e per l’istruzione, è diminuito di 938 milioni.

Secondo MarketScreener, la Federal Reserve ha espresso preoccupazione per la tendenza osservata, sottolineando i potenziali rischi per la stabilità del sistema in un contesto di crescente incertezza macroeconomica e commerciale.

A complicare ulteriormente il quadro, si aggiungono i dati su redditi e spese personali, che nello stesso mese sono cresciuti rispettivamente dello 0,8% e dello 0,4%, a testimonianza di una domanda ancora resiliente nonostante il calo dell’indebitamento.

Complessivamente, la fotografia restituita da questi numeri suggerisce una maggiore prudenza da parte dei consumatori, ma anche una tenuta dei fondamentali di reddito che rende difficile tracciare una direzione univoca per i consumi nei prossimi mesi.

National Federation of Independent Business – Small Business Optimism Index per marzo 2025

Il NFIB Small Business Optimism Index per marzo 2025 ha registrato un calo significativo di 3.3 punti, attestandosi a 97.4, il livello più basso da ottobre 2024 e al di sotto della media storica di lungo periodo pari a 98.

Si tratta della flessione mensile più marcata dal giugno 2022, riflettendo un peggioramento diffuso in sette delle dieci componenti dell’indice.​

Le aspettative future sono peggiorate in modo deciso: la percentuale netta di imprenditori che prevede un miglioramento delle condizioni economiche è scesa di 16 punti, fermandosi al 21%, mentre le attese di un aumento delle vendite nette sono crollate al 3%, il livello più basso dal periodo pre-elettorale del 2024.

Nonostante una diminuzione dell’Indice di Incertezza di 8 punti, ora a quota 96, il valore rimane superiore alle medie storiche, segnalando un clima imprenditoriale ancora segnato da cautela e timori per l’impatto delle politiche protezionistiche sui margini operativi e sulla domanda futura .​

Sul fronte del lavoro, il 40% degli imprenditori ha segnalato difficoltà nel reperire manodopera qualificata, con il 19% che considera la qualità del lavoro come il principale problema aziendale. Parallelamente, i piani di assunzione per i prossimi tre mesi sono diminuiti al 12%, il livello più basso da aprile 2024.

In termini di prezzi, la quota netta di aziende che ha aumentato i prezzi di vendita è scesa di 6 punti al 26%, mentre il 30% prevede ulteriori aumenti nei prossimi mesi, il valore più alto da marzo 2024 .​

In sintesi, il report di marzo evidenzia un deterioramento delle aspettative economiche tra le piccole imprese statunitensi, influenzato da fattori come l’incertezza politica, le tensioni commerciali e le sfide nel mercato del lavoro.

Fonti consultate:
Reuters
Haver Analytics

Asta dei Treasury Note a 3 anni

L’asta dei Treasury Note a 3 anni tenutasi martedì 8 aprile 2025 si è conclusa con risultati generalmente solidi, sebbene con segnali di leggera tensione sul fronte della domanda.

Il titolo, con scadenza aprile 2028, è stato emesso per un ammontare totale di 58 miliardi di dollari.

Il rendimento di copertura (high yield) si è attestato al 4.759%, in rialzo rispetto al 4.614% registrato nell’asta precedente di marzo, riflettendo le recenti preoccupazioni dei mercati per l’inflazione e l’incertezza derivante dai nuovi dazi introdotti dall’amministrazione Trump.

Il bid-to-cover ratio, indicatore della domanda rispetto all’offerta, è stato pari a 2.51, in lieve calo rispetto al 2.56 del mese scorso.

Sebbene il dato indichi ancora una domanda ragionevolmente robusta, la partecipazione degli investitori indiretti – spesso considerati un proxy per l’interesse estero – è scesa leggermente al 58.4%, dopo essere stata sopra il 60% nelle aste precedenti.

In sintesi, il Tesoro ha completato con successo l’emissione, ma i tassi in aumento e la maggiore incertezza macro sembrano aver raffreddato marginalmente l’appetito per il debito governativo a breve termine.

Fonti consultate:
Bloomberg
Financial Times

Scorte settimanali di petrolio dell’API (settimana precedente)

L’8 aprile 2025 l’American Petroleum Institute (API) ha reso noti i dati settimanali sulle scorte di petrolio greggio statunitensi per la settimana conclusa il 4 aprile, evidenziando una diminuzione di 1057 milioni di barili.

Il dato, pur segnalando un assorbimento dell’offerta dopo l’aumento di 6037 milioni registrato la settimana precedente, non è riuscito a innescare un rimbalzo dei prezzi del greggio, che sono anzi proseguiti al ribasso.

Il WTI è sceso sotto la soglia psicologica dei 60 dollari al barile, toccando un minimo di 58.95, mentre il Brent ha ceduto il 3.7%, attestandosi a 63.15 dollari.

La debolezza dei prezzi, nonostante il calo delle scorte, è riconducibile al deterioramento delle prospettive macroeconomiche globali e a un peggioramento delle tensioni geopolitiche e commerciali.

L’8 aprile, il presidente Trump ha annunciato un nuovo aumento generalizzato dei dazi sulle importazioni cinesi, portando le aliquote al 145%, mentre il 9 aprile Pechino ha risposto con dazi di ritorsione fino al 125% su un ampio paniere di beni americani.

Particolarmente colpiti anche i settori delle importazioni a basso valore – come fast fashion e elettronica di consumo – che in precedenza beneficiavano dell’esenzione de minimis.

Sono state revocate anche le esenzioni doganali per colossi come Temu e Shein, che ora affrontano dazi fino al 90%.

In questo contesto, il mercato del petrolio riflette un clima di crescente incertezza: da un lato le scorte in calo indicano una domanda ancora sostenuta o una restrizione dell’offerta; dall’altro, l’intensificarsi della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina alimenta i timori di una frenata della crescita globale, con effetti potenzialmente depressivi sulla domanda di energia.

La combinazione di fattori economici e politici contribuisce così a mantenere elevata la volatilità nei mercati delle materie prime.

Scorte di petrolio greggio e inventario di Cushing, Oklahoma

Nella settimana conclusasi il 4 aprile 2025, le scorte commerciali di petrolio greggio negli Stati Uniti sono aumentate di 2.6 milioni di barili, raggiungendo un totale di 442.3 milioni di barili.

Questo incremento ha superato le aspettative degli analisti, che prevedevano un aumento di circa 1.4 milioni di barili.

Parallelamente, le scorte presso l’hub di Cushing, Oklahoma, punto di consegna per il contratto futures del WTI, sono cresciute di 681000 barili, attestandosi a 25.8 milioni di barili.

Questo rappresenta un aumento del 2.7% rispetto alla settimana precedente, ma una diminuzione del 22% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

L’incremento delle scorte è stato attribuito a un aumento delle importazioni nette e a un calo significativo delle esportazioni, scese, rispettivamente, di 637000 barili al giorno a 3.2 milioni di barili al giorno, il livello più basso dall’inizio dell’anno.

Questo calo è stato influenzato dalle crescenti tensioni commerciali, in particolare dall’introduzione di nuovi dazi da parte della Cina sulle importazioni di petrolio statunitense.

Nonostante l’aumento delle scorte, i prezzi del petrolio hanno subito una flessione di oltre il 5%, riflettendo le preoccupazioni degli investitori riguardo alla domanda globale e alle incertezze economiche derivanti dalle tensioni commerciali.

Asta dei Treasury Note a 10 anni

L’asta dei Treasury Note a 10 anni tenutasi mercoledì 9 aprile 2025 ha registrato una domanda sorprendentemente robusta, nonostante il contesto di volatilità legato all’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Il Tesoro ha collocato 39 miliardi di dollari in titoli con scadenza 9 anni e 10 mesi, al rendimento massimo del 4.435%, inferiore alle attese di mercato.

