Le aspettative del trading

Sai formulare aspettative corrette e coerenti?

Nella puntata precedente ho introdotto le sei dimensioni del trading:

  1. aspettative
  2. capitalizzazione
  3. tempo
  4. psicologia
  5. replicabilità
  6. condivisione

Oggi parliamo di aspettative.

Qui si aprono le porte dell’inferno. Perché parlare di aspettative è come parlare di previsioni metereologiche, o di superenalotto, o del gioco delle freccette.

Un doppio problema

Ci sono due facce del problema: avere la capacità di formulare aspettative corrette, da un lato, saper distinguere tra sogni e realtà, dall’altro.

Il primo problema ha a che fare con le competenze (e con l’onestà intellettuale, se la guardiamo dal lato dei fornitori di servizi).

Il secondo, con la troppa pubblicità ingannevole che circola in questo settore.

Saper quantificare le aspettative di profitto corrette di una strategia è materia oscura per molti.

E tragicamente è materia oscura anche per tanti fornitori di servizi legati al trading, perché soltanto pochi professionisti sono in grado di fornire informazioni puntuali sulle strategie che propongono sul mercato.

Molti preferiscono fornire informazioni approssimative piuttosto che risposte chiare e precise.

Può anche capitare che alcuni professionisti millantino risultati che in realtà non sono in grado di ottenere con i loro servizi di trading.

O che sottolineino soltanto alcuni parametri positivi delle loro strategie, sorvolando su alcuni altri negativi.

Del resto, è molto più facile fare promesse che mantenerle.

Tante promesse, pochi risultati

La filosofia di base è che tanto il parco di persone che via via si affacciano a questo mondo è talmente vasto che per ogni cliente perso non è difficile trovarne uno nuovo.

Se promettere la luna attira molti clienti, il problema è risolto alla radice: tanti escono delusi, tanti altri entrano illusi.

Il problema è che è molto facile fare false promesse in questo settore, perché ci sono molte variabili da considerare per la valutazione della bontà di una strategia di trading

E se un inesperto non sa cosa guardare, per farsi una idea ragionata della bontà di un servizio, può facilmente cadere in qualche trappola.

Impara a distinguere le illusioni dalla realtà

Ora entro un po’ nel tecnico, ma la farò breve.

Le aspettative corrette devono svilupparsi su tre piani diversi, tutti equamente importanti:

• cosa posso ottenere?
• in quanto tempo?
• in che modo?

Ora ti spiego.

Se il tuo conto oggi parte da un saldo di 100, e ti dico che puoi arrivare a 150, ti ho quantificato il risultato potenziale, ma non ti ho detto in quanto tempo ti ci porterò, né in che modo.

Se per andare da 100 a 150 ci metti solo una settimana, è grandioso, non c’è dubbio; se ci metti dieci anni, lo è molto meno.

Il tempo, quindi, è una variabile importante.

Ma da solo non basta a sancire la bontà di un risultato.

Perché il percorso seguito dalla tua equity line, cioè dalla linea del saldo del tuo conto corrente giorno dopo giorno, o meglio, operazione dopo operazione, è a sua volta di importanza cruciale.

Osserva l’immagine qui sotto (perdonami la rozzezza, ma l’ho disegnata a mano perché vorrei che ti focalizzassi più sull’importanza del concetto che non sulla sua rappresentazione in una forma elegante): rappresenta alcuni percorsi diversi per portare il saldo di un conto di trading da 100 a 150.

Il percorso migliore è quello che mette d’accordo tempo, profitti e rischi

Qual è il percorso migliore, secondo te?

Quello marcato con la lettera A, ovvio!

La linea retta… Certo, quello sarebbe l’ideale, ma purtroppo non è possibile.

Perché per riuscirci bisognerebbe avere ragione sempre, non sbagliare mai.

Questo non è pensabile: il trading è un “gioco” probabilistico.

Citando Michael Douglas nella sua interpretazione del famigerato Gordon Gekko in Wall Street (quello del 1987, non quello più recente),

“a volte vinci, a volte perdi, ma continui a lottare”.

Anche i trader più bravi sbagliano una buona percentuale di operazioni, ma sanno che non importa avere sempre ragione.

Perché per vincere è sufficiente che quanto si guadagna quando si guadagna sia molto di più di quanto si perde quando si perde.

Qui si entra nel discorso del controllo del rischio, della gestione del profitto, della gestione del denaro, e via dicendo, ma non voglio tediarti con queste cose, perché altrimenti finisco per scrivere un manuale di trading.

Un semplice esempio

La linea B non va bene per niente: nonostante il risultato finale sia identico a quello della linea A, il percorso seguito dal conto non è affatto l’ideale, perché il risultato dipende da una o da poche operazioni particolarmente fortunate (l’ultimo tratto a destra sul grafico, quello che dalla lettera B sale quasi in verticale fino a 150).

Se la linea B descrive il comportamento passato di una strategia di trading, è difficile attendersi un comportamento simile, nel futuro, per quella stessa strategia, perché quelle operazioni fortunate potrebbero non ripetersi.

