SMB Strategic Markets Bulletin
Il briefing settimanale sui mercati, con un focus strategico.
Commento ai dati macro pubblicati nella settimana appena conclusa
La settimana dal 31 marzo al 4 aprile ha restituito un quadro articolato dell’economia statunitense, segnato da segnali di rallentamento in alcuni comparti e dinamiche ancora robuste in altri. Sul fronte manifatturiero, i due principali indicatori (PMI S&P Global e ISM) hanno fornito messaggi divergenti: il primo è stato rivisto al rialzo a 50.2, segnalando una lieve espansione, mentre l’indice ISM è sceso a 49.0, indicando una contrazione. Il settore delle costruzioni si conferma invece in buona salute, con un aumento dello 0.7% nella spesa totale, trainato dall’edilizia residenziale privata. Il mercato del lavoro ha mostrato primi segnali di raffreddamento: le offerte di lavoro sono calate a febbraio, suggerendo una domanda meno vivace da parte delle imprese. Di segno opposto il dato sulle vendite di auto, cresciute in modo marcato a marzo, spinte da un’ondata di acquisti anticipati prima dell’introduzione dei dazi del 25% sulle importazioni automobilistiche. In sintesi, i dati confermano la tenuta complessiva dell’economia, pur con segnali crescenti di normalizzazione ciclica.
Prosegui nella lettua per maggiori dettagli in merito agli indicatori economici di cui sopra.
Una analisi puntuale dei principali indicatori macro-economici della settimana scorsa
Indice PMI manifatturiero di S&P Global per marzo
L’indice PMI manifatturiero di S&P Global per gli Stati Uniti è stato rivisto al rialzo a 50.2 punti nella lettura finale di marzo, dopo una stima preliminare a 49.8.
Sebbene il dato segni un netto rallentamento rispetto ai 52.7 punti di febbraio, la permanenza sopra la soglia dei 50 indica comunque una tenuta dell’attività manifatturiera, suggerendo che il settore ha evitato, almeno per ora, una fase di contrazione.
Il rallentamento rispetto al mese precedente riflette un ammorbidimento della crescita della produzione e dei nuovi ordini, in un contesto caratterizzato da una domanda interna meno dinamica e da un indebolimento degli ordini esteri.
Pur in presenza di segnali di raffreddamento ciclico, il settore mantiene un certo grado di resilienza.
Particolarmente rilevante è il comportamento dei costi di input, che continuano a crescere ma a un ritmo più moderato rispetto ai mesi precedenti, coerentemente con un contesto disinflazionistico.
Anche l’occupazione nel comparto ha mostrato una moderata crescita, segnalando che le imprese non stanno procedendo a tagli significativi del personale e che, anzi, in alcuni casi restano in cerca di manodopera qualificata.
Nel complesso, la lettura finale del PMI offre un segnale incoraggiante: pur rallentando rispetto all’inizio dell’anno, l’industria manifatturiera statunitense sembra mantenersi su un sentiero di equilibrio, sostenuta da dinamiche occupazionali stabili e da una progressiva stabilizzazione dei costi.
Il quadro resta fragile, ma non si osservano – al momento – segnali di un deterioramento marcato.
Indice ISM manifatturiero per marzo
L’indice ISM manifatturiero è sceso a 49.0 punti nel mese di marzo, in netto calo rispetto ai 52.3 punti registrati a febbraio e al di sotto della soglia dei 50 che separa l’espansione dalla contrazione.
Il dato ha deluso le attese del mercato, che si attendeva un rallentamento più contenuto, e segnala una fase di raffreddamento dell’attività industriale più marcata del previsto.
L’indebolimento dell’indice è stato guidato da un deterioramento diffuso tra le principali componenti.
In particolare, la voce relativa ai nuovi ordini è tornata in territorio negativo, suggerendo un indebolimento della domanda, sia interna che estera.
Anche la componente occupazionale ha registrato una flessione, indicando che le aziende del comparto stanno adottando un approccio più cauto alle assunzioni, in risposta a un contesto di crescita meno robusto.
Il sottoindice dei prezzi pagati è invece salito rispetto al mese precedente, segnalando una rinnovata pressione sui costi, probabilmente legata all’aumento dei prezzi delle materie prime in alcuni segmenti.
Questa dinamica, se confermata nei prossimi mesi, potrebbe rappresentare un ostacolo per i margini operativi delle imprese industriali.
Nel complesso, il dato ISM di marzo riflette una dinamica manifatturiera in rallentamento, coerente con una domanda più debole e con un contesto globale che continua a essere caratterizzato da incertezza.
Dopo due mesi in cui il comparto aveva dato segnali di espansione, il ritorno sotto quota 50 impone prudenza: il quadro congiunturale resta fragile e conferma come l’industria statunitense stia attraversando una fase di transizione, tra pressioni inflattive residue, tensioni commerciali e un ciclo economico meno brillante.
Spesa per costruzioni di febbraio
Nel mese di febbraio, la spesa totale per costruzioni negli Stati Uniti è cresciuta dello 0.7% su base mensile, portandosi ad un livello annualizzato di 2195.8 miliardi di dollari.
Il dato ha superato le aspettative del consenso e conferma la solidità del comparto edilizio, che continua a rappresentare uno dei motori più dinamici dell’economia statunitense.
A trainare l’espansione è stata, in particolare, la componente privata, con l’edilizia residenziale che ha messo a segno un incremento dell’1.3% rispetto a gennaio.
Questo risultato riflette una domanda abitativa ancora vivace, favorita da un parziale allentamento delle condizioni di finanziamento e da un mercato del lavoro che, pur con segnali di normalizzazione, resta nel complesso solido.
Anche il segmento delle nuove costruzioni e delle ristrutturazioni ha beneficiato di una certa fiducia da parte dei consumatori, nonostante i tassi ipotecari restino elevati rispetto ai livelli degli ultimi anni.
Sul fronte dell’edilizia non residenziale, la crescita è stata più contenuta ma comunque positiva, sostenuta soprattutto da investimenti in strutture commerciali e industriali, in un contesto in cui molte aziende stanno ricalibrando le proprie esigenze logistiche e operative dopo gli squilibri causati dalla pandemia e dalla ristrutturazione delle catene di fornitura.