Il bid-to-cover ratio si è attestato a 2.67, il più alto da dicembre, indicando una forte domanda.

Particolarmente degna di nota è stata la partecipazione degli investitori indiretti, tra cui le banche centrali estere, che hanno acquistato l’87.9% dell’emissione, un record storico.

Al contrario, i dealer primari hanno assorbito solo il 10.7%, ben al di sotto della media recente, segnalando un interesse diretto molto elevato da parte degli investitori istituzionali.

Secondo Reuters, l’esito positivo dell’asta ha contribuito a calmare temporaneamente i mercati obbligazionari, che avevano subito forti pressioni nei giorni precedenti.

L’asta è stata interpretata come un segnale di fiducia nella tenuta del debito sovrano statunitense, nonostante le incertezze macroeconomiche e le tensioni geopolitiche.

Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) di marzo 2025

Giovedì 10 aprile 2025, il Bureau of Labor Statistics ha comunicato che l’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI) è diminuito dello 0.1% a marzo su base mensile destagionalizzata, segnando il primo calo da maggio 2020.

Su base annua, l’inflazione è scesa al 2.4%, rispetto al 2.8% di febbraio, e al di sotto del consenso degli analisti che si attestava al 2.6%.

La discesa dei prezzi è stata trainata in particolare da un calo del 6.3% del prezzo della benzina, che ha spinto verso il basso l’intero comparto energetico (-2.4% su base mensile).

Al contrario, i prezzi degli alimentari sono aumentati dello 0.4% nel mese e del 3.0% rispetto a un anno fa.

Da segnalare il forte rialzo del prezzo delle uova, salito del 5.9% su base mensile e del 60.4% su base annua.

L’inflazione core, che esclude energia e alimentari, è salita dello 0.1% nel mese e del 2.8% su base annua: è il livello più basso da marzo 2021.

Tuttavia, secondo Business Insider e il New York Post, i nuovi dazi del 125% imposti da Trump su una vasta gamma di importazioni cinesi potrebbero innescare nuove pressioni inflazionistiche nelle prossime settimane, rendendo il compito della Federal Reserve ancora più complesso in vista del prossimo meeting di maggio.

Richieste iniziali di sussidi di disoccupazione (Initial Jobless Claims)

Nella settimana conclusasi il 5 aprile 2025, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono aumentate di 4000 unità, raggiungendo quota 223000.

Il dato è in linea con le aspettative di consenso e rappresenta un lieve incremento rispetto alle 219000 della settimana precedente.

Nel complesso, il livello rimane storicamente basso, segnalando una sostanziale tenuta del mercato del lavoro, nonostante l’aumento delle incertezze economiche legate alle politiche commerciali e all’elevata volatilità finanziaria.

Anche in questa occasione, il numero di richieste iniziali si è mantenuto sotto la soglia delle 226000 unità – livello considerato indicativo di un mercato occupazionale sano – per la sedicesima volta nelle ultime diciassette settimane.

Questo dato conferma che, pur in un contesto macroeconomico più debole, i licenziamenti rimangono contenuti.

Le richieste continuative, ovvero il numero di persone che continua a ricevere il sussidio dopo la prima settimana, sono invece diminuite di 43000 unità, scendendo a 1850000 nella settimana terminata il 29 marzo.

Questo calo è generalmente interpretato come un segnale favorevole, poiché suggerisce che un numero crescente di disoccupati sta trovando un nuovo impiego oppure non ha più bisogno del sussidio.

In altri termini, il dato rafforza l’idea che, al di là dei timori di recessione, il mercato del lavoro statunitense resti resiliente, con una certa fluidità nei flussi di uscita dalla disoccupazione.

Rapporto WASDE (World Agricultural Supply and Demand Estimates) di aprile 2025

Il rapporto WASDE pubblicato il 10 aprile 2025 ha rivisto al rialzo le esportazioni statunitensi di mais, mentre le scorte finali sono state ridotte a 1.5 miliardi di bushel, segnalando una domanda esterna più forte.

Per il grano, l’USDA ha aumentato le importazioni e ridotto le esportazioni, portando le scorte finali a 846 milioni di bushel, il livello più alto degli ultimi sei anni.

Sulla soia, il maggiore utilizzo interno per crush e le esportazioni di olio hanno compensato un calo momentaneo della domanda per biocarburanti, con scorte finali stimate a 375 milioni di bushel.

Nel cotone, le esportazioni più deboli hanno spinto le scorte a 5 milioni di balle. Infine, nel comparto zootecnico, i prezzi dei bovini sono attesi in rialzo nei prossimi trimestri, mentre per il suino è prevista una contrazione dell’offerta e delle esportazioni.

Asta dei Treasury Bond a 30 anni

Giovedì 10 aprile 2025, il Tesoro degli Stati Uniti ha collocato con successo 22 miliardi di dollari in Treasury bond a 30 anni.

Il rendimento di assegnazione è stato del 4.813%, inferiore al tasso pre-asta del 4.839%, indicando una domanda superiore alle attese.

Il rapporto di copertura si è attestato a 2.43, in aumento rispetto al 2.37 dell’asta precedente, segnalando un interesse robusto da parte degli investitori.

Questi risultati positivi giungono in un contesto di volatilità sui mercati obbligazionari, alimentata dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Nonostante ciò, la domanda per i titoli a lungo termine del Tesoro statunitense rimane solida, evidenziando la fiducia degli investitori nella stabilità del debito sovrano USA.

Fonti consultate:
TreasuryDirect
Investing.com

Bilancio federale

Il 10 aprile 2025, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato il rapporto mensile sul bilancio federale, evidenziando un deficit di 161 miliardi di dollari per il mese di marzo.

Questo rappresenta una diminuzione del 32% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, principalmente a causa di una variazione nel calendario dei pagamenti dei benefici.

Tuttavia, nel primo semestre dell’anno fiscale 2025 (ottobre 2024 – marzo 2025), il deficit ha raggiunto 1307 miliardi di dollari, segnando un aumento del 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Questo incremento è attribuibile a una crescita delle spese federali, in particolare per la previdenza sociale, Medicare, Medicaid e la difesa.

Un elemento significativo è l’aumento dei pagamenti di interessi sul debito pubblico, che hanno raggiunto un record di 582 miliardi di dollari nel primo semestre dell’anno fiscale, con un incremento di 60 miliardi rispetto all’anno precedente.

Nonostante un tasso di interesse medio stabile al 3.28%, l’aumento del livello del debito ha portato a maggiori spese per interessi.

Le entrate doganali sono aumentate a 8.75 miliardi di dollari a marzo, un incremento di 1.1 miliardi rispetto a febbraio, principalmente a seguito dell’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni dalla Cina, Canada e Messico.

Tuttavia, queste entrate rappresentano solo una piccola frazione del deficit complessivo.

In sintesi, nonostante una riduzione del deficit mensile a marzo, il deficit cumulativo per la prima metà dell’anno fiscale 2025 evidenzia una tendenza al rialzo, sollevando preoccupazioni riguardo alla sostenibilità fiscale e alla necessità di misure correttive per affrontare l’aumento delle spese e del debito pubblico.

Indice dei prezzi alla produzione (PPI) per marzo

Venerdì 11 aprile 2025, il Bureau of Labor Statistics ha pubblicato i dati relativi all’indice dei prezzi alla produzione (PPI) per marzo, evidenziando un calo dello 0.4% su base mensile, il primo ribasso in quasi un anno e mezzo.

