Le newsletter di segnali operativi sono una soluzione o un problema?

Rivolgerti a terzi per avere segnali di trading a pagamento è una soluzione o soltanto un nuovo problema che non risolve quello che stai affrontando?

Nell’articolo precedente ti ho parlato del problema della replicabilità dei servizi di segnali operativi. Oggi ti parlo di condivisione di idee.

Perché il problema più importante delle newsletter finanziarie è che non ti insegnano un metodo che tu possa replicare in autonomia, perché il loro scopo è un altro: che tu ti abboni ai segnali per sempre.

L’abbonamento ad una newsletter operativa, infatti, ti permette di ricevere le indicazioni di trading per il tempo per il quale paghi un canone. Scaduto il periodo, se vuoi continuare a ricevere i segnali devi pagare di nuovo l’abbonamento.

La condivisione non è di questo mondo!

Pochissimi trader sono disposti a condividere con altri le loro strategie.

Da un lato, è comprensibile: se una strategia valida è il risultato di anni di studi, non è così scontato che chi l’ha scoperta possa essere disposto a condividerla con altre persone.

C’è anche una motivazione tecnica a tutto ciò, a dire il vero: la maggior parte delle strategie sistematiche di trading sfrutta inefficienze di mercato che non durano in eterno.

Se quelle strategie vengono utilizzate da troppi trader, c’è un rischio concreto che smettano di funzionare, o che non replichino più i risultati pregressi.

Ma la sostanza non cambia: chi acquista un servizio di segnali operativi si trova in una condizione di totale dipendenza dal fornitore del servizio stesso.

il dubbio

Eseguire passivamente le indicazioni di altri è difficile

Ad occhi inesperti, questo potrebbe sembrare più un vantaggio che un problema: se mi fido di chi mi manda i segnali, il lavoro lo fa tutto lui e io non devo pensare ad altro che alla mera esecuzione dei segnali.

Ma la realtà è che quando si dipende troppo dagli altri è facile ricadere in alcuni dei problemi psicologici di replicabilità di cui parlavo la volta scorsa: quando le strategie di terzi entrano in fase di drawdown, diventa molto difficile per chi deve replicare passivamente continuare a fidarsi.

Non conoscendo le logiche operative, non si può assolutamente essere in grado di stabilire se possa essere meglio fermarsi oppure no.

E se chi eroga il servizio non ha l’onestà intellettuale di mantenere costantemente aggiornati i propri clienti in merito alle statistiche della strategia, così che chiunque possa valutare se una fase negativa è in linea con il comportamento tipico della strategia stessa o meno, lo stress operativo prima o poi prende il sopravvento.

Certo, condividere completamente una strategia con i propri clienti significa renderli sia autonomi nelle scelte decisionali, che potenziali concorrenti, qualora decidessero di modificare leggermente l’impianto operativo e di proporlo sul mercato come una propria creazione.

Ma è anche l’unico modo di fare una formazione che si prefigga uno scopo più alto rispetto ad una mera vendita di abbonamenti.

Io ho scelto questa strada, anche se sono consapevole di essere in netta minoranza.