Nel complesso, il dato conferma come il settore delle costruzioni continui a fornire un contributo rilevante alla crescita economica, beneficiando di una domanda ancora robusta e di una certa capacità di adattamento agli shock ciclici.
Resta tuttavia da monitorare l’evoluzione dei costi dei materiali e del credito, che potrebbero rappresentare un freno all’espansione nei mesi a venire.
Rapporto JOLTS sulle offerte di lavoro per febbraio
Nel mese di febbraio, il numero di offerte di lavoro negli Stati Uniti, secondo il rapporto JOLTS (Job Openings and Labor Turnover Survey), è sceso a 7568000 unità, in calo rispetto ai 7762000 registrati a gennaio.
La flessione, pari a circa 194 mila posizioni aperte in meno, rappresenta un ulteriore segnale di raffreddamento della domanda di lavoro da parte delle imprese e si inserisce in un contesto di graduale normalizzazione del mercato occupazionale.
Sebbene il numero assoluto resti ancora elevato rispetto ai livelli pre-pandemici, la tendenza è quella di un mercato del lavoro che sta lentamente perdendo slancio, coerentemente con il rallentamento dell’attività economica osservato negli ultimi mesi.
Il calo delle offerte può riflettere una maggiore prudenza da parte delle aziende, che, in presenza di un contesto macro più incerto e di costi del lavoro elevati, potrebbero preferire mantenere l’organico stabile piuttosto che espandere le assunzioni.
Al tempo stesso, la riduzione delle vacancy potrebbe essere legata anche a una maggiore efficienza nel collocamento dei lavoratori, in un mercato che ha mostrato segni di riequilibrio tra domanda e offerta di manodopera.
Tuttavia, la discesa delle offerte di lavoro deve essere letta con attenzione: se dovesse proseguire nei mesi successivi, potrebbe preannunciare un indebolimento più marcato della dinamica occupazionale, con ricadute potenziali sui consumi e, più in generale, sulla tenuta della domanda interna.
Il rapporto JOLTS rappresenta uno degli indicatori più osservati dalla Federal Reserve per valutare le condizioni del mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda le pressioni salariali e il rischio di un surriscaldamento dell’economia.
Un allentamento graduale della domanda di lavoro, come quello emerso dai dati di febbraio, può quindi essere letto come un segnale favorevole per la Banca centrale, in ottica di un rientro ordinato verso condizioni più bilanciate, senza compromettere l’occupazione in modo drastico.
Dati sulle vendite di auto per marzo
A marzo 2025, le vendite di autoveicoli negli Stati Uniti hanno registrato un aumento significativo, con un tasso annualizzato destagionalizzato (SAAR) stimato a 17.8 milioni di unità.
Questo incremento è attribuito principalmente alla corsa dei consumatori ad acquistare veicoli prima dell’entrata in vigore dei nuovi dazi del 25% sulle importazioni automobilistiche, annunciati dall’amministrazione Trump ed entrati in vigore il 3 aprile 2025.
In termini di volumi, sono stati venduti circa 1.59 milioni di veicoli nel mese di marzo, segnando un aumento del 9.1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questo rappresenta il livello più alto di vendite mensili registrato negli ultimi quattro anni.
Analizzando le vendite per tipologia di veicolo, le vendite di light truck sono aumentate dell’11.0% su base annua, raggiungendo 1279116 unità, mentre le vendite di autovetture sono aumentate dell’1.7%, attestandosi a 312596 unità.
Questo aumento delle vendite è stato principalmente guidato dalla volontà dei consumatori di evitare gli aumenti di prezzo previsti a seguito dell’imposizione dei nuovi dazi sulle importazioni di veicoli.
Gli analisti prevedono che, una volta che i dazi saranno pienamente in vigore, i prezzi dei veicoli potrebbero aumentare significativamente, portando a una possibile diminuzione delle vendite nei mesi successivi.
Il punto sui mercati azionari e sulla volatilità implicita
Analisi Tecnica: opportunità su VIX e S&P 500
Il VIX ha mostrato segnali di eccesso marcato, ma non è affatto detto che il picco sia già stato raggiunto.
Se la debolezza dei mercati dovesse prolungarsi anche nei prossimi giorni, non si può escludere un ritorno su livelli di volatilità osservati soltanto durante fasi storiche di stress acuto, come la crisi dei mutui sub-prime del 2008 o la pandemia del 2020.
La buona notizia è che, in tutte queste occasioni, la volatilità estrema è sempre rientrata nel giro di qualche settimana o mese.
Anche il picco registrato dopo la Brexit richiese tempo per riassorbirsi, ma alla fine si normalizzò.
Sebbene sia estremamente difficile mantenere la lucidità in momenti come questi, la volatilità “impazzita” può trasformarsi in una opportunità per chi ha liquidità disponibile e può valutare strategie su opzioni con premi eccezionalmente elevati.
Resta però essenziale evitare l’utilizzo di leva finanziaria o, se proprio necessario, limitarla al minimo indispensabile: in contesti come questo, la prudenza nella gestione del rischio è la prima forma di sopravvivenza operativa.
S&P 500: cautela e pausa temporanea
L’andamento dell’S&P 500 nelle ultime settimane è stato decisamente influenzato da fattori esterni, in particolare dalle dichiarazioni di Trump sui dazi, che hanno innescato una forte discesa dei mercati.
Questo evento, caratterizzato da candele rosse di intensità rara, ha generato panico e ha messo in evidenza la vulnerabilità dei mercati a fenomeni di natura esogena.
Al momento, la situazione rimane delicata, e la cautela è d’obbligo, in un contesto così incerto.
A meno di sviluppi improvvisi, è consigliabile attendere una possibile pausa nei prossimi giorni di contrattazioni, per valutare con maggiore serenità le dinamiche del mercato.