Su base annua, l’indice ha registrato un aumento del 2.7%, in rallentamento rispetto al 3.2% di febbraio.

Questi risultati sono stati inferiori alle previsioni degli analisti, che avevano stimato un incremento mensile dello 0.2% e un aumento annuo del 3.3%.

Il calo mensile è stato principalmente attribuito a una diminuzione dell’11.1% dei prezzi della benzina e a un ribasso del 2.1% dei prezzi alimentari all’ingrosso, con riduzioni significative per uova, carne bovina e ortaggi.

I prezzi dei beni sono scesi complessivamente dello 0.9%, mentre quelli dei servizi hanno registrato una flessione dello 0.2%, influenzati da diminuzioni nei costi dei trasporti e dei servizi alberghieri.

Tuttavia, si osservano segnali di pressioni inflazionistiche in alcuni settori: i prezzi dei prodotti siderurgici sono aumentati del 7.1%, riflettendo l’impatto dei recenti dazi sulle importazioni dalla Cina, che sono stati portati al 125%.

Queste misure protezionistiche, insieme alla risposta di Pechino sui dazi, potrebbero invertire la tendenza disinflazionistica nei prossimi mesi.

L’indice PPI core, che esclude alimentari, energia e servizi commerciali, è aumentato dello 0.1% su base mensile e del 3.4% su base annua, indicando una moderazione rispetto ai mesi precedenti.

Nel complesso, il rapporto PPI di marzo suggerisce un temporaneo allentamento delle pressioni inflazionistiche, ma le recenti dinamiche commerciali in ambito dazi potrebbero riaccendere l’inflazione nei prossimi mesi, influenzando le decisioni della Federal Reserve in materia di politica monetaria.

Indice di Fiducia dei Consumatori dell’Università del Michigan (preliminare di aprile 2025) e aspettative di inflazione a 1 e 5 anni

Venerdì 11 aprile 2025, l’Università del Michigan ha pubblicato la stima preliminare dell’indice di fiducia dei consumatori per aprile, evidenziando un calo significativo a 50.8 punti rispetto ai 57.0 di marzo.

Questo rappresenta il livello più basso dal giugno 2022 e il secondo più basso mai registrato dal 1972.

Gli analisti avevano previsto una lettura di 54.6 punti.

Il calo è stato generalizzato, coinvolgendo tutte le fasce demografiche, indipendentemente da età, reddito, istruzione, regione geografica e affiliazione politica.

Le aspettative di inflazione a un anno sono aumentate dal 5.0% al 6.7%, il livello più alto dal 1981, mentre le aspettative a cinque anni sono salite dal 4.1% al 4.4%.

I consumatori hanno espresso crescenti preoccupazioni riguardo alle condizioni economiche future, alle finanze personali, ai redditi, all’inflazione e al mercato del lavoro.

In particolare, la percentuale di coloro che si aspettano un aumento della disoccupazione è più che raddoppiata rispetto a novembre 2024, raggiungendo il livello più alto dal 2009.

Queste dinamiche si inseriscono in un contesto di crescente incertezza economica, alimentata dalle recenti politiche commerciali dell’amministrazione Trump, inclusi i nuovi dazi imposti sulle importazioni dalla Cina, che hanno generato timori di una possibile stagflazione.

Il punto sui mercati azionari e sulla volatilità implicita

Nella nostra consueta analisi settimanale, esamineremo gli sviluppi recenti del mercato finanziario, concentrandoci sul VIX (Volatility Index), innanzitutto.

VIX – Volatilità in calo, ma l’attenzione resta alta

Negli ultimi tempi, l’indice VIX – termometro della volatilità sui mercati – ha mostrato segni di rallentamento dopo un periodo particolarmente turbolento.

Dopo aver toccato livelli che non si vedevano da anni, spinti dalle tensioni sulle politiche commerciali, sembra che l’apice dell’instabilità possa essere stato superato.

La recente scelta dell’amministrazione statunitense di posticipare l’attuazione di alcune tariffe ha dato respiro ai mercati, aprendo la strada a un clima più disteso.

Diversi indicatori tecnici lasciano infatti intravedere una possibile fase di normalizzazione nel prossimo mese, con una prevedibile discesa del VIX.

Tuttavia, l’incertezza globale rimane un fattore da non sottovalutare.

Per questo, è essenziale continuare a monitorare l’evoluzione del contesto settimana dopo settimana: ulteriori segnali potrebbero confermare la formazione di una base solida da cui i mercati potrebbero ripartire in modo più stabile.

S&P 500: abbiamo toccato il fondo?

L’indice ha recentemente mostrato segnali di possibile inversione di tendenza.

È in corso la formazione di una base che potrebbe favorire un rimbalzo.

Per la settimana entrante, è consigliabile prestare attenzione a eventuali segnali rialzisti di breve termine.

Sebbene il trend di fondo rimanga orientato al ribasso, potrebbero emergere opportunità prima del previsto.

Inoltre, la prossima settimana presenta condizioni stagionali favorevoli per un rialzo, in concomitanza con una prevista diminuzione della volatilità.

Calendario macroeconomico USA di questa settimana

Lunedì 14 aprile 2025

Non sono previsti rilasci di indicatori macroeconomici di rilievo. Tuttavia, nel corso della giornata sono in programma due interventi pubblici da parte di membri del Federal Reserve System:​

  • alle ore 18:00 (ora della costa orientale degli Stati Uniti), il presidente della Federal Reserve di Philadelphia, Patrick Harker, terrà un discorso;
  • alle ore 19:40 (ora della costa orientale degli Stati Uniti), è previsto l’intervento del presidente della Federal Reserve di Atlanta, Raphael Bostic.​

Questi interventi saranno monitorati con attenzione dai mercati per eventuali indicazioni sulla direzione futura della politica monetaria, soprattutto alla luce delle recenti dinamiche inflazionistiche e delle tensioni commerciali in corso.

Martedì 15 aprile 2025

Nella giornata di oggi, sono previsti diversi indicatori macroeconomici rilevanti:​

  • alle ore 14:30 (ora italiana), sarà pubblicato l’Empire State Manufacturing Index di aprile, che misura le condizioni economiche nel settore manifatturiero dello Stato di New York; ​
  • sempre alle 14:30, verranno diffusi i dati sui prezzi all’importazione e all’esportazione di marzo, utili per valutare le pressioni inflazionistiche legate al commercio internazionale; ​
  • alle ore 16:00, poi, saranno resi noti i dati relativi alle scorte e alle vendite del settore industriale per il mese di febbraio, che forniscono indicazioni sull’andamento dell’attività produttiva.

Questi indicatori saranno attentamente monitorati per comprendere meglio lo stato dell’economia statunitense e le possibili implicazioni per la politica monetaria futura.​

Mercoledì 16 aprile 2025

Mercoledì 16 aprile 2025, negli Stati Uniti, è prevista la pubblicazione di diversi indicatori macroeconomici rilevanti. Gli orari indicati sono tutti riferiti all’Italia (CEST).​

Ore 14:30
Vendite al dettaglio di marzo: questo dato fornisce informazioni sull’andamento dei consumi delle famiglie e rappresenta un indicatore chiave della domanda interna.​

Ore 15:15
Produzione industriale di marzo: misura la variazione della produzione delle industrie manifatturiere, minerarie e dei servizi pubblici.​

Ore 16:00
Scorte e vendite del settore industriale di febbraio: questi dati aiutano a comprendere le dinamiche delle scorte e delle vendite nel settore industriale, fornendo indicazioni sulla domanda e sull’offerta.​

Ore 16:30
Scorte settimanali di petrolio: i dati sul greggio dell’EIA indicano le scorte settimanali in barili in giacenza presso le imprese USA.​

Questi indicatori saranno attentamente monitorati dagli analisti e dai responsabili politici per valutare lo stato dell’economia statunitense e le possibili implicazioni per la politica monetaria futura.​

Giovedì 17 aprile 2025

Per oggi è prevista la pubblicazione di diversi indicatori macroeconomici di rilievo, tutti resi noti alle 14:30 ora italiana.