Lo stesso dicasi per la linea C: cambia l’ordine dei fattori, ma il prodotto non cambia.

E non cambiano neppure i problemi che potrebbero presentarsi applicando il metodo che ha generato quella equity line su dati passati.

Neppure la linea D va bene: raggiunge l’obiettivo, ma lo raggiunge con un percorso troppo volatile, erratico, durante il quale, peraltro, c’è un momento in cui il saldo del conto è inferiore a quello iniziale, dopo che sono state effettuate molte operazioni.

La strategia parte bene, poi affronta un lungo periodo di difficoltà, e solo alla fine si riprende.

Non va bene.

Il percorso migliore è quello delineato dalla linea E, che sale e scende in vari momenti della linea temporale, ma in media sale sempre.

E sale con oscillazioni perfettamente sostenibili, sia finanziariamente che psicologicamente.

La stabilità dei risultati è la prima condizione da ricercarsi, perché l’operatività deve essere serena.

Deve essere possibile subire le naturali e inevitabili oscillazioni dei profitti e delle perdite senza rischiare di andare nel panico di fronte a eventi marcatamente negativi, come anche di farsi prendere da una insana euforia in momenti particolarmente positivi.

Perché l’euforia è un sentimento dannoso tanto quanto la paura.

La regola aurea: meno volatilità dei profitti c’è, meglio è

Poco fa, ti dicevo che anche il tempo è una variabile importante.

Infatti, con le strategie di trading dobbiamo perseguire un obiettivo legato sia al rendimento che al tempo:

ridurre il più possibile la volatilità dei profitti, accorciando il più possibile il tempo necessario per ottenerli.

Ma c’è un equilibrio naturale nelle cose, che fa sì, in questo ambito, che non si possano massimizzare i profitti minimizzando il tempo necessario per generarli, a meno di non assumere rischi troppo elevati.

E questo chiude il cerchio del problema delle aspettative:

non ci sono aspettative giuste o aspettative sbagliate, ma solo aspettative non coerenti con il rischio che si è disposti a tollerare e la pazienza con la quale si è capaci di aspettare che i profitti maturino.

Non è sbagliato ambire a profitti elevati in Borsa, ma bisogna capire che per avere profitti elevati bisogna esporsi a rischi elevati.

Parimenti, non si può pretendere di guadagnare molto in poco tempo, a meno di non essere disposti a sopportare il rischio di perdere molto in poco tempo, perché la ruota gira in tutte e due le direzioni.

E l’impatto psicologico delle dinamiche dei mercati è una variabile fondamentale, che molti trader inesperti sottovalutano.

Non è solo questione di tecnica

Il problema è che si può essere molto bravi dal punto di vista tecnico, ma poco capaci di gestire le emozioni e lo stress che l’operatività di Borsa inevitabilmente porta con sé.

Ciò che succede a chi non è bravo a gestire l’emotività del trading è il trovarsi sistematicamente a prendere decisioni sbagliate sotto l’effetto di avidità e paura, che costantemente si alternano, confondendo le idee.

Non esiste, quindi, una risposta univoca al problema di quali aspettative si possano considerare corrette e quali no.

E questo fa sì che individui diversi abbiano reazioni molto diverse quando dici loro quali rendimenti si possono ottenere con le tue tecniche di trading.

Se dici che puoi ottenere profitti medi annui del 20% con un rischio moderato, molti si stupiscono, perché sanno che gli strumenti a basso rischio oggi rendono zero, e che quindi è molto difficile ottenere simili risultati.

Ma altri individui ti deridono, perché loro guadagnano molto di più (o almeno così dicono), oppure ambiscono a guadagnare molto di più, quindi tu non sei la loro soluzione.

È tutto legittimo!

Leva, capitalizzazione, tempo

Il problema non è mettere d’accordo tutti, ma semplicemente che sia chiaro quali aspettative sono coerenti con le metodologie che vengono offerte ai propri clienti.

E su una cosa, in particolare, bisogna essere molto chiari: se si faccia uso di leva finanziaria, e quanta.

A margine di tutto, che il 20% sia tanto o poco è una valutazione che non si può fare se non la si mette in relazione ad altre due delle variabili che ho specificato più indietro, capitalizzazione e tempo.

Soprattutto il tempo, non solo inteso come durata dell’investimento, ma anche come ore trascorse con gli occhi incollati ai monitor.

Un concetto importante, su cui tornerò a tempo debito.

Finora ti ho parlato di aspettative come di un qualche cosa che ha a che fare soltanto con il rendimento atteso, anche se in realtà, se hai letto un po’ tra le righe, avrai notato che il discorso è un po’ più complicato.

In effetti, non è quanto si può sperare di guadagnare il giusto metro di misura per l’efficacia di una strategia di trading, ma piuttosto quanto si può sperare di guadagnare in relazione a quanto può capitare di perdere:

è il rendimento ponderato sul rischio l’unica variabile veramente importante.

Più avanti ritornerò sui concetti relativi alla valutazione delle strategie, ma per ora mi fermo qui.