Dal punto di vista storico, l’andamento negativo dei due ultimi giorni della settimana passata (-10.5%) è un fenomeno che si è verificato solo altre due volte negli ultimi venticinque anni: durante la crisi del 2008 e durante la pandemia di COVID-19.
Non è quindi un evento da sottovalutare.
Stagionalmente, le cose potrebbero iniziare a migliorare verso giovedì e venerdì di questa settimana, ma dobbiamo considerare che gli eventi imprevisti, come quelli legati alle politiche economiche, possono modificare radicalmente il corso dei mercati.
Conclusioni e strategie per i prossimi giorni
La settimana in corso ci offre l’opportunità di riflettere sulle oscillazioni recenti del mercato e sulle possibili strategie da adottare.
La cautela è la chiave, specialmente per chi si trova a fronteggiare un S&P 500 che sta attraversando una fase di incertezza.
L’invito per i prossimi giorni è quello di monitorare con attenzione l’evoluzione del VIX e l’eventuale stabilizzazione dell’S&P 500.
Potrebbero esserci opportunità a breve termine, ma è fondamentale non farsi prendere dal panico (o dall’euforia, dovessimo assistere ad un rimbalzo deciso) e considerare ogni mossa con lucidità.
Vi invitiamo, come sempre, a rimanere aggiornati e a valutare attentamente le dinamiche in corso, mantenendo una visione strategica sul medio-lungo termine.
Calendario macroeconomico USA di questa settimana
Lunedì 7 aprile 2025
15:00 (ET): credito al consumo per febbraio 2025.
Questo dato misura la variazione del credito al consumo, includendo sia il credito revolving (come le carte di credito) sia il credito non revolving (come i prestiti auto e studenteschi). A gennaio 2025, il credito al consumo è aumentato di 18.08 miliardi di dollari (l’aspettativa era per 15.6 miliardi), con il credito revolving in crescita dell’8.2% su base annua e il credito non revolving in aumento del 3%. La previsione per il dato di febbraio è di 15.2 miliardi di dollari.
Martedì 8 aprile 2025
06:00 (ET): NFIB Small Business Optimism Index per marzo 2025.
Questo indice, pubblicato dalla National Federation of Independent Business (NFIB), misura il livello di ottimismo tra le piccole imprese statunitensi riguardo alle condizioni economiche. Il rapporto viene rilasciato il secondo martedì di ogni mese. Il dato di febbraio si era attestato a 100.7.
13:00 (ET): asta dei Treasury Note a 3 anni.
Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti terrà un’asta per i Treasury Note a 3 anni il 8 aprile 2025, con data di regolamento il 15 aprile 2025.
16:30 (ET): API Weekly Crude Oil Stock Change (settimana precedente).
Il report settimanale dell’American Petroleum Institute (API) fornisce una prima indicazione dell’andamento delle scorte di petrolio negli USA. Sebbene non ufficiale, spesso influenza l’andamento dei prezzi del greggio in attesa del dato EIA del mercoledì.
Mercoledì 9 aprile 2025
10:30 (ET): scorte di petrolio greggio e inventario di Cushing, Oklahoma.
L‘Energy Information Administration (EIA) pubblicherà il Weekly Petroleum Status Report, fornendo dati aggiornati sulle scorte nazionali di petrolio greggio e sulle giacenze presso il terminal di Cushing, Oklahoma.
13:00 (ET): asta dei Treasury Note a 10 anni.
Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti terrà un’asta per i Treasury Note a 10 anni.
Inoltre, a partire da oggi, entreranno in vigore dazi bilaterali superiori al 10%, come annunciato dall’amministrazione Trump. Questi dazi prevedono un aumento delle tariffe su specifici partner commerciali, con l’obiettivo di correggere squilibri nelle relazioni commerciali bilaterali.
Giovedì 10 aprile 2025
Sono diversi gli indicatori economici di rilievo che verranno comunicati oggi negli Stati Uniti; di seguito, una sintesi dei principali dati attesi.
08.30 (ET): indice dei Prezzi al Consumo (CPI) di marzo 2025.
Il Bureau of Labor Statistics (BLS) pubblicherà il rapporto sul CPI. Questo indice misura la variazione media nel tempo dei prezzi pagati dai consumatori per un paniere di beni e servizi. Nel mese precedente, febbraio 2025, il CPI è aumentato dello 0.4% su base mensile e del 2.8% su base annua.
08:30 (ET): richieste iniziali di sussidi di disoccupazione (Initial Jobless Claims).
Il Dipartimento del Lavoro rilascerà i dati settimanali. Nella settimana terminata il 29 marzo 2025, le richieste iniziali sono diminuite a 219000, rispetto alle 225000 della settimana precedente.
12:00 (ET): rapporto WASDE (World Agricultural Supply and Demand Estimates).
Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) pubblicherà il rapporto mensile. Il WASDE fornisce proiezioni aggiornate sull’offerta e la domanda di prodotti agricoli a livello globale e nazionale.
13:00 (ET): asta dei Treasury Notes a 30 anni.
14:00 (ET): bilancio del Budget Federale.
Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti rilascerà il rapporto mensile sul bilancio federale. Questo rapporto dettaglia le entrate e le uscite del governo federale per il mese precedente.
Venerdì 11 aprile 2025
08:30 (ET): indice dei Prezzi alla Produzione (PPI) di marzo 2025.
Il Bureau of Labor Statistics (BLS) pubblicherà il rapporto sul PPI. Questo indice misura la variazione media nel tempo dei prezzi ricevuti dai produttori domestici per la loro produzione. Nel mese precedente, febbraio 2025, il PPI è rimasto invariato su base mensile e ha registrato un aumento del 3.2% su base annua.
10:00 (ET): indice di Fiducia dei Consumatori dell’Università del Michigan (preliminare di aprile 2025).
Questo indice misura il sentiment dei consumatori riguardo all’economia. A marzo, l’indice è sceso a 57.0 punti. Il dato preliminare di aprile (previsto a 54.0) sarà attentamente osservato per valutare il sentiment dei consumatori in un contesto di tassi elevati e tensioni sui prezzi.
10:00 (ET): aspettative di inflazione a 1 anno (Università del Michigan).