Permessi di costruzione di marzo: misura il numero di nuovi permessi rilasciati per la costruzione di edifici residenziali.​

Nuovi cantieri edili residenziali di marzo: indica il numero di nuove abitazioni la cui costruzione è iniziata nel mese.​

Indice manifatturiero della Fed di Philadelphia di aprile: fornisce informazioni sull’attività manifatturiera nella regione della Federal Reserve di Philadelphia.

Richieste iniziali di sussidi di disoccupazione: rileva il numero di nuove richieste di sussidi presentate nella settimana precedente.​

Questi dati saranno attentamente monitorati per valutare lo stato del mercato immobiliare, dell’industria manifatturiera e del mercato del lavoro negli Stati Uniti.

Venerdì 18 aprile 2025 – Mercati chiusi per festività Pasquale

Non sono previsti rilasci di indicatori macroeconomici.

Trading operativo: il portafoglio delle strategie di Erere

La prossima settimana verranno attivate due nuove strategie sul sito QuantOptions:

  • High Probability NPS, una vendita naked di put su titoli ad alta capitalizzazione, interamente basata sugli algoritmi probabilistici della piattaforma Trade AI; qui sotto, avete l’equity line in sample aggiornata alla scadenza di marzo, entro la prossima settimana pubblicheremo anche quella aggiornata alla scadenza di aprile; si tratta di una strategia robusta, capace di superare senza troppi danni anche le fasi più turbolente di mercato, anche grazie alla diversificazione temporale delle operazioni; questa strategia è compresa nell’abbonamento QuantOptions Academy Pro;
  • Short Term Directional S&P, una strategia a breve termine (max 10 giorni), basata su acquisti di call in the money su SPY; la frequenza delle operazioni è di circa una ogni venti giorni di calendario, quindi si tratta di una strategia adatta anche a chi preferisce un approccio di tipo investing ai mercati, senza la frenesia tipica di tante strategie di trading “veloce”; qui sotto vedete l’equity line in sample aggiornata ad oggi.

Nei prossimi giorni, aggiorneremo le pagine di queste due strategie con le indicazioni in materia di capitale minimo consigliato, risultati attesi, metriche di backtest, ecc…

Equity High Probability NPS Trade AI based
equity % strategia short term directional SPY

Ancora una settimana di forti oscillazioni per il portafoglio del conto societario, che ha messo a segno un lieve recupero rispetto alla scorsa settimana, ma solo dopo aver toccato un nuovo minimo relativo.

Confidando che i mercati possano aver trovato un punto di appoggio, ora lavoreremo al recupero progressivo delle posizioni in carico, senza disdegnare nuove aperture, laddove ci fossero condizioni particolarmente propizie.

In questo senso, la scorsa settimana abbiamo aperto una nuova posizione sul titolo Astrana Health, simbolo ASTH, sul quale si sono verificati strani movimenti lato call per la scadenza di maggio.

Tra le varie alternative perseguibili, abbiamo optato per la vendita di put strike 25, con l’obiettivo di finanziare l’acquisto di call 40, che però non siamo riusciti a comprare al prezzo voluto; quindi, per ora, abbiamo soltanto la posizione naked put, scadenza maggio.

Il movimento sospetto interessa appunto le call 40 scadenza maggio, negoziate per diverse migliaia a 0.25-0.30, un prezzo troppo risicato per giustificare vendite, sia naked che covered.

Come sempre, in casi come questi, si tratta di ipotesi, a fronte delle quali cerchiamo di assumere comportamenti operativi coerenti e a basso rischio.

Il titolo ASTH è molto buono sul fronte dei fondamentali, quindi la naked put non rappresenta un rischio per noi.

Nel corso di questa settimana, avremo alcune posizioni long call che scadranno, quasi certamente senza valore, ma si tratta di “tappi” messi a difesa di operazioni di tipo covered call writing fatte su strike near the money su altre scadenze.

Dovremo anche valutare l’opportunità di rinnovare queste coperture, se sarà il caso.

Performance % conto societario

Frazionale recupero anche per il portafoglio del conto test per la strategia CFM, che a sua volta ha segnato un nuovo minimo relativo di equity sull’affondo di mercato di inizio settimana.

La correzione dai massimi storici dell’equity ha toccato il 23.7%, nel momento peggiore; una variazione tutto sommato contenuta, che non mette in discussione la capacità della strategia di superare fasi di forte turbolenza sui mercati.

Del resto, la diversificazione del portafoglio è tale che, anche nelle giornate peggiori della scorsa settimana, alcune posizioni si muovevano in contro tendenza, segnando variazioni positive.

Performance conto test strategia CFM

Il focus settoriale della settimana: biotech e farmaceutico

Questa settimana ci concentriamo sul settore farmaceutico e biotech, che si trova al centro di una combinazione di catalizzatori fondamentali, macroeconomici e geopolitici.

La pubblicazione degli earning di Johnson & Johnson e Abbott Laboratories offre un’occasione per osservare da vicino l’andamento di due leader del comparto, con business ben diversificati e una forte esposizione all’innovazione medica.

J&J, in particolare, dopo la separazione del ramo consumer, ha rafforzato la sua posizione nel pharma e nei dispositivi medici, mentre Abbott continua a espandere la leadership nei dispositivi per il monitoraggio del diabete e nella diagnostica molecolare.

Il contesto macro è favorevole: la disinflazione in atto potrebbe spingere gli investitori verso settori difensivi e meno ciclici, come appunto il farmaceutico.

Inoltre, il recente aumento delle aspettative di inflazione registrato nell’indice dell’Università del Michigan ha riacceso l’interesse per comparti considerati “rifugio” nei momenti di incertezza.

Dal punto di vista geopolitico, l’escalation della guerra commerciale tra USA e Cina ha finora impattato marginalmente il settore healthcare, ma eventuali sviluppi sulle catene di fornitura di principi attivi e dispositivi medici potrebbero costituire un rischio da monitorare.

In sintesi, il settore si presenta come una possibile area di stabilità nel breve periodo, con attenzione su aziende ad alta redditività e pipeline innovative.

ETF tematici come XLV (Health Care Select Sector SPDR) o IBB (iShares Biotechnology ETF) potrebbero offrire una buona esposizione diversificata per chi desidera cavalcare un eventuale shift difensivo del mercato.

Gli earnings principali di questa settimana

Lunedì 14 aprile

Goldman Sachs (GS) – Prima dell’apertura

Goldman Sachs è una delle principali banche d’investimento globali, con sede a New York e una presenza significativa nei mercati finanziari internazionali. Fondata nel 1869, la società offre servizi in investment banking, trading, gestione patrimoniale e soluzioni finanziarie per clienti istituzionali, governi e individui ad alto patrimonio. Nel 2024, Goldman Sachs ha registrato ricavi netti per 53.51 miliardi di dollari e un utile netto di 14.28 miliardi di dollari, con un utile per azione (EPS) di 40.54 dollari e un Return on Equity (ROE) del 12.7% . La divisione Global Banking & Markets ha generato ricavi per 34.94 miliardi di dollari, trainata da performance record nel trading azionario e nel finanziamento FICC. La divisione Asset & Wealth Management ha contribuito con 16.14 miliardi di dollari, beneficiando di commissioni di gestione e ricavi da private banking in crescita. La società ha inoltre ridotto le esposizioni nel consumer banking, vendendo il portafoglio Marcus e focalizzandosi su clienti istituzionali e private. Con un patrimonio netto per azione di 336.77 dollari e asset under supervision che hanno raggiunto i 3.14 trilioni di dollari, Goldman Sachs si posiziona come un attore resiliente e ben capitalizzato nel settore finanziario globale. Tuttavia, l’esposizione ai mercati dei capitali e le tensioni geopolitiche rappresentano fattori di rischio da monitorare per gli investitori.

