Il trading fai da te è la strada più sicura per il fallimento?
Trading assistito o trading fai da te? La risposta è molto più complessa di quanto non si pensi
I dubbi esistenziali che prima o poi attanagliano tutti i trader
Se il tuo trading non porta i risultati che speravi o che ti aspettavi, può darsi che il problema si annidi in uno o più aspetti del lavoro.
Ma senza prima capire dove stia il problema vero, non è possibile individuare le soluzioni più appropriate, perché le dimensioni del problema sono tante e vanno indagate correttamente.
E in questo processo possono insinuarsi nella mente diversi dubbi, come questi:
- ma ne sono capace?
- c’è qualcosa che mi sfugge?
- ho forse un problema di approccio metodologico?
- o forse il problema è più psicologico?
- e se automatizzassi le mie strategie?
- e se comprassi i segnali di trading da qualcuno più esperto di me?
- e se frequentassi un corso di qualche tipo?
- e se leggessi qualche libro in più?
Sono dubbi che almeno in parte qualsiasi trader potrà aver avuto nella propria carriera sui mercati.
Ci sono passato anche io!
Non mi vergogno ad ammettere di esserci passato io stesso, e di averci messo un po’ a uscirne, perché a monte di tutto mancava un pezzo importante:
capire quale tipo di trading fosse davvero il meglio per me.
Sembra un problema banale, ma è l’esatto opposto.
Trovare le soluzioni giuste è un processo che passa per alcune fasi necessarie, ma pochi se ne rendono veramente conto.
Il trading è solo un gioco?
Molte delle persone che si avvicinano al trading lo fanno in autonomia, convinte che sia una attività alla portata di chiunque.
Scaricano qualche pdf da internet, guardano qualche video su YouTube.
Aprono un conto, ci mettono dentro un po’ di soldi, e poi si buttano.
Raramente hanno una sufficiente conoscenza dei mercati, tantomeno dei prodotti.
Non conoscono le piattaforme, non sanno nemmeno come si operi materialmente, che tipi di ordini si possano utilizzare.
Aprono il conto con il primo broker di cui vengono a conoscenza, magari lo stesso che li ha irretiti con qualche pubblicità “tendenziosa” (leggasi “ingannevole”).
Si buttano in operatività totalmente inadatte a loro, spesso utilizzando leva finanziaria in modo più o meno inconsapevole.
Magari, compilano il questionario di profilazione con l’aiuto di Google, per poter rispondere alle domande tecniche senza sbagliare, farsi classificare come investitori esperti, e poter quindi operare su tutti i mercati, anche quelli più rischiosi.
Per lo più, perdono denaro, e dopo poco rinunciano.
Per risolvere i problemi bisogna conoscerne le cause!
Qualcuno capisce che il trading non è un gioco come pensava, e si ritira prima di farsi male (finanziariamente parlando).
Alcuni si fanno molto male, prima di capire che il gioco è troppo duro per loro, che non hanno i mezzi e le competenze per sopravvivere.
Qualcuno ci lascia tutto il conto, qualcuno si ferma poco prima.
E quelli che capiscono, più in fretta di altri, che in un campo così specializzato bisogna specializzarsi a propria volta, capiscono anche che o si imbarcano in un lungo processo di apprendimento per conto proprio, oppure si rivolgono ad un professionista.
Senza rendersi conto, però, che anche questa seconda strada è un vero e proprio ginepraio, perché ci sono alcune variabili fondamentali da prendere in considerazione, che solo un addetto ai lavori conosce.
Perché la questione, di base, è che tutti cercano soluzioni senza però avere ben chiaro quale sia il problema.
E comunque, prima di poter parlare di soluzioni bisogna abbattere alcune idee sbagliate.
Per oggi è tutto, vi rimando alla prossima puntata.