A marzo, le aspettative di inflazione a breve termine sono salite al 5.0%, segnando un’inversione rispetto al calo registrato nei mesi precedenti.
10:00 (ET): aspettative di inflazione a 5 anni (Università del Michigan).
Anche le aspettative a lungo termine hanno subito una risalita, portandosi dal 3.5% di febbraio al 4.1% in marzo, segnalando crescenti timori per una persistenza delle pressioni inflazionistiche.
Trading operativo: il portafoglio delle strategie di Erere
Conto societario – Strategie prevalenti: PMCC e NPS
Settimana di flessione pesante per il conto societario di Erere, che in scia alle forti discese dei mercati USA ha accusato un ulteriore drawdown.
Soprattutto, il problema è che stavamo usando una certa leva finanziaria, e questo ci ha portato a dover chiudere alcune posizioni per non rischiare di andare in margin call.
La perdita è contenuta e gestibile, ma comunque ci vorrà del tempo per arginare alcune situazioni, che per il momento non accennano a normalizzarsi.
Parliamo di strategie a medio termine, in generale, ma che comunque, se dovesse perdurare la negatività dei mercati, difficilmente produrrebbero utili finali in linea con quanto preventivato.
È presto per fare bilanci, ma la prudenza nelle aspettative è certamente d’obbligo in questa fase.
Per il futuro, ridimensioneremo gli obiettivi di profitto e non useremo altra leva finanziaria.
Di certo, la situazione che stiamo vivendo esula da qualsiasi statistica storica, e questo non aiuta a prendere decisioni efficaci e a mantenere la totale lucidità, ma stiamo facendo tutto il possibile per gestire il portafoglio al meglio.
Conto test strategia CFM (Wheel Strategy)
Correzione profonda anche per il conto test della strategia CFM, appesantito dalle svalutazioni dei titoli in portafoglio e da nuove assegnazioni in scia con il crollo dei mercati.
Nessun problema di leva, in questo caso (perché non ne usiamo), e quindi seguitiamo con la gestione standard delle posizioni per generare flussi di cassa in attesa di una ripresa dei corsi (sperando che non comincino a manifestarsi fallimenti).
Giova ricordare che la CFM è una strategia di medio-lungo termine, che sostanzialmente si basa sul principio del piano di accumulo associato alla vendita di opzioni per generare flussi di cassa addizionali.
A noi piace vederla come una versione ottimizzata della arcinota Wheel Strategy.
Già alle scadenze di marzo abbiamo privilegiato le gestioni in covered call writing per la scadenza successiva, cosa che faremo anche alla scadenza di aprile.
Quindi, dovrebbero verificarsi progressivi miglioramenti già nei prossimi mesi, a meno di ulteriori crolli profondi del mercato: in tal caso, le svalutazioni sulle posizioni azionarie andrebbero a neutralizzare gli incassi delle vendite di call coperte.
Una nota tecnica: trattandosi di una strategia che prevede l’accumulo di azioni che si considerano “buone”, non dà la possibilità di smobilizzare il portafoglio in caso di shock di mercato, perché comporterebbe perdite materiali importanti.
Ovviamente, il Net Liquidation Value riflette appieno la vera situazione corrente, quindi non è che si possa nascondere la polvere sotto al tappeto.
Ma siccome non si fa alcun uso di leva finanziaria ciò che ci si ritrova a dover gestire è un portafoglio di asset generalmente validi, che si sono temporaneamente svalutati.
Ci sono due requisiti indispensabili perchè la situazione possa normalizzarsi nel tempo:
– la pazienza;
– la sopravvivenza dei titoli che compongono il portafoglio.
Strategie sperimentali di copertura
Stiamo anche sperimentando una strategia di copertura da eventi estremi, ma per ora non abbiamo una base dati sufficiente per poterci esprimere in merito; di certo, in un caso come quello attuale avrebbe contribuito sensibilmente al contenimento delle perdite, ma col senno di poi…
Niente come la diversificazione di strategie può aiutare a contenere gli effetti di un mercato così volatile come quello attuale, il che ci porta al paragrafo successivo.
Altre strategie pronte per l’utilizzo
Stiamo lavorando alacremente per arricchire il portafoglio con altre strategie.
Entro una decina di giorni (l’idea è di attivarsi alla scadenza di aprile) implementeremo la High Probability NPS (incorporata nel servizio QuantOptions Academy Pro) e la Short-Term Directional SP500.
Qui sotto, trovate le equity in sample di queste due nuove strategie, aggiornate ad oggi.
Per quanto riguarda la prima, ci sono posizioni in corso, quindi la curva in sample si completerà ufficialmente quando scadranno anche queste ultime posizioni già aperte.
Gli earnings principali di questa settimana
Lunedì 7 aprile
Levi Strauss (LEVI) – Dopo la chiusura
Levi Strauss & Co. è una delle aziende più iconiche del settore dell’abbigliamento a livello globale, storicamente associata al denim e in particolare ai jeans.
Fondata nel 1853 a San Francisco, Levi’s ha costruito un’identità fortemente legata allo stile americano e alla cultura giovanile, mantenendo nel tempo una presenza significativa nei mercati internazionali.
Il suo core business rimane centrato sull’abbigliamento casual, con una gamma che spazia dai jeans a magliette, giacche e accessori, distribuiti sia attraverso negozi monomarca sia tramite rivenditori terzi.
Il contesto competitivo in cui opera è piuttosto affollato e frammentato, con marchi globali come Wrangler, Lee, Uniqlo, Zara e H&M, oltre alla crescente concorrenza dei brand emergenti e nativi digitali.
Levi’s si distingue per la forza del marchio e per un posizionamento che unisce heritage e innovazione, ma fatica talvolta a restare competitiva sul fronte dei prezzi rispetto ai player del fast fashion.
La sua forza principale risiede nella brand equity e nella capacità di rinnovare il classico denim in chiave moderna, pur mantenendo una coerenza stilistica.
Tuttavia, la dipendenza dai mercati maturi e la sensibilità alla ciclicità dei consumi rappresentano punti di debolezza strutturali.