Martedì 15 aprile

Bank of America (BAC) – Prima dell’apertura

Bank of America è uno dei maggiori gruppi bancari statunitensi e globali, con sede a Charlotte, North Carolina. L’istituto opera in quattro aree principali: consumer banking, global wealth and investment management, global banking e global markets. Il modello di business fortemente integrato consente a Bank of America di servire una clientela diversificata, che va dai piccoli risparmiatori alle grandi corporation. Il contesto competitivo è dominato da pochi grandi player come JPMorgan Chase, Citigroup e Wells Fargo, con cui condivide l’esposizione al ciclo economico e ai tassi d’interesse. A fine 2024, la banca ha riportato ricavi per 98.6 miliardi di dollari, in lieve calo rispetto ai 101.6 miliardi del 2023, ma con un utile netto in ripresa a 27.5 miliardi, spinto dalla crescita dei tassi e dal buon andamento della divisione di wealth management. Il Return on Equity si è attestato all’11.5%, in aumento rispetto al 10.6% del 2023. La banca ha continuato a ridurre l’esposizione ai prestiti commerciali a rischio e ha mantenuto un CET1 ratio del 12.4%, ben al di sopra dei requisiti regolamentari. Un elemento di attenzione resta l’andamento dei crediti deteriorati, in particolare nel portafoglio dei mutui e delle carte di credito, che potrebbe peggiorare se la congiuntura economica dovesse indebolirsi ulteriormente. Un’opportunità strategica viene invece dalla digitalizzazione: la base utenti di mobile banking ha superato i 47 milioni di clienti, rafforzando il vantaggio competitivo della banca nelle relazioni retail.

Citigroup (C) – Prima dell’apertura

Citigroup è uno dei principali gruppi bancari globali, con sede a New York, e un posizionamento fortemente internazionale rispetto ai concorrenti statunitensi. Il suo modello operativo è focalizzato su due pilastri principali: institutional clients group, che include investment banking, treasury and trade solutions e mercati globali; e personal banking & wealth management, con attività prevalentemente concentrate negli Stati Uniti. Citigroup ha completato negli ultimi anni un importante processo di semplificazione, con la dismissione di diverse attività retail all’estero per focalizzarsi su business a maggiore ritorno. Nel 2024 ha registrato ricavi per 77.2 miliardi di dollari, con un utile netto di 12.9 miliardi, in aumento rispetto ai 10.7 miliardi del 2023. Il Return on Tangible Common Equity è salito al 9.4%, ma resta inferiore rispetto ai principali concorrenti. Il CET1 ratio era al 13.3% a fine anno. La banca è esposta in modo rilevante alle dinamiche macroeconomiche globali, ed è tra le più vulnerabili alle fluttuazioni valutarie e agli shock nei mercati emergenti. Sul piano competitivo, soffre ancora in parte il confronto con rivali come JPMorgan e Bank of America, ma sta cercando di colmare il gap con investimenti in tecnologia e maggiore efficienza operativa. I mercati seguiranno con attenzione i progressi nel piano di ristrutturazione in corso e l’evoluzione dei margini nella divisione investment banking, che nel 2024 ha mostrato segnali di ripresa. Una variabile da monitorare è l’impatto dei dazi e delle tensioni commerciali internazionali, che potrebbero influenzare negativamente la domanda di servizi bancari globali.

Interactive Brokers Group (IBKR) – Dopo la chiusura

Interactive Brokers è uno dei principali broker globali specializzati in trading elettronico, con un forte orientamento verso clienti professionali, hedge fund e investitori attivi. Fondata nel 1978 e con sede a Greenwich, Connecticut, l’azienda si distingue per una piattaforma tecnologicamente avanzata, bassi costi di esecuzione e accesso diretto a oltre 150 mercati in più di 30 paesi. Il contesto competitivo è dominato da player come Charles Schwab, Fidelity, Robinhood e TD Ameritrade, ma Interactive Brokers mantiene un vantaggio competitivo chiaro grazie all’efficienza tecnologica, all’ampia offerta globale e a un posizionamento rivolto a una clientela sofisticata. Nel 2024, la società ha registrato ricavi per 5.1 miliardi di dollari, in crescita del 13% rispetto all’anno precedente, con un utile netto di 1.5 miliardi. Il margine operativo è rimasto superiore al 60%, confermando l’elevata redditività del modello. Il Return on Equity si è attestato al 18.7%. La base clienti ha superato i 2.6 milioni di account, con un forte incremento anche tra investitori retail a livello internazionale. Tra i punti di forza vi sono l’estrema scalabilità del business e l’attenzione alla gestione del rischio, mentre tra le minacce figura l’eventuale erosione dei margini dovuta alla concorrenza sul pricing e alle regolamentazioni più stringenti. Da monitorare anche la volatilità dei mercati, che può influire sensibilmente sui volumi di trading e, di conseguenza, sui ricavi da commissioni. Il gruppo è esposto in modo contenuto ai dazi, ma risente delle politiche monetarie e fiscali nei diversi paesi in cui opera.

Johnson & Johnson (JNJ) – Prima dell’apertura

Johnson & Johnson è una delle più grandi e diversificate aziende globali del settore sanitario, con sede a New Brunswick, New Jersey. Il suo business è articolato in tre segmenti principali: farmaceutico, dispositivi medici e salute del consumatore. Dopo la separazione del business consumer (ora quotato come Kenvue), J&J ha rafforzato il focus sul comparto farmaceutico e dei dispositivi medici, dove detiene una posizione di leadership. Il contesto competitivo è dominato da colossi come Pfizer, Merck, AbbVie e Medtronic, ma Johnson & Johnson continua a distinguersi per la solidità della pipeline di farmaci e per una rete distributiva capillare.

Nel 2024, l’azienda ha riportato ricavi per 87.6 miliardi di dollari, con un utile netto di 18.1 miliardi e un margine operativo stabile intorno al 26%. Il Return on Equity si è attestato al 25.3%, riflettendo una gestione efficiente del capitale. Tra i punti di forza ci sono la diversificazione del portafoglio prodotti, una solida capacità di generazione di cassa e l’elevato investimento in R&D. Le minacce principali riguardano il rischio regolatorio, l’esposizione a cause legali (soprattutto negli Stati Uniti) e l’eventuale perdita di esclusività per alcuni farmaci chiave.

J&J mantiene una posizione finanziaria molto robusta, con un rating di credito tra i più alti del settore e una strategia di crescita che combina acquisizioni mirate e sviluppo interno. L’azienda è marginalmente esposta ai dazi internazionali, ma beneficia di una struttura produttiva globalmente integrata, che mitiga l’impatto delle tensioni commerciali.

United Airlines (UAL) – Dopo la chiusura

United Airlines Holdings, con sede a Chicago, è uno dei principali vettori aerei globali e membro fondatore di Star Alliance. La compagnia opera su un’ampia rete internazionale e domestica, con oltre 4.500 voli giornalieri verso più di 300 destinazioni in circa 60 paesi. Il modello di business è basato su una combinazione di tratte business e leisure, con una particolare enfasi sull’ottimizzazione della capacità e sull’efficienza operativa. United si confronta con competitor diretti come Delta, American Airlines e Southwest, in un settore altamente ciclico e sensibile alle dinamiche macroeconomiche, ai prezzi del carburante e alle fluttuazioni nella domanda passeggeri.

