Le sei dimensioni del trading: la psicologia
La psicologia del trading è una materia tanto complessa da aver occupato centinaia di pagine in molti libri specializzati.
Ma io cercherò di rendertela molto più semplice, perché al di là di alcune questioni effettivamente molto tecniche, la radice di tutti i problemi è una sola: lo stress.
Quello che si impara già dopo pochissime operazioni di Borsa è che per quanto “buone” possano sembrare le proprie idee, spesso ci si sbaglia.
Si può fare l’analisi migliore del mondo, ci possono essere mille motivi per cui un titolo dovrebbe fare quello che si pensa che farà, e poi succede il contrario.
Rientra nell’ordine naturale delle cose.
Purtroppo, i mercati finanziari sono estremamente complessi.
Ci sono troppe variabili che incidono sui comportamenti dei prezzi, perché ci sono troppe leve che agiscono sui comportamenti e sugli umori degli operatori che fanno muovere i prezzi stessi.
Gli errori sono parte integrante del lavoro
Fare trading significa dover continuamente prendere decisioni in condizioni di incertezza, e quindi può capitare di sbagliare.
È inevitabile, ma ad ogni errore che si commette si incrementa il livello di stress.
Vedila come una bottiglia messa sotto un rubinetto che perde: goccia dopo goccia, il vaso trabocca.
Sbagli una volta, la prendi bene, fa parte del gioco; sbagli una seconda volta e ti coglie un po’ di nervosismo.
Al terzo errore non solo lo stress comincia a mordere e il malumore si fa sentire, ma ti condiziona la capacità di valutare correttamente la mossa successiva.
Gli errori ti portano a dubitare delle tue capacità
Le tue competenze si inchinano alla paura di sbagliare ancora.
Metti in dubbio le tue capacità, rinunci ad operazioni che andrebbero bene perché ti manca la convinzione.
E si instaura un perverso meccanismo con il quale metti in dubbio le operazioni valide e mandi a mercato quelle errate, inasprendo la situazione.
Sono dinamiche che io ben conosco, perché le ho vissute sulla mia pelle.
Ho avuto giornate veramente nere, nelle quali mi sono trovato a sbagliare più volte e a sentirmi preso in giro dal mercato.
Compravo e il titolo scendeva, allora chiudevo in perdita, e quello risaliva.
Rientravo, e scendeva di nuovo, chiudevo di nuovo in perdita e di nuovo su.
E rientravo la terza volta, scendeva di nuovo, non chiudevo, e continuava a scendere inesorabilmente.
Accumulavo perdite via via crescenti, finché non gettavo la spugna per vederlo nuovamente risalire.
Una giornata storta può essere micidiale per la propria autostima
Sono situazioni devastanti a livello psicologico e che spesso, invece di fermarci, ci fanno incaponire.
Insistiamo a prendere decisioni sbagliate perché invece di prenderci il giusto tempo di riflettere siamo accecati dalla rabbia e dalla voglia di rifarci, di riprenderci ciò che è nostro.
La rabbia.
Quante volte ho sperimentato la rabbia sui mercati.
Ho perso il conto.
E si finisce poi per mettersi da soli in una spirale involutiva, si prendono piccoli profitti solo per poter dire a sé stessi che si è capaci anche di fare utili, qualche volta.
Ma si lasciano andare al macero operazioni che vanno male perché non si riesce più ad accettare la sconfitta, il dover ammettere di aver sbagliato ancora una volta.
Non si chiudono in perdita operazioni che accumulano perdite a doppia cifra percentuale, perché si è paralizzati dal terrore di veder risalire il prezzo subito dopo aver accettato lo sbaglio.
Ma non tutte le soluzioni disponibili sono davvero risolutive
Dicono che il trading automatico risolva questi problemi, perché le strategie codificate che lavorano da sole, messe, per così dire, in mano ad un computer, non si fanno fregare dalle emozioni.
Ma a questo proposito ti esorto a riflettere su una popolare massima di Robert Pardo, il più grande esperto mondiale di trading sistematico:
“ci sono molte più strategie sistematiche che trader sistematici.”
Sai cosa significa?
Semplice: che ci sono moltissimi trader che dopo aver perso fiumi di denaro con strategie discrezionali decidono di investire tempo e denaro per codificare quelle strategie in modo da farle applicare in automatico da un computer.