Tra le minacce più rilevanti vi sono l’aumento dei costi delle materie prime, la volatilità nelle catene di approvvigionamento globali e, in questo contesto più recente, l’impatto dei dazi.
L’amministrazione Trump ha introdotto misure tariffarie che colpiscono direttamente o indirettamente il settore tessile, soprattutto per quanto riguarda le importazioni dalla Cina, dove Levi’s produce una parte significativa del proprio abbigliamento.
Anche i dazi di ritorsione imposti da altri paesi possono influenzare la competitività dell’azienda in mercati chiave come l’Europa e il Canada.
La delocalizzazione produttiva e la forte esposizione internazionale rendono Levi’s vulnerabile a queste dinamiche.
Dal punto di vista finanziario, Levi Strauss ha mostrato una buona capacità di generare cassa e mantenere una struttura di capitale relativamente solida, anche se la redditività ha subito pressioni a causa dell’inflazione sui costi e della contrazione dei margini nel retail.
Il Return on Equity (ROE) dell’azienda ha oscillato negli ultimi anni: dopo il picco intorno al 34.0 percento nel 2021, è sceso intorno al 23.0 percento nel 2022 e al 18.5 percento nel 2023, riflettendo l’impatto combinato di margini in calo e utili più volatili.
Il trend indica una fase di transizione, in cui il management è chiamato a rafforzare il posizionamento digitale, rinnovare l’offerta e consolidare la presenza nei mercati emergenti per ritrovare slancio nella profittabilità.
Dave & Busters Entertainment (PLAY) – Dopo la chiusura
Dave & Buster’s Entertainment, Inc. è una catena americana che combina ristorazione e intrattenimento, offrendo ai clienti un’esperienza unica che include un ristorante a servizio completo, un bar e una vasta gamma di giochi arcade e attività ricreative.
Fondata nel 1982 da David Corriveau e James “Buster” Corley, l’azienda ha sede a Dallas, Texas, e, a febbraio 2024, conta 158 sedi negli Stati Uniti, oltre a due a Porto Rico e due in Canada.
Il modello di business di Dave & Buster’s si basa sull’integrazione di cibo, bevande e giochi, creando un ambiente attraente per una clientela diversificata, dagli adulti alle famiglie.
Questo approccio “eatertainment” la distingue dai concorrenti nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento.
Tuttavia, l’azienda opera in un mercato altamente competitivo, affrontando sfide da parte di altre catene di intrattenimento come Main Event Entertainment, Topgolf e Chuck E. Cheese’s.
La sua forza risiede nella capacità di offrire un’esperienza combinata di ristorazione e gioco, mentre una potenziale debolezza è la dipendenza da location fisiche, che possono essere influenzate da cambiamenti nelle abitudini dei consumatori o da restrizioni sanitarie.
Per quanto riguarda l’esposizione ai dazi imposti dall’amministrazione Trump e dalle contromisure adottate da altri paesi, Dave & Buster’s sembra avere un’esposizione limitata.
Secondo il rapporto annuale del 2023, il 65,1% dei ricavi dell’azienda proviene dall’intrattenimento, riducendo la sua esposizione rispetto alle tradizionali catene di ristoranti che potrebbero essere più colpite da tali dazi.
Dal punto di vista finanziario, Dave & Buster’s ha registrato un Return on Equity (ROE) del 38.35%, indicando una solida redditività rispetto al capitale proprio.
In sintesi, Dave & Buster’s occupa una posizione unica nel mercato dell’intrattenimento e della ristorazione, offrendo un’esperienza integrata che attrae una vasta gamma di clienti.
Sebbene affronti sfide competitive e dipenda dalle location fisiche, la sua esposizione limitata ai dazi e una solida performance finanziaria la posizionano favorevolmente per affrontare le dinamiche del mercato.
Martedì 8 aprile
AEHR Test Systems (AEHR) – Dopo la chiusura
Aehr Test Systems, fondata nel 1977 e con sede a Fremont, California, è un’azienda specializzata nella progettazione, produzione e vendita di sistemi di test e burn-in per l’industria dei semiconduttori.
I suoi prodotti sono progettati per ridurre i costi di test della memoria ad accesso casuale dinamico (DRAM) e di altri dispositivi di memoria, consentendo ai produttori di circuiti integrati di eseguire test e burn-in su die non assemblati.
L’azienda opera in un settore altamente competitivo, confrontandosi con altri fornitori di apparecchiature di test per semiconduttori.
La sua capacità di offrire soluzioni che riducono i costi di test rappresenta un vantaggio competitivo significativo.
Tuttavia, il settore è caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici e dalla necessità di continui investimenti in ricerca e sviluppo per mantenere la competitività.
Per quanto riguarda l’esposizione ai dazi imposti dall’amministrazione Trump e alle eventuali contromisure adottate da altri paesi, Aehr Test Systems potrebbe risentire di tali politiche, considerando la natura globale della catena di approvvigionamento dei semiconduttori.
Tuttavia, informazioni specifiche sull’impatto diretto di questi dazi sull’azienda non sono attualmente disponibili.
Dal punto di vista finanziario, Aehr Test Systems ha registrato un Return on Equity (ROE) del 35.42%.
Questa performance indica una solida capacità dell’azienda di generare profitti rispetto al capitale proprio investito.
È importante notare che l’azienda ha registrato una crescita dei ricavi del 28.8% all’anno.
Questi risultati suggeriscono una tendenza positiva nella capacità dell’azienda di generare valore per gli azionisti.
In sintesi, Aehr Test Systems occupa una posizione rilevante nel mercato delle apparecchiature di test per semiconduttori, con un focus sulla riduzione dei costi di test per i produttori di circuiti integrati.
Nonostante le sfide poste da un ambiente competitivo e da potenziali impatti delle politiche commerciali internazionali, l’azienda ha dimostrato una solida performance finanziaria e una capacità di adattamento alle dinamiche del mercato.
Cal Maine Foods (CALM) – Dopo la chiusura
Cal-Maine Foods, Inc. è il principale produttore e distributore di uova fresche negli Stati Uniti, con sede a Ridgeland, Mississippi.