Nel 2024, United ha registrato ricavi per circa 54.2 miliardi di dollari, con un utile netto di 3.3 miliardi e un margine operativo attorno al 6.1%. Il Return on Equity si è attestato al 23.7%, in miglioramento rispetto agli anni precedenti grazie al contenimento dei costi e alla ripresa della domanda post-pandemia. Tra i punti di forza si segnalano un network internazionale ben posizionato, una flotta moderna e investimenti consistenti nella digitalizzazione dell’esperienza cliente. Sul fronte delle debolezze, l’alta leva operativa e l’esposizione a eventi esogeni (clima, geopolitica, sanità pubblica) rappresentano rischi strutturali.

L’azienda è anche esposta alle dinamiche tariffarie: l’introduzione di nuovi dazi da parte dell’amministrazione Trump ha inciso sui costi di manutenzione e approvvigionamento di parti di ricambio, mentre la risposta dei partner commerciali ha colpito la domanda cargo internazionale, riducendo i margini in alcuni mercati asiatici. Nonostante queste pressioni, United mantiene una posizione finanziaria solida, con disponibilità liquide superiori ai 10 miliardi di dollari e una politica attiva di riduzione del debito.

Mercoledì 16 aprile

Alcoa (AA) – Dopo la chiusura

Alcoa Corporation è uno dei principali produttori mondiali di alluminio primario e di prodotti a base di bauxite e allumina, con sede a Pittsburgh, Pennsylvania. L’azienda opera lungo tutta la filiera dell’alluminio, dall’estrazione della bauxite alla raffinazione in allumina fino alla fusione dell’alluminio primario, con attività presenti in Nord America, Sud America, Australia, Europa e Guinea. La sua clientela include settori strategici come aerospazio, automotive, edilizia e imballaggi. Il contesto competitivo è dominato da colossi internazionali come Rio Tinto, Norsk Hydro e Rusal, con cui Alcoa si confronta su margini operativi, efficienza energetica e capacità di innovazione.

Nel 2024, Alcoa ha registrato ricavi per circa 11.3 miliardi di dollari, in flessione rispetto all’anno precedente a causa del calo dei prezzi delle materie prime e della domanda più debole in Europa e Cina. L’utile netto si è attestato a 457 milioni di dollari, con un margine operativo in contrazione. Il Return on Equity è stato del 5.8%, in calo rispetto al 9.3% del 2023. Tra i punti di forza dell’azienda vi sono il controllo diretto su asset upstream strategici, il focus sulla sostenibilità e una riduzione significativa del debito netto, sceso sotto i 1.2 miliardi di dollari.

Tuttavia, Alcoa è particolarmente esposta alla volatilità dei prezzi dell’alluminio e ai costi energetici, che costituiscono una voce di spesa molto rilevante. Inoltre, l’introduzione di nuovi dazi del 145% sulle importazioni cinesi ha inasprito le tensioni commerciali, generando timori di ritorsioni che potrebbero colpire l’export di bauxite e allumina statunitense. L’azienda ha avviato una revisione strategica di alcuni asset a basso rendimento e sta investendo in progetti di decarbonizzazione, come la tecnologia ELYSIS per la produzione di alluminio a zero emissioni. In sintesi, Alcoa si trova in una fase di transizione, tra pressioni sui margini e opportunità di lungo termine legate alla green economy.

Abbott Labs (ABT) – Prima dell’apertura

Abbott Laboratories è una delle principali multinazionali del settore healthcare, con un portafoglio ben diversificato che spazia dalla diagnostica ai dispositivi medici, dalla nutrizione ai farmaci generici. Nel 2024 ha registrato ricavi per 39.1 miliardi di dollari, in calo rispetto all’anno precedente per effetto della normalizzazione dei test COVID, ma con una redditività ancora solida: l’utile netto è stato di 5.6 miliardi di dollari, con un Return on Equity del 16.7%. La società mantiene una posizione competitiva robusta grazie all’innovazione costante, in particolare nei dispositivi per la gestione del diabete (con il sistema FreeStyle Libre) e nella diagnostica molecolare. I rischi principali includono l’aumento dei dazi sulle importazioni di dispositivi medici da Paesi asiatici, che potrebbe comprimere i margini, e la forte concorrenza da parte di colossi come Medtronic, Boston Scientific e Johnson & Johnson. Tuttavia, la solida posizione finanziaria, la presenza globale e la crescita strutturale della domanda nei segmenti chiave continuano a offrire prospettive favorevoli per gli investitori orientati al lungo termine.

First Horizon National (FHN) – Prima dell’apertura

First Horizon National Corporation è una holding bancaria con sede a Memphis, Tennessee, focalizzata principalmente sul mercato statunitense del sud-est, con una forte presenza in stati come Tennessee, Florida, North Carolina e Texas. Il suo core business comprende servizi bancari commerciali, retail, gestione patrimoniale e attività di capital markets per clientela corporate e istituzionale. Nel 2024 la banca ha registrato ricavi per circa 3.9 miliardi di dollari e un utile netto di poco superiore ai 600 milioni di dollari, con un Return on Equity intorno al 9.8%, in calo rispetto agli anni precedenti a causa della pressione sui margini d’interesse e di maggiori accantonamenti su crediti deteriorati.

Il contesto competitivo è dominato da grandi banche nazionali come JPMorgan e Wells Fargo, ma First Horizon mantiene un buon posizionamento nelle economie regionali in crescita. L’azienda aveva raggiunto un accordo di fusione con TD Bank nel 2022, ma l’operazione è saltata nel 2023 per motivi regolatori, alimentando qualche incertezza sulla strategia futura. Le attuali tensioni macroeconomiche, la volatilità dei tassi e la maggiore selettività del credito rappresentano fattori di rischio. Tuttavia, la qualità del portafoglio prestiti e l’elevata base di raccolta retail conferiscono una certa resilienza in ottica difensiva.

Liberty Oilfield Services (LBRT) – Dopo la chiusura

Liberty Oilfield Services è una società statunitense attiva nel settore dei servizi petroliferi, specializzata in fratturazione idraulica (hydraulic fracturing) e completamento dei pozzi per l’industria dell’energia onshore, con una forte esposizione al bacino del Permian, Eagle Ford, Bakken e altri giacimenti statunitensi. Fondata nel 2011 e con sede a Denver, Colorado, Liberty ha costruito una reputazione per l’efficienza operativa e per l’adozione di tecnologie proprietarie orientate alla riduzione dell’impatto ambientale.

La concorrenza è rappresentata da player come Halliburton, ProPetro e NexTier, in un settore ciclico e ad alta intensità di capitale, fortemente correlato ai prezzi del greggio e al livello degli investimenti upstream delle compagnie energetiche. Nel 2024, l’azienda ha riportato ricavi per circa 4.8 miliardi di dollari e un utile netto di 467 milioni, con un margine EBITDA in lieve contrazione rispetto al 2023 a causa della pressione sui prezzi dei servizi e di un rallentamento dell’attività di trivellazione nel secondo semestre.

I principali punti di forza sono l’agilità operativa, una buona disciplina sul capitale e la crescita organica, mentre tra i rischi si segnalano l’esposizione al ciclo del petrolio, le normative ambientali sempre più stringenti e la volatilità delle catene di approvvigionamento. Da monitorare inoltre l’evoluzione dei dazi incrociati USA-Cina, dato che una parte della componentistica tecnica utilizzata nei servizi potrebbe subire rincari nei prossimi mesi.