Spendono migliaia di euro in corsi specializzati, comprano computer ultra-performanti, linee internet super-veloci, server, sistemi di backup, programmi di codifica e di backtesting.
Impiegano mesi a settare tutta la macchina.
E poi intervengono manualmente ogni cinque minuti sui loro sistemi.
Perché ad ogni drawdown, seppur perfettamente compatibile con i loro backtest, fermano i sistemi e cercano di capire come migliorarli, spesso commettendo l’errore fatale di tutti i trader sistematici: la sovra-ottimizzazione delle strategie.
Ottimizzano più e più volte i valori dei loro indicatori per limare il più possibile le perdite teoriche e innalzare al massimo il profit factor.
Senza rendersi conto che creano progressivamente sistemi sempre più distaccati dal mondo reale, e che non saranno mai in grado di replicare i risultati attesi.
Se non ti fidi delle tue strategie, il trading automatico non è la soluzione
Io ho scoperto di non essere assolutamente in grado di gestire lo stress di una operatività direzionale.
Andare long o short su titoli, futures, CFD, o qualsiasi altro strumento il cui risultato è positivo solo se si azzecca la direzione, non fa per me.
Non c’è stop loss stretto che mi possa salvare da questa paura, non c’è profit factor sufficientemente alto da giustificare lo stress che deriva dal vivere la telecronaca minuto per minuto del saldo dell’operazione.
E non posso nemmeno risolvere questo problema con l’automatizzazione, perché tanto sarei davanti al monitor ogni cinque minuti per controllare quello che succede.
Non riuscirei mai a lasciar operare i miei sistemi dopo una fase di drawdown che sembrasse non avere fine, come non resisterei alla tentazione di spegnere i miei sistemi dopo una bella serie di profitti, temendo ad ogni nuova operazione di vedere l’equity tornare a scendere.
Per poi magari accorgermi di aver rinunciato ad ulteriori profitti, sentendomi stupido.
Io ho dovuto risolvere il problema in un altro modo: ho dovuto fare in modo che i miei errori non avessero conseguenze irreparabili, e che anzi potessero essere sfruttati per generare nuovi profitti.
La mia soluzione giusta l’ho trovata nelle opzioni
Con le opzioni ho trovato il mio equilibrio: ho scoperto come operare con il minimo impatto sulla mia psicologia, e con la possibilità di accettare gli errori, prenderli e trasformarli in flussi di cassa positivi.
E forse ti potrai chiedere perché il mio modo di lavorare non lo usino tutti.
Rispondere è molto semplice: per fare quello che faccio io serve una dote fondamentale, che pochi hanno.
La pazienza.
Ci vuole la pazienza di saper aspettare che il tempo lavori per te.
Perché il mio trading con le opzioni è un trading per scadenze, il che significa che in alcuni momenti si mettono a mercato operazioni che poi non devono più essere toccate fino alla loro scadenza, cascasse il mondo.
E questo non è da tutti.
Le giuste regole operative
Con le giuste regole operative, che ho messo a punto con un lunghissimo lavoro di ricerca e di analisi di dati, ho trovato il modo di lavorare perfetto per me, compatibile con le mie tante altre attività e con la mia scarsa capacità di gestire gli errori.
Ci sono riuscito trasformando gli errori in strumenti capaci di generare profitti, con il tempo necessario e con le regole corrette di gestione del denaro.
Perché alla fine la scientificità del mio approccio è tutta in due soli fattori: la scelta dei titoli sottostanti su cui operare e la gestione del capitale di mese in mese, per far sì di poter ottenere rendimenti interessanti con un rischio moderato e senza fare alcun uso di leva finanziaria, pur operando su contratti derivati, che hanno una leva implicita.
L’equilibrio psicologico è la prima condizione per poter operare con profitto in Borsa.
Io l’ho trovato con una metodologia che va bene per me e che può andare bene per molti altri, ma non per tutti.
E ancora una volta mi trovo a ripeterti che il modo giusto di fare le cose non è uno solo, ma ce n’è solo uno giusto per te. Devi solo trovarlo.
Ora possiamo affrontare le ultime due dimensioni del trading, quelle che entrano in gioco se decidi di affidarti a qualcun altro per poter trovare la tua strada giusta: replicabilità e condivisione.
Ne parliamo nelle prossime puntate!