Fondata nel 1969, l’azienda ha costruito una solida reputazione nel settore avicolo, offrendo una vasta gamma di prodotti che includono uova convenzionali, senza gabbia, biologiche e arricchite dal punto di vista nutrizionale.
Operando attraverso un modello di business integrato verticalmente, Cal-Maine controlla l’intero processo produttivo, dalla gestione degli allevamenti alla distribuzione dei prodotti finiti.
Questo approccio consente all’azienda di mantenere elevati standard qualitativi e di ottimizzare i costi operativi.
La sua posizione dominante nel mercato è rafforzata da una rete distributiva ben consolidata che copre le regioni sud-occidentali, sud-orientali, medio-occidentali e medio-atlantiche degli Stati Uniti.
Tuttavia, il settore delle uova è altamente competitivo e soggetto a variazioni nei costi dei mangimi, nelle normative ambientali e nelle preferenze dei consumatori, che si stanno orientando sempre più verso prodotti biologici e senza gabbia.
Cal-Maine ha risposto a queste tendenze ampliando la sua offerta di prodotti speciali, cercando di cogliere le opportunità emergenti nel mercato.
Per quanto riguarda l’esposizione ai dazi imposti dall’amministrazione Trump e alle contromisure adottate da altri paesi, Cal-Maine sembra essere relativamente protetta.
L’azienda concentra infatti le sue operazioni e vendite principalmente all’interno degli Stati Uniti, riducendo l’impatto diretto delle tariffe internazionali sul suo business.
Dal punto di vista finanziario, Cal-Maine ha mostrato una performance solida.
Al 30 novembre 2024, il Return on Equity (ROE) dell’azienda era del 30.75%, un miglioramento significativo rispetto alla media triennale del 26.74% e alla media quinquennale del 15.71%.
Questi risultati riflettono la capacità dell’azienda di generare profitti consistenti rispetto al capitale proprio investito.
In sintesi, Cal-Maine Foods occupa una posizione di leadership nel mercato statunitense delle uova, grazie a un modello operativo efficiente e a una gamma di prodotti diversificata.
Nonostante le sfide poste dalle dinamiche di mercato e dalle preferenze dei consumatori in evoluzione, l’azienda ha dimostrato resilienza e capacità di adattamento, mantenendo una solida performance finanziaria e una posizione competitiva favorevole.
Mercoledì 9 aprile
Delta Airlines (DAL) – Prima dell’apertura
Delta Air Lines, fondata nel 1925 e con sede ad Atlanta, Georgia, è una delle principali compagnie aeree globali, operando oltre 4000 voli giornalieri verso più di 275 destinazioni in sei continenti.
La compagnia è membro dell’alleanza SkyTeam, ampliando ulteriormente la sua rete attraverso partnership strategiche.
Nel corso del 2024, Delta ha registrato ricavi operativi per 61.6 miliardi di dollari e un utile netto di 3.5 miliardi di dollari.
Tuttavia, nel primo trimestre del 2025, la compagnia ha ridotto le previsioni di profitto a causa di un calo della domanda domestica, attribuito a una diminuzione della fiducia dei consumatori e delle imprese.
Il settore aereo è altamente competitivo, con Delta che si confronta con altri grandi vettori come American Airlines e United Airlines.
La compagnia vanta una solida reputazione per l’efficienza operativa e il servizio clienti, ma affronta sfide legate ai costi operativi elevati e alla dipendenza dal mercato statunitense.
L’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni da parte dell’amministrazione Trump ha sollevato preoccupazioni nel settore aereo, poiché potrebbero aumentare i costi operativi e influenzare negativamente la domanda di viaggi.
Dal punto di vista finanziario, Delta ha mostrato un Return on Equity (ROE) del 26.35% al 31 dicembre 2024, indicando una solida capacità di generare profitti rispetto al capitale proprio.
In sintesi, Delta Air Lines mantiene una posizione di rilievo nel settore aereo globale, con punti di forza come una vasta rete e una forte reputazione.
Tuttavia, deve affrontare sfide legate alla concorrenza, ai costi operativi e alle incertezze economiche derivanti da politiche commerciali protezionistiche.
Lakeland Industries (LAKE) – Dopo la chiusura
Lakeland Industries, Inc., fondata nel 1982 e con sede a Huntsville, Alabama, è un’azienda specializzata nella produzione e vendita di abbigliamento protettivo industriale e accessori destinati a mercati sia industriali che pubblici.
La sua gamma di prodotti comprende indumenti monouso, abbigliamento resistente alle sostanze chimiche, indumenti ignifughi per vigili del fuoco e accessori per la protezione delle mani e delle braccia.
Operando in un settore altamente competitivo, Lakeland affronta la concorrenza di grandi produttori globali di dispositivi di protezione individuale (DPI), come 3M Company, DuPont e Honeywell International, che detengono quote di mercato significative.
La forza di Lakeland risiede nella sua capacità di offrire una vasta gamma di prodotti specializzati e nella sua presenza globale, con operazioni in Nord America, Europa, Asia e America Latina.
Tuttavia, la dipendenza da fornitori esterni per le materie prime e la necessità di conformarsi a rigorose normative di sicurezza rappresentano potenziali punti di debolezza.
L’azienda ha affrontato minacce derivanti da tensioni geopolitiche e cambiamenti nelle politiche commerciali, come l’imposizione di dazi sulle importazioni cinesi.
Per mitigare questi impatti, Lakeland ha diversificato la sua catena di approvvigionamento, sfruttando impianti produttivi in Messico e Vietnam, riducendo così la dipendenza dalla produzione cinese.
Dal punto di vista finanziario, nell’anno fiscale conclusosi il 31 gennaio 2024, Lakeland ha registrato un fatturato di 124.69 milioni di dollari, con una crescita del 10.49% rispetto all’anno precedente, e un utile netto di 5.43 milioni di dollari, segnando un aumento del 189.64%.
Il Return on Equity (ROE) per lo stesso periodo è stato del 4.46%, indicando una redditività moderata rispetto al capitale proprio investito.