Las Vegas Sands (LVS) – Prima dell’apertura

Las Vegas Sands è una delle principali società globali nel settore del gaming e dell’hospitality di lusso, con attività focalizzate soprattutto in Asia. Dopo la cessione delle attività statunitensi nel 2022, il core business dell’azienda è oggi interamente incentrato su Macao e Singapore, dove controlla il Marina Bay Sands, uno dei resort integrati più iconici al mondo. A Macao, è uno dei maggiori operatori di casinò attraverso la controllata Sands China, che gestisce numerosi resort lungo il Cotai Strip.

La ripresa post-pandemica è stata il driver principale della crescita del 2023 e 2024, grazie alla normalizzazione dei flussi turistici in Asia e alla riapertura della Cina. Nel 2024 Las Vegas Sands ha registrato ricavi per 10.2 miliardi di dollari, con un EBITDA di 3.7 miliardi e un utile netto di 1.4 miliardi. Il ritorno della domanda di intrattenimento e turismo di alto livello ha spinto il tasso di occupazione e la spesa media per visitatore, sebbene la concorrenza nel segmento VIP resti agguerrita.

Tra le minacce si segnalano l’elevata dipendenza dalla Cina, la sensibilità a eventuali nuove restrizioni sanitarie o politiche, e la concorrenza da parte di altri resort regionali. L’esposizione ai dazi è marginale, ma il business resta vulnerabile a dinamiche geopolitiche tra Stati Uniti e Cina. Il bilancio della società è solido, con una leva finanziaria ridotta dopo le dismissioni negli USA, e un forte free cash flow che sostiene i piani di investimento e i dividendi.

Bank of The Ozarks (OZK) – Dopo la chiusura

Bank OZK è una banca regionale con sede a Little Rock, Arkansas, specializzata nei finanziamenti per progetti immobiliari commerciali di ampia scala, in particolare in aree urbane come New York, Miami e Los Angeles. Il modello di business è fortemente concentrato nel settore del real estate, un punto di forza per efficienza e redditività ma anche una potenziale debolezza in contesti ciclici sfavorevoli. Il bilancio 2024 ha mostrato solidi fondamentali: utile netto pari a 612 milioni di dollari, ROE del 14.3% e un coefficiente CET1 superiore al 14%. Le perdite su crediti si mantengono contenute, ma la banca ha segnalato un rallentamento nella concessione di nuovi prestiti, riflettendo un approccio più prudente. L’esposizione ai dazi internazionali è sostanzialmente nulla, ma i rischi principali derivano dall’evoluzione del ciclo immobiliare statunitense e dalla pressione sui margini dovuta alla concorrenza bancaria e alle condizioni di tasso. Complessivamente, Bank OZK resta un operatore altamente redditizio ma sensibile alle condizioni del mercato creditizio.

Giovedì 17 aprile

American Express (AXP) – Prima dell’apertura

American Express è uno dei principali operatori globali nei servizi finanziari e nei pagamenti, con un modello integrato che unisce l’emissione diretta di carte di credito, la gestione del credito e l’acquiring presso gli esercenti. A differenza di altri circuiti come Visa o Mastercard, AmEx opera in modo più verticale, traendo vantaggio da un controllo diretto su transazioni e clienti, ma assumendosi anche più rischio di credito. Il contesto competitivo resta intenso, con la crescita dei pagamenti digitali, l’ingresso di fintech e l’evoluzione delle preferenze dei consumatori che premiano flessibilità e cashback.

Nel 2024, American Express ha generato ricavi netti per 59.6 miliardi di dollari e un utile netto di 8.9 miliardi, con un ROE del 29.1%, uno dei più alti del settore. Il tasso di perdita su crediti è salito moderatamente al 2.3%, riflettendo un aumento dell’indebitamento dei consumatori, ma resta gestibile. Le nuove politiche protezionistiche e i dazi USA-Cina hanno impatti indiretti sul business viaggi e sulle spese transfrontaliere, ma AmEx beneficia di un portafoglio clienti premium e di una forte fidelizzazione.

Nel complesso, American Express si conferma una realtà solida e resiliente, con buone prospettive di crescita, ma sensibile al ciclo dei consumi e all’andamento della fiducia dei clienti business.

Huntington Bancshares (HBAN) – Prima dell’apertura

Huntington Bancshares è un istituto bancario regionale con sede a Columbus, Ohio, attivo principalmente nel Midwest e in alcune aree del Sud degli Stati Uniti. La banca offre servizi retail, commerciali, di gestione patrimoniale e prestiti specializzati, con una rete di oltre 1.000 filiali e un modello operativo fortemente incentrato sulla prossimità territoriale e sulla clientela retail. La concorrenza nel segmento delle banche regionali è accesa, soprattutto dopo l’ondata di fusioni e acquisizioni degli ultimi anni, ma Huntington ha mantenuto un posizionamento competitivo grazie a una buona qualità degli attivi e a una gestione prudente del rischio.

Nel 2024, il gruppo ha registrato ricavi totali per 7.5 miliardi di dollari e un utile netto di 1.4 miliardi, con un ROE pari al 12.3%, leggermente in calo rispetto all’anno precedente. Il margine di interesse si è mantenuto stabile, ma le pressioni sui depositi e i maggiori costi di funding hanno iniziato a farsi sentire. Il coefficiente CET1 si attesta al 9.7%, ben al di sopra dei requisiti regolamentari, confermando una solida posizione patrimoniale.

Il titolo resta esposto ai rischi legati all’andamento dei tassi, alla dinamica dei depositi e al contesto macro, ma beneficia di una base clienti diversificata e di una gestione storicamente conservativa del credit

Infosys Technologies (INFY) – Prima dell’apertura

Infosys Technologies è una delle principali società indiane di consulenza informatica e servizi IT, con sede a Bangalore. Fondata nel 1981, è diventata un punto di riferimento globale nel settore dell’outsourcing, della trasformazione digitale e dei servizi tecnologici per imprese. Il suo modello di business si basa sull’offerta di soluzioni IT end-to-end, che spaziano dalla consulenza strategica allo sviluppo software, fino alla gestione di infrastrutture e servizi cloud. Il contesto competitivo è dominato da colossi globali come Accenture, TCS, Wipro e Cognizant, ma Infosys continua a distinguersi per l’elevato livello tecnico e il forte focus sull’automazione e sull’intelligenza artificiale.

Nel 2024, l’azienda ha registrato ricavi per 19.9 miliardi di dollari, con una crescita del 4.6% su base annua, più lenta rispetto al passato a causa della contrazione dei budget IT in alcuni mercati chiave. Il margine operativo si è attestato al 20.8%, in leggera flessione, riflettendo pressioni sui prezzi e investimenti in nuove piattaforme digitali. L’utile netto è stato pari a 3.9 miliardi di dollari, con un ROE del 30.4%, a conferma di una forte redditività.

Tra le opportunità figura l’espansione in segmenti a maggiore valore aggiunto, come l’analisi dati, la sicurezza informatica e i servizi basati su cloud e AI. Tuttavia, la società è esposta ai rischi di rallentamento della domanda da parte dei clienti occidentali, all’apprezzamento della rupia e a possibili restrizioni sull’immigrazione negli Stati Uniti, dove è presente con una forza lavoro significativa.