In sintesi, Lakeland Industries si posiziona come un attore rilevante nel mercato dei DPI, con una gamma di prodotti diversificata e una presenza internazionale.
Nonostante le sfide poste dalla concorrenza e dalle dinamiche del commercio globale, l’azienda ha dimostrato capacità di adattamento attraverso strategie di diversificazione della produzione e ha mantenuto una crescita finanziaria solida.
Giovedì 10 aprile
Lovesac (LOVE) – Prima dell’apertura
The Lovesac Company è un’azienda statunitense specializzata in arredamento modulare, fondata nel 1995 da Shawn David Nelson e con sede a Stamford, Connecticut.
Il marchio è noto soprattutto per i suoi “Sactionals”, divani componibili, lavabili e riconfigurabili, progettati per adattarsi nel tempo agli spazi e alle esigenze dei clienti.
Accanto a questi, Lovesac produce anche le “Sacs”, poltrone a sacco di alta gamma riempite con schiuma, oltre a una gamma di accessori per l’arredo domestico.
Opera in un settore altamente competitivo, quello dell’arredamento per la casa, dove si confronta con giganti come IKEA, Wayfair e le grandi catene di mobili tradizionali, ma anche con nuovi player digitali.
Lovesac ha costruito il proprio posizionamento puntando su sostenibilità, personalizzazione e rapporto diretto con il cliente, attraverso una rete mista di e-commerce e negozi fisici.
Il suo approccio “Designed for Life”, basato su prodotti durevoli, estendibili e aggiornabili nel tempo, le consente di differenziarsi da concorrenti più focalizzati sul volume o sul prezzo.
La dipendenza dalla produzione asiatica l’ha resa vulnerabile alle tensioni commerciali internazionali.
Durante il primo mandato di Donald Trump, Lovesac aveva delocalizzato una parte significativa della propria produzione dalla Cina al Vietnam e alla Malesia per evitare i dazi sulle importazioni cinesi.
Tuttavia, nell’aprile 2025, l’amministrazione statunitense ha annunciato un nuovo pacchetto di tariffe del 46% sulle importazioni dal Vietnam.
Questa mossa ha colpito in pieno aziende come Lovesac, causando un crollo in borsa di oltre il 15% in una sola seduta.
L’azienda si trova ora in una posizione complicata, costretta a riconsiderare le strategie produttive in tempi stretti.
Dal punto di vista finanziario, Lovesac ha mostrato segnali contrastanti.
Nel terzo trimestre dell’esercizio fiscale 2025 (chiuso il 3 novembre 2024), il fatturato netto è stato pari a 149.9 milioni di dollari, in calo del 2.7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il margine lordo si è attestato al 58.5%, in miglioramento di 110 punti base.
Tuttavia, il trimestre si è chiuso con una perdita netta di 4.9 milioni di dollari, a testimonianza delle pressioni sui costi e della complessità del contesto.
Il Return on Equity al 31 ottobre 2024 era pari al 3.41%, riflettendo una redditività contenuta in rapporto al capitale proprio.
In sintesi, Lovesac si è ritagliata una nicchia distintiva nel mondo dell’arredamento grazie a un’offerta modulare, sostenibile e fortemente orientata all’esperienza del cliente.
Nonostante la solidità del marchio e l’apprezzamento per l’innovazione, l’azienda si trova oggi ad affrontare sfide rilevanti sul piano operativo e geopolitico, in un contesto che richiederà decisioni strategiche rapide e una grande capacità di adattamento.
Walgreens Boots Alliance (WBA) – Prima dell’apertura
Walgreens Boots Alliance è una delle più grandi catene di farmacie e parafarmacie al mondo, nata dalla fusione tra la statunitense Walgreens e la britannica Boots.
Il gruppo gestisce una rete capillare di punti vendita negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in altri mercati selezionati, combinando la vendita al dettaglio di farmaci da banco e su prescrizione con una gamma ampia di prodotti per la salute e il benessere.
Negli ultimi anni, WBA ha cercato di rafforzare la propria presenza nel settore dei servizi sanitari, attraverso partnership strategiche (come quella con VillageMD) e investimenti in cliniche e prestazioni sanitarie primarie.
Il contesto competitivo in cui opera è molto complesso: oltre alla concorrenza di altre catene come CVS Health e Rite Aid, Walgreens deve confrontarsi con la crescente pressione esercitata da colossi come Amazon, entrato nel settore farmaceutico con Amazon Pharmacy.
Le principali sfide dell’azienda riguardano la compressione dei margini, l’evoluzione delle abitudini di acquisto dei consumatori e la necessità di investire in digitalizzazione e integrazione verticale.
Dal punto di vista strategico, il gruppo si appresta a un cambio radicale: nel marzo 2025 è stato annunciato un accordo per l’acquisizione dell’intero capitale da parte del fondo Sycamore Partners.
L’operazione, valutata 23.7 miliardi di dollari, prevede il pagamento di 11.45 dollari per azione, più un potenziale earn-out fino a 3 dollari per azione legato alla futura valorizzazione di asset non core, come la quota in VillageMD.
L’obiettivo dell’OPA è portare Walgreens fuori dal mercato azionario per facilitare una ristrutturazione profonda, liberandola dalle pressioni di breve termine tipiche del mercato pubblico.
È previsto un periodo di 35 giorni in cui la società può ricevere offerte concorrenti, ma finora non sono emerse alternative concrete.
Per quanto riguarda l’esposizione ai dazi, Walgreens opera principalmente nei mercati domestici e in quelli alleati (USA, UK), con una supply chain ampiamente localizzata.
Tuttavia, la globalità del mercato farmaceutico e le interconnessioni nelle forniture (specialmente per i generici e i dispositivi medici) implicano una certa sensibilità a eventuali escalation commerciali.
Sul piano finanziario, l’azienda ha affrontato negli ultimi anni un progressivo calo di redditività.
Il Return on Equity, che nel 2019 era superiore al 18.0%, si è contratto fino a scendere sotto il 4.0% nel 2024, riflettendo una pressione costante sui margini e la difficoltà nel rilanciare la crescita.