Keycorp (KEY) – Prima dell’apertura

KeyCorp è una banca regionale statunitense con sede a Cleveland, Ohio, attiva principalmente attraverso la controllata KeyBank in oltre 15 stati, con un forte presidio nel Midwest e nel Nord-Est. Offre servizi bancari retail, corporate e di gestione patrimoniale, rivolti sia a privati che a piccole e medie imprese. Il suo posizionamento si fonda su una rete territoriale solida e su un progressivo rafforzamento delle piattaforme digitali, in un contesto competitivo presidiato da player come PNC, Huntington e Fifth Third.

Nel 2024, la banca ha registrato ricavi per circa 7.3 miliardi di dollari, con un utile netto di 1.05 miliardi e un ROE in calo al 9.8%. L’attività creditizia ha mostrato segnali di rallentamento, e le rettifiche su crediti sono salite lievemente, riflettendo una maggiore cautela. La solidità patrimoniale resta buona, ma l’esposizione al real estate commerciale e alle PMI rappresenta un’area da monitorare, specie in uno scenario di crescita debole e tassi elevati. KeyCorp mantiene comunque una clientela stabile e un profilo prudente che potrebbe premiarla in un contesto di normalizzazione monetaria.

Netflix (NFLX) – Dopo la chiusura

Netflix è il principale fornitore globale di contenuti video in streaming, con una base abbonati che ha superato i 270 milioni di utenti nel primo trimestre del 2025. Fondata nel 1997 e con sede a Los Gatos, California, l’azienda ha trasformato il settore dell’intrattenimento introducendo un modello direct-to-consumer su scala globale. Il suo business si basa sulla sottoscrizione mensile a contenuti on demand, con una crescente integrazione di pubblicità nelle offerte low-cost e una strategia aggressiva di espansione internazionale.

Nel contesto competitivo, Netflix si confronta con attori consolidati come Disney+, Amazon Prime Video, Apple TV+ e HBO Max, in una corsa continua alla produzione di contenuti esclusivi e di alta qualità. La sua forza principale è la capacità di produrre in-house contenuti originali che catalizzano l’interesse globale, mentre una possibile debolezza resta l’elevata spesa in contenuti, che nel 2024 ha superato i 17.5 miliardi di dollari.

Nel 2024 l’azienda ha riportato ricavi per 39.3 miliardi di dollari, con un utile netto di 6.2 miliardi e un ROE del 25.4%. I margini sono in miglioramento grazie al controllo dei costi e al successo del piano con pubblicità, che ha superato i 35 milioni di utenti. Un aspetto cruciale per il futuro sarà la gestione della concorrenza e l’ulteriore diversificazione dei ricavi, inclusa l’espansione nei videogiochi e nei contenuti live. Netflix continua a essere percepita come leader innovativo, ma dovrà difendere la propria posizione in un mercato sempre più affollato e frammentato.

Regions Financial (RF) – Prima dell’apertura

Regions Financial Corporation è una holding bancaria con sede a Birmingham, Alabama, che opera principalmente nel sud e nel Midwest degli Stati Uniti. La banca offre un’ampia gamma di servizi finanziari, tra cui prestiti commerciali e residenziali, gestione patrimoniale, servizi bancari retail e corporate banking. Con oltre 1.200 filiali e 2.000 sportelli automatici, Regions è uno degli istituti regionali più rilevanti nel panorama statunitense.

Il contesto competitivo include sia le grandi banche nazionali sia le istituzioni regionali di medie dimensioni come Fifth Third Bancorp e PNC. Regions si distingue per una forte presenza nelle aree ad alta crescita del sud-est, ma resta esposta al rallentamento del mercato immobiliare e all’andamento dei tassi d’interesse, che influenzano in modo diretto la sua redditività da margine di interesse.

Nel 2024 la banca ha registrato ricavi per 7.8 miliardi di dollari, con un utile netto di circa 1.9 miliardi e un ROE pari al 13.6%, in linea con il target storico della società. I crediti deteriorati sono rimasti stabili, ma gli accantonamenti sono stati aumentati prudenzialmente nel secondo semestre in risposta a segnali di rallentamento dell’attività creditizia tra le PMI. Da monitorare anche l’esposizione ai settori ciclici e l’evoluzione del contesto regolamentare, che potrebbe incidere sulla struttura dei costi.

The Charles Schwab Corporation (SCHW) – Prima dell’apertura

Charles Schwab è uno dei principali gruppi statunitensi di servizi finanziari, con attività che spaziano dal brokerage alla gestione patrimoniale, fino ai servizi bancari. Al 31 dicembre 2024 gestiva asset per circa 8.9 trilioni di dollari. Il suo modello di business, basato su una piattaforma efficiente e a basso costo, le consente di competere con operatori come Fidelity, Vanguard e Morgan Stanley, oltre ai nuovi entranti digitali. Nel 2024 l’utile netto è stato di 5.3 miliardi di dollari, con un ROE salito al 17.1%. La società ha beneficiato del parziale recupero dei depositi e di un ritorno dell’attività di trading, dopo la forte volatilità vissuta nel 2023. Rilevante anche il processo di integrazione con TD Ameritrade, che continua a generare sinergie operative. Tuttavia, Schwab rimane sensibile all’evoluzione dei tassi d’interesse e alla pressione sui margini, in un mercato sempre più competitivo.

Taiwan Semiconductors (TSM) – Prima dell’apertura

Taiwan Semiconductor Manufacturing Company è il più grande produttore indipendente al mondo di semiconduttori su contratto (foundry), con sede a Hsinchu, Taiwan. L’azienda è un pilastro dell’intera industria tecnologica globale, fornendo chip ad aziende come Apple, NVIDIA, AMD e Qualcomm. Il suo vantaggio competitivo risiede nella leadership tecnologica nei processi produttivi avanzati, soprattutto nelle architetture a 5 nm e 3 nm, dove TSM ha superato rivali come Samsung e Intel in termini di efficienza e affidabilità. A fine 2024, TSM ha registrato ricavi per 75.6 miliardi di dollari, con un utile netto di 29.3 miliardi e un margine operativo superiore al 40%. Il ROE si è attestato intorno al 29.4%, riflettendo un’elevata redditività. Tuttavia, il contesto resta complesso: da un lato, la domanda per chip AI continua a trainare la crescita, ma dall’altro TSM deve affrontare i rischi geopolitici legati alla tensione tra Cina e Stati Uniti, che impattano anche l’accesso a tecnologie e mercati chiave. L’azienda ha avviato importanti investimenti per diversificare la produzione con nuovi impianti in Arizona e in Giappone, cercando così di mitigare i rischi legati alla concentrazione produttiva a Taiwan.

United Health (UNH) – Prima dell’apertura

UnitedHealth Group è il principale gruppo assicurativo e di servizi sanitari negli Stati Uniti, con sede in Minnesota. Opera attraverso due segmenti principali: UnitedHealthcare, che fornisce piani assicurativi sanitari a privati, aziende e pubbliche amministrazioni, e Optum, che integra servizi di assistenza sanitaria, tecnologia e farmaceutici. Questo modello integrato consente a UnitedHealth di coprire l’intera filiera della sanità, con significative sinergie operative. Il gruppo serve oltre 150 milioni di clienti in tutto il mondo e ha chiuso il 2024 con ricavi per 388.1 miliardi di dollari e un utile netto di 24.3 miliardi, in crescita del 13.7% su base annua. Il ROE è stato del 27.6%, con una solida generazione di cassa. Tra i punti di forza figurano la scala, la diversificazione e la profonda penetrazione nel mercato Medicare Advantage. Tuttavia, il settore è soggetto a forte pressione regolatoria e a rischi di revisione normativa, specie in un anno elettorale. Il recente inasprimento delle politiche di rimborso federale potrebbe impattare le prospettive di crescita di breve termine, pur senza intaccare il vantaggio competitivo strutturale del gruppo.

Venerdì 18 aprile

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