In questo contesto, la privatizzazione appare come una mossa necessaria per rilanciare il modello di business senza il peso degli obblighi trimestrali verso il mercato.
Venerdì 11 aprile
Bank of New York Mellon (BK) – Prima dell’apertura
La Bank of New York Mellon Corporation, comunemente nota come BNY Mellon, è una multinazionale americana di servizi bancari e finanziari con sede a New York City.
Fondata nel 2007 dalla fusione tra The Bank of New York e Mellon Financial Corporation, l’istituto vanta origini che risalgono al 1784, rendendolo una delle banche più antiche degli Stati Uniti.
BNY Mellon offre una vasta gamma di servizi finanziari, tra cui gestione degli investimenti, servizi di custodia e amministrazione di titoli, gestione patrimoniale e servizi di tesoreria.
Al 2024, la banca gestiva circa 2.1 trilioni di dollari in asset under management e custodiva oltre 52.1 trilioni di dollari in asset under custody and administration, confermandosi come la più grande banca depositaria al mondo.
Dal punto di vista finanziario, nel 2024 BNY Mellon ha registrato un fatturato di 18.6 miliardi di dollari, con un incremento del 5.5% rispetto all’anno precedente.
L’utile netto per lo stesso periodo è stato di 4.3 miliardi di dollari, segnando un aumento del 41.38% rispetto al 2023.
Il Return on Common Equity (ROE) si è attestato all’11.9%, mentre il Return on Tangible Common Equity (ROTCE) ha raggiunto il 22.8%.
In sintesi, BNY Mellon continua a mantenere una posizione di leadership nel settore dei servizi finanziari globali, supportata da una solida performance finanziaria e da una lunga storia di innovazione e adattamento alle dinamiche di mercato.
JPMorgan Chase – Prima dell’apertura
JPMorgan Chase & Co. è una delle principali istituzioni finanziarie a livello globale, con sede a New York City.
Al 31 dicembre 2024, la banca deteneva asset totali per 4000 miliardi di dollari e un patrimonio netto di 345 miliardi di dollari.
Nel quarto trimestre del 2024, JPMorgan ha registrato un utile netto di oltre 14 miliardi di dollari, con un incremento del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’utile per azione è aumentato a 4.81 dollari, superando le previsioni di Wall Street.
Per l’intero anno 2024, la banca ha riportato un profitto record di 54 miliardi di dollari, pari a 18.22 dollari per azione.
Per il primo trimestre del 2025, gli analisti prevedono che JPMorgan riporti un utile per azione di 4.64 dollari su un fatturato di 43.91 miliardi di dollari, entrambi in aumento rispetto all’anno precedente.
Tuttavia, le recenti turbolenze di mercato, alimentate dalle politiche tariffarie dell’amministrazione Trump, hanno sollevato preoccupazioni riguardo a una possibile recessione negli Stati Uniti.
Le prossime relazioni trimestrali delle principali banche, tra cui JPMorgan, saranno attentamente monitorate per individuare segnali di tensione finanziaria.
Inoltre, JPMorgan sta costruendo un nuovo quartier generale al 270 di Park Avenue, New York. Il grattacielo, progettato da Foster + Partners, avrà 60 piani e un’altezza di 423.1 metri.
La costruzione è iniziata nel 2021 e si prevede che l’edificio sarà completato nel 2025.
In sintesi, JPMorgan Chase continua a consolidare la sua posizione di leadership nel settore bancario globale, registrando performance finanziarie solide e investendo in infrastrutture strategiche per il futuro.
The Children’s Place (PLCE) – Dopo la chiusura
The Children’s Place è un rivenditore specializzato nell’abbigliamento per bambini, fondato nel 1969 e con sede a Secaucus, New Jersey.
L’azienda progetta, produce su commissione e vende abbigliamento, calzature e accessori per bambini e adolescenti sotto i marchi proprietari The Children’s Place, Gymboree, Sugar & Jade e PJ Place.
Opera attraverso una rete omnicanale che comprende oltre 500 negozi in Nord America, due vetrine digitali e distribuzione in 15 paesi tramite cinque partner in franchising.
Nel terzo trimestre dell’anno fiscale 2024, conclusosi il 2 novembre 2024, l’azienda ha registrato vendite nette per 390.2 milioni di dollari, in calo del 18.8% rispetto ai 480.2 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente.
Il margine lordo è aumentato di 180 punti base, raggiungendo il 35.5%, grazie alla riduzione dei costi dei prodotti e delle spese di marketing.
L’utile operativo è stato di 29.3 milioni di dollari, rispetto ai 45 milioni del terzo trimestre del 2023.
L’utile netto si è attestato a 20.1 milioni di dollari, ovvero 1.57 dollari per azione diluita, rispetto ai 38.5 milioni di dollari, o 3.05 dollari per azione diluita, dello stesso periodo dell’anno precedente.
Nel febbraio 2024, Mithaq Capital, una società di investimento saudita, ha acquisito una partecipazione di maggioranza in The Children’s Place, fornendo finanziamenti per rafforzare la posizione di liquidità dell’azienda.
A seguito di questa acquisizione, Jane Elfers si è dimessa dalla carica di CEO il 20 maggio 2024, ricevendo una buonuscita di 3.75 milioni di dollari.
Il 20 novembre 2024, The Children’s Place ha inaugurato il primo nuovo negozio Gymboree in oltre due anni, situato nel Garden State Plaza Mall nel New Jersey, segnando il ritorno del marchio nel commercio al dettaglio fisico.
Il 25 marzo 2025, l’azienda ha annunciato che i risultati finanziari del quarto trimestre e dell’intero anno fiscale 2024 saranno pubblicati l’11 aprile 2025, accompagnati da una lettera agli azionisti del presidente Turki S. AlRajhi.
In sintesi, The Children’s Place sta attraversando un periodo di trasformazione significativa, con cambiamenti nella leadership, nuove aperture di negozi e il supporto finanziario di Mithaq Capital mentre si prepara a rilasciare i risultati finanziari annuali.